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Afghanistan: domani colloqui con Usa, ma talebani rivendicano "uccisi 4 soldati americani"

Un gruppo di miliziani talebani. (foto) ndr.

di Redazione

KABUL, 19 GIU. - All'indomani dell'apertura del proprio ufficio di rappresentanza in Qatar, e alla vigilia dei colloqui diretti con emissari degli Stati Uniti appunto a Doha, i Talebani hanno rivendicato l'uccisione di quattro soldati americani e il ferimento di altri sei poco a nord di Kabul. "La notte scorsa due grossi missili sono stati lanciati contro la base aerea di Bagram", ha annunciato uno dei portavoce degli ex studenti coranici, Zabihullah Mujahid. "Il bersaglio e' stato colpito, ed e' divampato un vasto incendio", ha aggiunto. La notizia arriva poche ore dopo la cauta soddisfazione espressa da Barack Obama al G8 per l'apertura del negoziato con i talebani. "E' un primo passo , importante, verso la riconciliazione. Vi anticipo che vi saranno un mucchio di ostacoli lungo la strada", ha sottolineato il presidente Usa, consapevole che le ferite da curare, dopo dodici anni di guerra e con le truppe della Nato ancora sul terreno, sono profonde e difficili da curare. Ma una data e una sede ci sono: giovedi' prossimo gli ex studenti coranici apriranno un ufficio nel Qatar e vedranno le delegazioni degli Usa: comincia quel che i talebani stessi hanno definito "il dialogo con il mondo". A rivelare quella che potrebbe essere una svolta e' stato il presidente, Hamid Karzai, nel corso della cerimonia per l'avvio della quinta e ultima fase del processo di transizione della sicurezza avviato nel 2011 e destinato a concludersi a fine 2014. "L'Alto Consiglio per la Pace afghano si rechera'in Qatar per discutere di negoziati di pace con i talebani", ha spiegato Karzai alludendo all'organismo istituito nel 2010 dal governo proprio per trattare con i guerriglieri fondamentalisti. L'annuncio e' arrivato in occasione del nuovo passaggio di consegne tra la Nato e l'esercito afghano (Ana), forte di 350mila uomini, ha riguardato gli ultimi 95 distretti, tra cui le turbolente aree al confine con il Pakistan. Washington comunque vuole che i talebani e i gruppi fondamentalisti, ha detto Obama, "rompano con Al Qaeda", mettano fine alle violenze, accettino la Costituzione afghana, compresa la parte che riguarda la tutela delle donne e delle minoranze. In una conferenza stampa a Doha, Mohammed Naeem, un rappresentante dei talebani, ha espresso il desiderio di avere "buone relazioni con i Paesi vicini" e "con tutti i Paesi del mondo". Ma, ha precisato, "l'emirato islamico considera l'indipendenza della nazione dall'occupazione attuale un obbligo nazionale e religioso". Dunque, sembra di capire, prima del 2014, quando le truppe della Nato se ne saranno andate, i negoziati non entreranno nel vivo delle questioni aperte. Karzai ha spiegato che i colloqui dovranno cominciare in Qatar per poi trasferirsi rapidamente in Afghanistan e non dovranno diventare lo strumento di un Paese terzo per sfruttare l'Afghanistan. Lo scorso mese il presidente afghano aveva chiesto ai talebani di lottare contro i nemici dell'Afghanistan, un appello che era stato interpretato dagli analisti come una mossa contro il Pakistan dopo lo scontro tra le forze di sicurezza dei due Paesi al confine. Molti leader afghani pensano che il Pakistan stia aiutando gli estremisti, come strumento da utilizzare contro l'India. Rappresentanti talebani erano gia' stati in Qatar all'inizio del 2012 per aprire i negoziati di pace con gli Usa; ma a marzo avevano sospeso il processo sostenendo che Washington dava segnali contrastanti del suo impegno. L'annuncio di Karzai e' arrivato proprio mentre Kabul era scossa dall'ennesimo attentato: stavolta nel mirino e' finito uno storico leader dell'opposizione, Haji Mohammad Mohaqiq, capo dell'etnia hazara, a ricordare che qualcuno non ci pensa nemmeno a deporre le armi. La rete Haqqani, ad esempio: "Mi e' difficile credere che siano davvero propensi alla riconciliazione", ha spiegato l generale americano Joseph Dunford, attuale comandante in capo dell'Isaf, la Forza Internazionale di Assistenza per la Sicurezza guidata dalla Nato, come pure del contingente Usa.





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