Siria. Drammatica situazione a qusayr, difficile anche fuggire
Il logo dell'UNHCR. (foto) ndr. |
di Redazione
ROMA, 4 MAG. - La battaglia per il controllo di Qusayr in Siria è ormai giunta alla sua terza settimana. Sono tuttavia pochi gli arrivi di rifugiati in fuga dalla città registrati dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) nel vicino Libano.
Secondo quanto risulta dalla serie di interviste condotte finora dall'Agenzia, i rifugiati avrebbero aperto una nuova rotta per fuggire dall'area di Qusayr verso Arsal in Libano, a circa 100 chilometri di distanza. Alcune delle persone costrette alla fuga a causa dei combattimenti si dirigono verso il Libano, mentre altre restano sfollate all'interno del paese, procedendo verso città come Qara, Nabek, e Hasyah.
Coloro che hanno cercato rifugio in Libano raccontano agli operatori UNHCR di un viaggio estremamente difficile, percorso a piedi. I combattenti – aggiungono – starebbero prendendo di mira le persone che cercano di fuggire. Nessuna rotta in uscita da Qusayr può essere considerata sicura. In base a diverse informazioni, tra 700 e 1.500 civili feriti sarebbero rimasti intrappolati nella città . L'UNHCR non è al momento in grado di verificare tali informazioni.
La maggior parte dei fuggitivi è composta da donne e bambini. Non è sicuro – dicono – fuggire insieme agli uomini, i più a rischio di essere arrestati o uccisi ai posti di blocco che si incontrano durante il tragitto. Nessuno dei rifugiati è stato in grado, o ha voluto, identificare le persone che controllano i posti di blocco. Una donna ha affermato che a Qusayr le persone si trovano di fronte a una drammatica scelta: “fuggire, nel rischio di essere ucciso da una bomba o restare, con la certezza di essere ucciso”.
La stessa Qusayr viene descritta come una città fantasma, gravemente danneggiata e sopraffatta dal rumore delle bombe. La gente si nasconderebbe in bunker o in buche scavate nel terreno per ricavarne rifugi. “Non siamo potuti uscire per una settimana” ha raccontato una donna agli operatori UNHCR. “Abbiamo mangiato quel poco cibo che avevamo portato con noi e i bambini non facevano che piangere”. Uno dei pochi uomini giunti in Libano ha riferito di essere fuggito dopo che la sua casa era stata bombardata e suo figlio di vent'anni ucciso. Non aveva averi con sé. Tutti coloro con cui l'Agenzia ha parlato hanno ricordato il grande timore provato nell'avvicinarsi ai posti di blocco.
L'UNHCR al momento non ha accesso alla città di Qusayr ed trova pertanto difficile verificare le informazioni che riceve. L'Agenzia comunque condivide la preoccupazione espressa da altri attori sulla grave situazione umanitaria e sui rischi per la popolazione civile. È imperativo che alle persone in cerca di una via di fuga da Qusayr - e da altre località non sicure – sia consentito l'accesso ad aree più sicure.
L'UNHCR ribadisce poi la propria preoccupazione circa gli impedimenti che incontrano le persone in fuga verso altre aree della regione. Tra lunedì 27 maggio e domenica 2 giugno, 4.323 persone sono riuscite ad attraversare il confine con la Giordania. Si tratta comunque di un numero nettamente inferiore rispetto a quelli dell'inizio di maggio, quando 26.600 persone varcarono la frontiera nei primi 18 giorni del mese. I rifugiati continuano a riferire difficoltà nell'accedere al confine. Alla luce delle informazioni relative alla sicurezza in alcune aree, l'accesso alla protezione negli stati limitrofi è di vitale importanza.
Anche entrare in Iraq risulta difficile. Dallo scorso 19 maggio è chiuso ai rifugiati il confine di Peshkapor, nella regione del Kurdistan, quello da cui la maggior parte dei siriani fa ingresso nel paese. Di conseguenza coloro che cercavano di fuggire dalla violenza e dal conflitto che devastano la Siria, cercando riparo nella regione del Kurdistan, adesso non possono più farlo. Quasi 150mila rifugiati hanno ottenuto asilo nella regione. E dato il livello di insicurezza si prevede che molti altri ne arriveranno. Inoltre la chiusura del confine di Al Qa'im dall'ottobre 2012 impedisce ai siriani anche di riparare nel governatorato di Anbar. Ciò si è tradotto in parte nel ritorno in Siria di molti rifugiati registrati, poiché essi non possono portare i propri famigliari in Iraq, oltre a non poter accedere al mercato del lavoro nella città di Al Qa'im.
Altri rifugiati – ha appreso l'UNHCR – riferiscono anche di difficoltà in molti posti di frontiera con la Turchia. Le persone che dall'interno della Siria cercano di avvicinarsi al confine parlano di accesso controllato, ne consegue un numero ridotto di persone che riesce ad attraversarlo. Anche in questo caso l'Agenzia non ha potuto verificare direttamente l'informazione. A tutti i cittadini siriani che intendono fuggire dovrebbe essere consentito farlo e dovrebbe essere garantito il passaggio in condizioni di sicurezza.
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