Turchia. Non cessano le proteste, un'altra notte di scontri
Gli scontri ad Istanbul. (foto) ndr. |
di Redazione
ISTANBUL, 9 GIU. (AGI) - Non si fermano gli scontri e le proteste in Turchia contro il governo di Recep Tayyp Erdogan, che ieri aveva ordinato la fine delle manifestazioni contro la sua decisione di eliminare un parco per farci un cento commerciale e una moschea e oggi torna a chiedere agli eletori di dare "una lezione" ai manifestanti con il prossimo voto alle amministrative. Diecimila persone sono tornate nelle strade di Istanbul, ad Ankara e anche a Smirne all'insegna di un unico slogan, rivolto al premier: "Tayyp dimettiti!". Le cariche della polizia hanno disperso la manifestazione nella capitale e causato il ferimento di diverse persone, nonostante il governo abbia ieri ribadito di avere la situazione "sotto controllo".
Scontri sono divampati anche nel quartiere operaio di Gazi, in cui vive un vasto numero di Alevis, una minoranza musulmana avversaria di Erdogan, ed e' qui che sono stati registrati gli incidenti piu' gravi. La scorsa notte l'atmosfera a piazza Taksim era stata festosa, accompagnata dal ritiro della polizia e dall'arrivo, al suo posto, di pacifici tifosi delle squadre di calcio locali. Su Twitter il governatore della citta' el Bosforo, Avni Mutlu, che aveva dato il via alla prima violenta repressione poliziesca, si e' scusato, addirittura "salutando i giovani che scelgono dormire in piazza sotto le stelle, invece che nei letti caldi".
Il governo, pero', sembra intenzionato ad andare avanti.
Era stato il sindaco di Istanbul, Kadir Topbas, a insistere affermando ieri che in realta' il parco non sara' trasformato in un centro commerciale ma saranno ristrutturati gli edifici dell'era Ottomana. I manifestanti non credono alle rassicurazioni, pero', irritati anche dal modo in cui Erdogan ha oppresso i loro diritti civili. "Mancano sette mesi da qui alle elezioni amministrative", ha risposto indirettamente Erdogan arringando la folla ad Adana, "voglio che diate una lezione democratica a coloro che protestano".
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