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«Svestitevi dei vostri averi per i più poveri» Lettera Aperta al Presidente Napolitano e Papa Francesco I

Miseria e Povertà (foto) .ndr

di Nico Baratta

FOGGIA, 31 LUG. - Premessa  a cura di Nico Baratta:

Star qui a ripetere che c’è tanta gente che arranca per vivere sembrerebbe l’ennesimo grido di dolore di una società –gran parte di essa-  che da anni chiede equità e sostegno. E’ un ripetere quotidiano che oramai pare non fa più notizia. Non è così, giacché chi soffre per stenti merita attenzione, è degno di far sentire la sua voce, come l’ha fatto senza profitti chi purtroppo ha scelto il suicidio. In redazione e precisamente sulla mia e-mail redazionale arrivano richieste di aiuto, di appelli, giungono lettere di gente in difficoltà che chiedono la pubblicazione delle loro sofferenze in cerca di una risposta. Tra queste missive ho scelto una “lettera aperta”, che riporto fedelmente, indirizzata a Giorgio Napolitano, il nostro Presidente della Repubblica Italiana, per un aiuto, e al Papa, Francesco I, per far ragionare chi con la politica vive e non ne fa una missione: a scriverla è una donna, un’operaia che piuttosto di chiedere aiuto per se, lo fa per chi sta peggio di lei. La signora P.F. –ha chiesto l’anonimato- non è che se la passi bene, ma è consapevole che vi sono altre persone che vivono con molto meno del suo guadagno. P.F. percepisce uno stipendio di circa € 900,00/mese che si ” polverizzano” in una settimana tra  bollette e spese varie, e in casa non è sola. P.F. fortunatamente vive in una piccola casa di proprietà comperata con anni di sacrifici in un paesino vicino Foggia dove i costi fortunatamente sono ridotti.  Tuttavia, ricorda P.F., vi sono realtà tragiche dove si sopravvive con meno di € 250,00 in attesa dei settanta anni per una pensione sociale più alta. Questa è la Legge Italiana.

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«Egregio dott. Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana,
chi scrive è una persona che il quotidian vivere l’ha messa a dura prova, come tante altre che faticano a tirare avanti se stessi e i propri familiari. Faticano come quelle persone che assistono i propri anziani, i loro cari che hanno handicap, tanto per intenderci.
Veder togliersi la propria autostima al punto di pensare di farla finita è un pensiero continuo che affolla la mente di persone che come me hanno creato in tutti i modi di dar un senso a questa sopravvivenza. Spesso chiudo gli occhi per trovar rifugio nel buio fittizio della mia mente, per non guardare la gente che ha bisogno, la gente che vorrebbe andare in pensione ma non può, la gente che non c’è la fa più a essere presa in giro da tante persone che dovrebbero dar loro la fiducia, la stima, la vita. Ma appena li riapro quest’occhi spesso umidi e rossi ritrovo ciò che ho lasciato qualche attimo prima: povertà, miseria, sofferenza, abbandono e morte. Voi politici, dall’alto della vostra casta, pensate solo come portare a casa i mila e più euro al mese.
Scusate se parlo così, non sono scolasticamente indottrinata, ma ho un cuore e una mente che vi chiede come mai non vi vergognate dei vostri mila euro; mi chiedo e vi chiedo come fate a dormire tranquilli la notte, cari politici, sapendo che fuori, nel mondo che voi non frequentate, ci sono persone che muoiono di stenti e che persino chi ha un minimo di stipendio fa la fila innanzi la Caritas e le parrocchie per mangiare.
Perché non rinunciate a un decimo del vostro benessere e lo date ai centri assistenziali, ai poveri, agli anziani?
Non bastano 35 anni dei nostri contributi per far fronte ai vostri 5 anni contributivi?
A noi non bastano i 250 euro al mese di pensione e da quanto detto in tv e sui giornali a voi non bastano i vostri mila euro al mese: è una vergogna, che rende miserevole la vostra moralità e vita.
E’ vero –mi sono domandata e mi sono risposta, ditelo chiaramente- non ci sono più soldi per erogare le pensioni per noi. Il tutto perché noi siamo un popolo vecchio, che dobbiamo morire poveri, e ciò non fa altro che farci attendere per darci la tanto attesa e meritata pensione. Un mensile perlopiù diviso dal sesso giacché l’uomo lo otterrà a 70 anni e la donna a 62. La vita media è aumentata, ma per Voi che avete soldi per curarvi mentre noi povera gente facciamo fatica ad arrivare a quell’età e chi ci arriva è fortunato.
Mio padre è morto a 60 anni proprio quando doveva godersi l’attesa pensione; mia madre, poi morta all’età di 70 anni, quella pensione se l’è vista ridurre al 40% poiché vedova, come se la morte fosse un handicap alla sopravvivenza economica. Questa non è giustizia.
Tanta gente non riesce a godersi la pensione. Si parla tanto di disoccupazione giovanile. Mancano i posti di lavoro e nessuno fa nulla per formarli. Ci voleva una signora, la Fornero, a complicarci la vita e lei, Sig. Presidente, a darle fiducia, dopo i suoi trascorsi politici un tempo vicini al popolo.
Io, ripeto, non ho una scuola tale da fare quattro conti per affrontare il problema, ma ho anni di vita vissuta sempre a lavorare per sopravvivere e dirvi che basterebbe mandar in pensione i dipendenti delle fabbriche a 57 anni per incrementare la forza lavoro. Ciò a fronte dei contributi versati e incentivi statali, sotto forma di agevolazioni, per rendere la vita migliore a tutti, per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, per eliminare chi oggi è esodato, altra invenzione Sua, Presidente, e della sua cara Fornero.
Vi siete chiesti -domanda elementare- quando questi giovani finiranno 35 anni di lavoro se entrano a 30 – 40 anni a lavorare?
Vi siete chiesti come si può chiedere a un 60enne e oltre di lavorare con la stessa resa  di un 35 enne in una fabbrica, turni notturni compresi?
Beh, i tempi difficili ci sono sempre stati e per me che ho visto mio padre mandare avanti una famiglia di dieci persone è una cruda realtà che forgia mente, corpo e anima, e ho compreso che ciò che gli dava forza era l’amore e la gioia per la famiglia.
Chi la scrive è una persona che a 12 anni aiutava il suo papà a mandare avanti la propria famiglia e con essa la mia tenera età privata di giochi e sogni. Oggi ho 52 anni, lavoro e son stanca sapendo che son 40anni che lo faccio in una fabbrica e dapprima nelle case. Non ho costruito una famiglia, non ho avuto dei figli perché vivevo nella miseria con un lavoro precario, e non ho mai voluto dare ciò che non avevo sapendo che avrebbe sofferto come e più di me viste le esigenze moderne. Non ho voluto costruire una famiglia perché non sapevo cosa dar da mangiare ed oggi, con un contratto perennemente in scadenza, faccio fatica a vivere. Lavoro nel mondo delle pulizie come esterna in una fabbrica, un lavoro molto manuale e faticoso. Fortunatamente che la fabbrica, che ammiro e stimo, ha lavoro e ciò mi affranca e mi da sostegno per il giorno dopo. Ho fiducia nella fabbrica che mi ospita e spero che cresca e con essa il lavoro. Con la fabbrica son cresciuta fin all’età di 18 anni e ho visto che anch’essa spesso fa fatica ma non lo fa pesare a chi ci lavora. Io sono ancora qui, per fortuna e invito loro e voi tutti di mettervi una mano sulla coscienza affinché possiate far un cambio generazionale e dar spazio ai giovani, a chi ha bisogno, a chi vorrebbe pensionarsi. Rivolgo quest’appello anche al Papa, Francesco I, che in una sua omelia in sintesi ha detto a Voi politici –politicanti- rivedete la riforma sulla pensione e fate un’opera di beneficenza come quella di fare andare tutti a casa con soli 35 anni di contributi a prescindere dall’età, ricordandovi di svestirvi dei vostri averi per darli ai poveri.
Il mio appello non si fermerà qui giacché in gioco c’è la mia stessa vita e quella di chi come me sopravvive poiché tutto ciò è una piaga che solo voi potete eliminare. Deficit, la parola tanto usata da Voi per giustificare una povertà crescente; perché allora non fate a meno di una mensilità, mettendovi una mano sulla coscienza e l’altra al portafoglio? »

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