Mediaset. Pdl blocca le Camere. Berlusconi frena i falchi
Silvio Berlusconi. (foto) ndr. |
di Redazione
ROMA, 11 LUG. (AGI) - Tre giorni di sospensione, no due, alla fine uno e non di sospensione quanto di pausa di riflessione: la decisione della Cassazione sul caso Mediaset sbarca in Parlamento con il Pdl che chiede il blocco dei lavori. Una forte irritazione, a dirla con diplomazia, di cui si fa portavoce fin dalla mattina il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. Sulle prime pare che si vogliano chiedere tre giorni interi di stop dell'attivita'. Poi lo stesso Brunetta precisa: macche' tre giorni, solo due e niente minaccia di Aventino.
Semmai "una sospensione dei lavori delle Camere oggi e domani, quando e' convocata la direzione del Pdl". Insomma, i tempo per riflettere. Il Pd non dice no alla soluzione, ma poi Guglielmo Epifani avverte: la corda non venga tirata troppo, altrimenti si spezza.
Ma non basta a slavare i partito dall'ennesima querelle interna. Ancora una volta sono i renziani ad esprimere un diverso parere. "La gestione del voto da parte della dirigenza del gruppo Pd Camera sulla sospensione delle attivita' parlamentari e' stata incomprensibile. E' urgente che il gruppo si riunisca per capire se ci sono responsabilita' e se i meccanismi decisionali sono efficaci oppure vadano ridiscussi", chiedono alcuni di loro (ma anche di altre componenti) in una lettera.
E se le richieste del Pdl sono accolte con irritazione dai democratici, ai grillini viene il maldipancia. Mentre il leader eponimo del Movimento Cinque Stelle sale al Quirinale per dire a Giorgio Napolitano che e' il caso di tornare alle urne, i suoi al Senato si tolgono la giacca per protesta contro quello che vedono come un cedimento ai capricci del Cavaliere. Alla Camera nel frattempo accade di peggio: quando l'Aula da' il via libera con il voto dei democratici alla sospensione, dagli spalti dei grillini si leva l'urlo da stadio. "Buffoni, servi e schiavi" gridano all'indirizzo dei democratici. Reazione di questi, strattonamenti e spinte come da prammatica. Quindi i contestatori se ne vanno "da questo posto fetido" (definizione di Roberta Lombardi) per mettersi seduti, in piena canicola, sui roventi sampietrini di piazza Montecitorio. Alla fine ha la meglio la canicola.
"E' una prassi consolidata che prevede la possibilita' di un gruppo di chiedere una sospensione, perche' di questo si tratta, per consentire di discutere di vicende delicate che anche se sono extraparlamentari assumono una delicatezza che attiene alla vita di un partito che ha preso parecchi milioni di voti", commenta ecumenico Schifani. Daniela Santanche' e' molto meno ecumenica: "Far cadere un governo non è un'azione politica, è una conseguenza di un'azione politica".
Da parte sua, una volta uscito dal colloquio al Quirinale, Beppe Grillo tuona: "Se il Parlamento e' cosi', se non fa nulla, allora noi ne usciremo". E il cerchio si chiude.
Meglio non parlare, meglio continuare il 'silenzio stampa' delle ultime settimane. Anche se Silvio Berlusconi, nei discorsi fatti con i suoi a caldo, non esclude nessuna ipotesi, compresa quella di un precipitare della situazione con ripercussioni sul governo. Il 'colpo', infatti e' duro: ma nonostante tutto il Cavaliere frena i falchi del partito: Per ora niente dimissioni di massa e niente crisi. Ma si prevede una linea dura sulle vicende economiche" Questa volta l'ex premier non si attendeva una tale decisione da parte della Cassazione. Una decisione, quella di fissare l'udienza del processo Mediaset il 30 luglio, davanti alla sezione penale feriale, che arriva come un fulmine a ciel sereno e che in un sol colpo fa riprecipitare l'umore del Cavaliere. Il quale, se potesse parlare liberamente, attaccherebbe senza freni i giudici, che a suo dire si sarebbero lasciati condizionare non solo dalla procura di Milano, ma ancor peggio dalla stampa. RENZIANI ALL'ATTACCO. BERSANIANI, 'SERVE CHIARIMENTO' Questa volta sono stati meno di 101, una trentina al massimo.
Ma com'era accaduto per il Presidente della Repubblica di nuovo il Pd si e' diviso su un voto delicato: la sospensione per un pomeriggio dei lavori del parlamento, su richiesta del Pdl. I renziani, non tutti pero' e non solo loro, sono insorti davanti alla decisione di accogliere l'istanza senza coinvolgere i gruppi. La maggioranza, e i bersaniani in particolare, non hanno gradito quello che considerano un posizionamento congressuale e hanno chiesto un chiarimento.
Sullo sfondo c'e' la linea verso il governo, con l'insofferenza di una parte del Pd per le larghe intese. Ma c'e' anche il fronte 'esterno', quello con il Pdl. Guglielmo Epifani ha chiarito che Berlusconi non potra' tirare troppo la corda.
Troppo difficile, per un nutrito gruppo di dissidenti, digerire il tentativo di colpo di mano del Popolo della liberta' dopo la decisione della Cassazione di fissare gia' al 30 luglio l'udienza del processo Mediaset che ha coinvolto Silvio Berlusconi. QUIRINALE: TENSIONI STEMPERATE, IL CASO MEDIASET NON DEFLAGRA Un contenuto, profondo, liberatorio sospiro di sollievo. La giornata, iniziata sotto il segno di un temporale estivo, si e' conclusa con un clima ben diverso. Era uno dei tanti, piccoli colli di bottiglia attraverso deve passare la tenuta del governo Letta. Apparentemente, niente di veramente pericoloso; sostanzialmente, un passaggio pieno di possibili trabocchetti.
Innanzitutto l'incontro con Grillo: come sempre, il leader del Movimento Cinque Stelle aveva preannunciato una mattinata da tregenda. Invece e' andato come doveva andare. Un atto di fisiologia della democrazia, al termine del quale appartenenti al movimento hanno fatto le loro ricostruzioni, ma al Colle liquidano questa dimostrazione di scarsa confidenza con le regole del bon ton politicon con una scrollata di spalle: continuino pure a farne. Ne' si commenta, ne' si precisa.
Ognuno dica quel che vuole. Un confronto comunque civile, in cui Grillo ha presentato a Napolitano le due impressioni derivate dai suoi contatti con la societa'. Entrambi poi hanno affrontato il tema di come rafforzare il ruolo del Parlamento. Rafforzare, si noti bene, non certo liquidare con questa o quella iniziativa di rottura. Del resto, la questione dello stop dei lavori del Parlamento - il punto potenzialmente piu' pericoloso della giornata - viene disinnescata grazie all'azione soprattutto di Letta e Franceschini. Se la giornata si e' conclusa in un'atmosfera diversa da quella che prometteva il mattino, bisogna dire che Presidente del Consiglio e ministro poer i rapporti con il Parlamento hanno trovato interlocutori disponibili nelle forze politiche. Questo al Colle lo hanno visto benissimo, e non senza una presa di soddisfazione. Come non si puo' non notare che un giorno di riflessione e' cosa ben diversa dai tre giorni di blocco inizialmente richiesti, e che questa e' la soluzione, di muta soddisfazione, alla quale alla fine si e' addivenuti.
Uno strappo a quale regola? E' prassi, si badi, che il Parlamento sospenda i lavori in concomitanza con i congressi di partito. E allora non ci si deve stupire sue una delle tre principali forze parlamentari, e dei due partiti principali della coalizione di governo, chiede di fatto poche ore per raccogliere le idee in un momento innegabilmente difficile.
Certo, il futuro non e' da dare per scontato. Pero', per oggi, la cifra del clima ristabilitosi e del funzionamento delle istituzioni la da' il fatto che proprio oggi pomeriggio il Presidente del consiglio abbia ripristinato la tradizione, caduta in disuso da ben sei anni, del question time alla Camera. Ed abbia promesso di continuare cosi' anche nei mesi a venire.
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