M.O.: esordio "costruttivo", prove di dialogo israelo-palestinese
Il pranzo alla Casa Bianca. (foto) ndr. |
di Redazione
WASHINGTON, 30 LUG. - Seconda giornata di colloqui diretti a Washington tra israeliani e palestinesi, che lunedi' si sono incontrati per la prima volta dopo tre anni di stallo del negoziato. In un simbolico gesto di pace e tolleranza, il capo negoziatore israeliano, la signora Tzipi Livni, si e' seduta fianco a fianco alla sua controparte palestinese, Saeb Erekat, al tavolo del'Ifar, la cena con cui musulmani nel periodo del Ramadan mettono fine al digiuno giornaliero appena dopo il tramonto; all'altro capo del tavolo, John Kerry, il segretario di Stato Usa che con la sua infaticabile spola nella regione negli ultimi mesi ha reso possibile la ripresa dei negoziati. Al termine della cena, durata circa 90 minuti, una fonte del dipartimento di Stato, ha riferito che si e' trattato di "un incontro costruttivo e produttivo tra le parti che sono impegnati in buona fede e con serieta' di intenti". Oggi si prosegue e al termine dell'incontro, durata prevista 45 minuti, Kerry dovrebbe fare una dichiarazione ai giornalisti. Questi primi incontri dovrebbero impostare le procedure e l'ordine del giorno dei futuri incontri e non entrare nel dettaglio delle questioni piu' spinose, come i confini e i rifugiati. Raggiunta telefonicamente dalla radio israeliana, il capo negoziatore israeliano, il ministro della Giustizia, Tzipi Livni, ha definito "positivo" il clima, ma si e' attenuta alla consegna del silenzio sui temi affrontati, un impegno fortemente voluto da Kerry che spera in tal modo di dare maggiore chance di successo al dialogo. La Livni ha aggiunto che la ripresa dei colloqui "non e' solo la risposta alle pressioni degli Usa, ma un interesse di entrambe le parti"; e tuttavia ha riconosciuto che i disaccordi all'interno della coalizione del governo israeliano, potrebbe fare da ostacolo a qualsiasi tipo di intesa: "Ci sono ministri che non vogliono un accordo". I falchi del governo del premier Benjamin Netanyahu sono apertamente contrari alla creazione di uno Stato palestinese e vogliono che si continui a costruire insediamenti nei territori palestinesi occupati. Il vice-ministro dell'Interno, Zeev Elkin, membro del partito del premier, il Likud, ha gia' detto che "qualsiasi cambiamento (successivo a un accordo di pace) non e' necessariamente positivo per la sicurezza israeliana e potrebbe addirittura fare peggio". "E i palestinesi -hanno aggiunto- non sono pronti a fare la piu' piccola concessione".
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