'La Buona Politica' - Raul Gardini: All'ombra di un grande mistero/ suicidio o omicidio? Tutto cosi' lontano e vicino
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Raul Gardini. (foto com.) ndr. |
di Cosimo Imbimbo
BARI, 17 LUG. - Raul Gardini (Ravenna, 7 Giugno 1933- Milano, 23 Luglio 1993) è stato uno dei grandi imprenditori italiani. Lo chiamano il contadino, perché è di origine romagnola ed è a capo dell’impero agro-alimentare dei Ferruzzi di Ravenna. Lo chiamano anche il corsaro, perché gli piacciono le barche a vela ed era bravo a navigare anche in borsa, dove rischia e vince.
I nonni materni gestivano una fonderia di ghisa e bronzo, mentre i Gardini possedevano diverse centinaia di ettari lungo il litorale romagnolo e in Veneto.
Il padre Ivan era un ricco imprenditore agricolo, impegnato nella bonifica dell’area paludosa attorno a Ravenna. Studiò presso l’Istituto agrario di Cesena dove conseguì il diploma di perito agrario, nel 1987 gli venne conferita la laurea honoris causa in Agrariadall'Università di Bologna. Morto in circostanze alquanto dubbie, in senso strettamente teorico trattasi di suicidio, ma elementi e circostanziate situazioni ambigue inducono a palesare pensieri su un possibile movente criminoso. Ad oggi nulla è emerso, tutto è ancora avvolto in un velo di misterioso silenzio; si attribuiva un' importanza fondamentale a un biglietto da visita scoperto durante il primo sopralluogo della polizia. Sul biglietto il Contadino aveva scritto i nomi dei suoi familiari e una sola parola: "Grazie". Nel ventesimo anniversario della sua morte ricordiamo l'uomo che non voleva rassegnarsi all’umiliazione del carcere. Dunque a venti anni esatti da quella tempesta che si è abbattuta su Ravenna, dopo intrighi familiari, disastri gestionali, controversie giudiziarie e rese dei conti in seno al potere economico, i due stupori dei ravennati equivalgono a due irrisolte domande: perché Gardini si è tolto la vita? Perché il gruppo Ferruzzi si è dissolto? Raul Gardini si uccise soprattutto per prendere su di sé, con un gesto estremo di difesa, l’onta delle accuse che stavano per investire i Ferruzzi. E, in particolare, lo fece per amore nei confronti di sua figlia Eleonora.
Erano legatissimi e anche lei stravedeva per il padre».Morti di questo genere non sono incidenti di percorso e non possono essere messe in conto a un momento di sconforto. E' evidente che l'unico legame che esiste fra di loro è uno solo: l'Enimont. Senza contare tasselli fondamentali sulla storia del gruppo Montedison che individua in un’altra circostanza che getta da sempre una luce sinistra sul decesso del finanziere: fino alla tarda serata del 22 luglio 1993 Gardini era deciso a presentarsi ai magistrati di “mani pulite” per rispondere alle accuse mossegli sull’ “affare” Enimont e sulle relazioni tra il Gruppo Ferruzzi e il sistema dei partiti. Ad affermarlo sono stati i suoi stessi avvocati. Era con loro infatti che Gardini aveva parlato sino a tarda sera proprio in merito a cosa riferire ai PM milanesi. E sembrava più deciso e pronto che mai. Amava affermare: “Che ci voleva, tre mesi e trasformavo tutto in un partito. Si giocava alla pari, finalmente. Sai che ci vuole per comprarsi questo paese? Poco: una banca, una squadra di calcio, un giornale. Si gioca a tre punte…”. Poi l'illusione del progetto Enimont, lanciato nel 1989 come una pietra miliare nella chimica italiana, sulla base di partecipazioni congiunte del 40% per Montedison ed ENI. La fusión se rompió en 1990, cuando se descubrió que Gardini, los Ferruzzi y sus aliados, como el financiero francés Jean Marc Vernés, amigo de Mitterrand, compraban subrepticiamente en bolsa el 20% restante de Enimont, para hacerse con toda la quÃmica del Estado italiano. La fusione è stata interrotta nel 1990, quando si è scoperto che la Gardini, la Ferruzzi ed i suoi alleati, come il finanziere francese Jean Marc Vernes, avevano surrettiziamente acquistato il restante 20% di Enimont, e a prendere in consegna tutta la chimica dello stato italiana.
A quanto pare, tali operazioni sono state finanziate con i fondi provenienti da Montedison. Fuor di dubbio con la morte del leader della Ferruzzi, si trattò dell'undicesimo suicidio, si chiuse un infausta stagione economica - politica che ci consegnò infaustamente a quella fatidica ed emozionante fase della cosidetta seconda repubblica con buona pace di chi credeva di trovare un altro o alto spirito di servizio nei confronti della nostra Italia : ma questa è un'altra storia.
Il padre Ivan era un ricco imprenditore agricolo, impegnato nella bonifica dell’area paludosa attorno a Ravenna. Studiò presso l’Istituto agrario di Cesena dove conseguì il diploma di perito agrario, nel 1987 gli venne conferita la laurea honoris causa in Agrariadall'Università di Bologna. Morto in circostanze alquanto dubbie, in senso strettamente teorico trattasi di suicidio, ma elementi e circostanziate situazioni ambigue inducono a palesare pensieri su un possibile movente criminoso. Ad oggi nulla è emerso, tutto è ancora avvolto in un velo di misterioso silenzio; si attribuiva un' importanza fondamentale a un biglietto da visita scoperto durante il primo sopralluogo della polizia. Sul biglietto il Contadino aveva scritto i nomi dei suoi familiari e una sola parola: "Grazie". Nel ventesimo anniversario della sua morte ricordiamo l'uomo che non voleva rassegnarsi all’umiliazione del carcere. Dunque a venti anni esatti da quella tempesta che si è abbattuta su Ravenna, dopo intrighi familiari, disastri gestionali, controversie giudiziarie e rese dei conti in seno al potere economico, i due stupori dei ravennati equivalgono a due irrisolte domande: perché Gardini si è tolto la vita? Perché il gruppo Ferruzzi si è dissolto? Raul Gardini si uccise soprattutto per prendere su di sé, con un gesto estremo di difesa, l’onta delle accuse che stavano per investire i Ferruzzi. E, in particolare, lo fece per amore nei confronti di sua figlia Eleonora.
Erano legatissimi e anche lei stravedeva per il padre».Morti di questo genere non sono incidenti di percorso e non possono essere messe in conto a un momento di sconforto. E' evidente che l'unico legame che esiste fra di loro è uno solo: l'Enimont. Senza contare tasselli fondamentali sulla storia del gruppo Montedison che individua in un’altra circostanza che getta da sempre una luce sinistra sul decesso del finanziere: fino alla tarda serata del 22 luglio 1993 Gardini era deciso a presentarsi ai magistrati di “mani pulite” per rispondere alle accuse mossegli sull’ “affare” Enimont e sulle relazioni tra il Gruppo Ferruzzi e il sistema dei partiti. Ad affermarlo sono stati i suoi stessi avvocati. Era con loro infatti che Gardini aveva parlato sino a tarda sera proprio in merito a cosa riferire ai PM milanesi. E sembrava più deciso e pronto che mai. Amava affermare: “Che ci voleva, tre mesi e trasformavo tutto in un partito. Si giocava alla pari, finalmente. Sai che ci vuole per comprarsi questo paese? Poco: una banca, una squadra di calcio, un giornale. Si gioca a tre punte…”. Poi l'illusione del progetto Enimont, lanciato nel 1989 come una pietra miliare nella chimica italiana, sulla base di partecipazioni congiunte del 40% per Montedison ed ENI. La fusión se rompió en 1990, cuando se descubrió que Gardini, los Ferruzzi y sus aliados, como el financiero francés Jean Marc Vernés, amigo de Mitterrand, compraban subrepticiamente en bolsa el 20% restante de Enimont, para hacerse con toda la quÃmica del Estado italiano. La fusione è stata interrotta nel 1990, quando si è scoperto che la Gardini, la Ferruzzi ed i suoi alleati, come il finanziere francese Jean Marc Vernes, avevano surrettiziamente acquistato il restante 20% di Enimont, e a prendere in consegna tutta la chimica dello stato italiana.
A quanto pare, tali operazioni sono state finanziate con i fondi provenienti da Montedison. Fuor di dubbio con la morte del leader della Ferruzzi, si trattò dell'undicesimo suicidio, si chiuse un infausta stagione economica - politica che ci consegnò infaustamente a quella fatidica ed emozionante fase della cosidetta seconda repubblica con buona pace di chi credeva di trovare un altro o alto spirito di servizio nei confronti della nostra Italia : ma questa è un'altra storia.
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