Birra Morena - Birra Winner

Ultim'Ora

Auto. MINI Cooper S Paceman, le nostre impressioni

La nuova Mini Cooper Peaceman. (foto) ndr.

di Redazione

ROMA, 3 AGO. (AUTOMOBILISMO) - Il posto di guida promette bene: seduta rialzata ma raccolta, sedili che sostengono a dovere, volante piccolo e verticale. Tutto come da copione sportivo di casa Mini, insomma. Poi, su strada, il motore 1.6 turbo a benzina da 184 Cv in dotazione alla Cooper S non manca di regalare soddisfazioni, con una spinta che si rivela corposa già a partire da 1.500 giri. All’efficacia, in termini di prontezza di risposta, del motore fa puntuale riscontro l’azione del cambio a 6 marce, caratterizzato da una rapportatura ravvicinata, sempre preciso quanto poco contrastato negli innesti, con evidenti vantaggi nelle manovre più rapide. Fanno bene il loro lavoro anche le sospensioni, capaci di digerire senza troppi problemi gli ostacoli verticali, tipo i rallentatori, al pari dell’assetto, che concede ben poco al rollio, premessa indispensabile per assicurare una dinamica di marcia brillante, che ovviamente in una Mini non può mancare. Di fatto, la Paceman è la versione con carrozzeria a tre porte della Countryman, da cui deriva, ma non mancherà di regalare soddisfazioni anche a chi ama la guida brillante. Si presenta con un design un po’ da Suv e un po’ da coupé ed è la settima variante dell’ormai numerosa famiglia Mini. La più matura, forse, perchè di fatto media con successo fra le esigenze del feeling di guida e quelle della fruibilità d’uso, fin qui ritenute poco compatibili all’interno del mondo Mini. La Paceman, invece, mette d’accordo un po’ tutti. Le porte, come detto, sono 3: niente portina laterale come sulla Clubman, ma l’abitabilità c’è, anche se il taglio inclinato del padiglione qualche centimetro in altezza lo ruba ai passeggeri posteriori e l’accessibilità ai posti posteriori richiede qualche contorsione di troppo. Mini definisce la Paceman una Sports Activity Coupé ma di fatto i quattro posti sono veri, con le sedute anteriori leggermente rialzate. Stilisticamente il passaggio da cinque a tre porte pare riuscito bene e se il frontale resta tutto sommato quasi identico alla Countryman e fedele alla tradizione, la parte posteriore, più massiccia e scolpita, sembra invece staccare un po’ con le tradizionali proporzioni delle Mini: a caratterizzarla stilisticamente, oltre al tetto spiovente e all’ampio portellone con lo stemma e, per la prima volta su una Mini, il nome del modello al centro, troviamo passaruota muscolosi che si alzano fin sopra i fari, che a loro volta, e anche in questo caso è la prima volta per un modello Mini, sono a sviluppo orizzontale. Si presenta così la Mini che prima non c’era e adesso c’è ed è un’auto, come spiegano i progettisti, “che allarga gli orizzonti della Mini in tutti i sensi” perché può soddisfare le più svariate esigenze: è compatta, per disimpegnarsi senza difficoltà nel traffico delle città ed è spaziosa quanto basta per affrontare i lunghi viaggi. In più non perde nulla del piacere di guida tipicamente Mini anzi, rispetto alla Countryman mette in mostra un comportamento dinamico che ne fa una vettura brillante e precisa senza richiedere particolare impegno, a dimostrazione che non è così impossibile mettere d’accordo immagine, sostanza, divertimento e praticità. L’impostazione appare in sostanza votata ad aprire le porte della gamma Mini a un pubblico ancor più ampio. Lo confermano pure i motori, che sono solo Cooper: 1.6 aspirato da 122 Cv e turbo da 184 Cv a benzina più i turbodiesel 1.6 da 112 Cv e 2.0 da 143 Cv. Cambio manuale o automatico per il turbodiesel da 112 Cv, trazione anteriore o integrale permanente All4, come dire: ce n’è per tutti i gusti. Secondo la casa, le prestazioni sono brillanti per tutte le proposte: la meno veloce è la Mini Cooper D Paceman turbodiesel da 112 Cv con trazione integrale e cambio automatico, che raggiunge i 177 km/h, con scatto 0-100 km/h in 11,8 secondi. La versione analoga ma cambio manuale arriva a 182 km/h e tocca i 100 km/h con partenza da fermo in 11,5 secondi. La versione più veloce è la Mini Cooper S Paceman a benzina da 184 Cv con cambio manuale, che arriva a 217 km/h. La versione a benzina da 122 Cv consuma mediamente 6 litri per 100 km con emissioni di CO2 pari a 140 g/km per il modello equipaggiato con cambio manuale; con la trasmissione automatica il consumo è di 7,2 l/100 km e le emissioni di CO2 arrivano a 168 g/km. Le sospensioni anteriori della Mini Paceman hanno schema McPherson con compensazione del beccheggio in frenata; quelle posteriori sono con geometria multilink con bracci longitudinali in lega leggera di alluminio. L’impianto frenante comprende freni a disco ventilati sulle quattro ruote, su tutte le versioni, con diametro e spessore dei dischi che variano a seconda della potenza disponibile.





***Questo Spazio pubblicità è in vendita***

Nessun commento