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Bari. Puglia sempre più terra di dinosauri

Mappadella Puglia. (foto di O.Simone) ndr.
Continui e nuovi ritrovamenti di blocchi e paleosuperfici con orme di dinosauri fanno sperare che in Puglia si possa creare una rete di siti con orme di dinosauro, una sorta di «Puglia paleontologica» in grado non solo di studiare e tutelare questi eccezionali ritrovamenti, ma anche e soprattutto pronta e celere a trovare le forme di valorizzazione in grado di garantire i fondi economici proprio per gli studi e la tutela 

di Redazione

BARI, 29 AGO. - Nuova scoperta dei paleontologi e nuova segnalazione di ritrovamento di orme di dinosauri questa volta in due cave alla periferia di Bari presso il Parco Regionale Naturale di Lama Balice. Le orme di dinosauro sono state individuate su alcune superfici di strato presso le cave Selp e Ines nei pressi alla Masseria Framarino in località Arco Cammarata nel Parco naturale di Lama Balice. In particolare, sul fondo di una delle due cave sono state rinvenute orme di grandi dinosauri in buono stato di conservazione, mentre nella seconda cava, più grande come estensione, sono state individuate orme di dinosauro lungo due distinte paleosuperfici, a diversa altezza stratigrafica. Tali ritrovamenti si affiancano all'individuazione di orme su diversi frangiflutti dei porti delle frazioni del capoluogo (Santo Spirito e Torre a Mare) e nella colmata di Marisabella nel porto di Bari. Con gli ultimi ritrovamenti sono quasi 30 i siti individuati in Puglia da ricercatori e appassionati esperti di paleontologia per i quali è urgente avviare quanto prima un sistematico intervento di tutela, valorizzazione e divulgazione dei ritrovamenti. Solo nel territorio della futura Città Metropolitana di Bari sono presenti otto siti geologici caratterizzati dalla presenza di orme di dinosauro. Alcuni blocchi, utilizzati per costruire le barriere foranee e frangiflutti dei porti di Molfetta, Giovinazzo e Bari recano impresse orme di dinosauro. I precedenti, come la famosa paleosuperficie di Cava Pontrelli in agro di Altamura (BA) dove nel lontano 1999, al calar del sole, furono notate sul fondo di una cava, per puro caso, migliaia di piccole depressioni della grandezza di qualche decimetro, allineate secondo vari direttrici, non lasciano ben sperare. Il ritrovamento paleontologico di cava Pontrelli, primo del suo genere in Puglia, fu da subito inquadrato come una scoperta scientifica eccezionale e spettacolare di orme di dinosauri risalenti a circa 85 milioni di anni fa. Quello di Altamura è un patrimonio dell'umanità che si sta degradando, trascurato da 14 anni tanto che qualcuno inizia a pensare a un'azione collettiva di risarcimento (class action). Sono passati molti mesi, certo non milioni di anni, da quando nel dicembre dello scorso anno il vice Presidente della Giunta regionale, Angela Barbanente, durante un incontro ad Altamura ha dichiarato tutto l'interesse della Regione Puglia a valorizzare a livello territoriale e regionale le paleosuperfici a orme di dinosauro ipotizzando la creazione di una rete di siti con orme di dinosauro. Già nel lontano 1939 il legislatore volle sostenere con fermezza la volontà di proteggere le bellezze naturali con una legge (la n. 1497: «Protezione delle bellezze naturali») che dichiarava di notevole interesse pubblico le «cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica» e che come tale vanno tutelate. Concetto ripreso anche nella Costituzione italiana. In Puglia serve dar seguito immediatamente a questi principi di conoscenza, tutela e valorizzazione in un settore affascinante come quello che fa capo al ritrovamento di orme di dinosauri. In una delle cave dell'ultimo ritrovamento è in corso un progetto, a cura del privato, di recupero e valorizzazione a fini ricreativi della cava, speriamo che l'interesse pubblico questa volta superi quello della lenta burocrazia, speriamo che questa volta con un guizzo di genialità Pubblico e Privato trovino forme di tutela e valorizzazione per non vedere svanire una nuova possibilità di avviare finalmente e concretamente il sistema «Puglia paleontologica».





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