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Blog - Ios e l’epopea degli “odissei”

L'isola di Ios. (foto) ndr.

di Filippo Campobasso

BARI, 7 AGO. - Turismo sfrenato e low-cost dei giovani italiani in Grecia Qui si narra l’epopea del giovane ventenne Italico che nella sua calda estate volge, come un provetto Ulisse, la prora verso Ios, piccola ma vivace isola delle cicladi greche, eletta a sua Itaca. Ios è poco conosciuta all’italica gente, che preferisce mete più blasonate tipo Mykonos o Rodi, e non gli ha risparmiato battute sagaci del tipo “Ios? E tus?” alla notizia della sua prossima impresa, ma d’altronde è pur vero che le epiche gesta, per definizione, raramente incontrano il plauso del popolo prima di essere compiute, e l’itinerario da lui deciso è alquanto ardimentoso e decisamente non per tutti. Arrivare nelle isole cicladi, per un ventenne squattrinato, impone infatti la scelta tra spendere centinaia di euro in voli charter o investire giusto un centone o poco più in traghetti, il che significa, di fatto, non avere concretamente alcuna scelta: 16 ore di viaggio sul ponte di un traghetto puzzolente per Patrasso, 2 ore fuori dal porto respingendo gli attacchi di curdi e irakeni che aspettano il momento buono per infilarsi su una nave per l’Italia da clandestini, 5 ore di pullman, una sosta di 6 ore al porto di Atene e altre 10 di traghetto per Ios convengono agli occhi di un giovane studente universitario molto di più che 400 euro e 2 ore e mezza scarse di volo con aria condizionata. Dopo questo lungo e periglioso solcare i mari, una volta arrivato l’eroe Italico non pensi di riposare: c’è da cercare una casa e contrattarne l’affitto, che in Grecia è un’arte che prevede pazienza e determinazione. “Perché non prenotare dall’Italia?” dirà qualche avveduto; “per risparmiare ulteriormente”, sarà la impietosa risposta. Il credo del risparmiare sempre e comunque è l’ideale che spinge, inoltre, il giovane Odisseo Italico a fare una grossa provvista di generi alimentari prima di partire, tra cui anche banalissimi pacchi di pasta e scatolette di mais e tonno, senza considerare che i prezzi in loco sono generalmente più bassi che in Italia. Dopo qualche tentativo ed estenuanti contrattazioni di complessità pari a una conferenza di pace all’Onu, l’Odisseo si sistemerà nella sua nuova temporanea dimora, che si premurerà di distruggere durante la sua permanenza, e inizia a guardarsi intorno al fine di studiare lo scenario ove si muoverà nei successivi giorni, eletti a canti del poema che narrerà le sue opere. No, non è necessario novellarne i dettagli uno per uno. Basterà sapere come si svolge una giornata-tipo su quell’isola: 
- Ore 13 (si, la giornata inizia alle 13): Sveglia comoda e senza fretta perché che cazzo, siamo pur sempre in vacanza, e poi prima delle 13 non c’è nessuno sotto i 40 anni da nessuna parte. Due regole fondamentali nella dimora: ci si esprime solo per mugugni, senza proferire parola, fino alle 13.30, e si fa una ricca, ricca colazione necessaria a riprendere le funzioni vitali quasi perse per sempre la notte prima 
- Ore 14.30: Ci si propone a “Milopotas Beach”, la spiaggia più mondana e caotica dell’isola, il che se la scelta è stata oculata e fortunata significa attraversare la strada. 
- Ore 18: Dopo aver polleggiato sui teli mare, dopo aver rievocato le vicende della notte precedente, dopo aver con numerose passeggiate danneggiato seriamente le proprie coronarie specchiettando qua e là le ragazze, dopo aver fatto diversi bagni in un’acqua salatissima che ti lascia quasi uno strato di sale addosso modello spigola al cartoccio, dopo aver approcciato con presunta dignità creatività e fantasia una dozzina di fanciulle con esiti visibili calcolando il raggio in metri del cerchio di spiaggia libera che si formava attorno a lui, l’Odisseo va a bere la prima birra della giornata, la quale ha un effetto alquanto dirompente, dato che viene non solo assunta a stomaco vuoto (a Ios non si pranza), ma fa risalire l’effetto di quanto bevuto la notte precedente 
- Ore 18.30: Dopo diverse birre e drink di riscaldamento inizia il party al Far Out, immenso bar con piscina di fronte alla spiaggia, che consiste in tanta gente, perlopiù alticcia, che balla musica a tutto volume mentre dei simpaticoni provvedono a innaffiarla con una pompa. Il solito avveduto accarezzandosi la barbetta da intellettuale osserverà che feste del genere ci sono anche sul litorale di Monopoli, senza considerare che sulla costa barese non ci sono giovani da tutto il mondo tra cui Australiani, Statunitensi, Svedesi e Israeliani, e che codesti giovani, oltre a non avere aria da macho-vero duro-lasciatemi stare che vi meno a tutti, sono anche molto propensi a interazioni sociali di vario genere, con un rapporto di proporzionalità diretta alla quantità di alcol ingerita pari a 1. 
- Ore 20: Abbastanza sfatto l’Ulisse torna a casa con, se va bene, un bottino di balli erotici e qualche lingua in bocca rimediata qua e là, ma non prima di essere passato dal minimarket le scatolette per approvvigionarsi di qualche scatoletta o cibo preconfezionato (qualora le scorte di cui si è già parlato fossero terminate) e soprattutto di alcol. Il giovane Odisseo sa, infatti, che molte discoteche e club greci non fanno pagare l’ingresso puntando tutto sull’incasso del bar. Se questa strategia risulta premiante per i clienti anglosassoni che spendono anche 50 euro a sera in cocktail, non lo è per l’italiano provvido, che preferisce rifornirsi al supermercato a poco prezzo, bere a casa e uscire già sfatto, concedendosi solo qualche piccolo rinforzo durante la serata, e questo è il motivo per il quale in qualche discoteca di Zante, isola Jonica, l’italiano rimane fuori insieme al cane, con buona pace dei diritti umani e della cittadinanza europea. 
- Ore 21: Dopo aver messo qualcosa per inerzia nello stomaco si crolla semisvenuti su un letto per un’ora circa, in cui potrebbe avvenire un bombardamento o un concerto degli U2 senza che il sonno dell’eroe sia minimamente turbato. L’Odisseo in tale frangente scoprirà che mai ha dormito cosi’ pesantemente come in questa occasione. 
- Ore 22.30: Inizia il rito della vestizione: il giovane Odisseo cura in ogni dettaglio il suo abbigliamento e la sua capigliatura non concedendosi negligenze o facilonerie. Egli è nelle Cicladi con l’inconfessato obiettivo, oltre che divertirsi con i propri amici, di cuccare quante più ragazze possibile, e in questa fase lo palesa al di là di ogni dubbio, sebbene qualche volta (specie se gli va male) tenderà a negare e fingersi, in fin dei conti, disinteressato all’argomento. 
 - Ore 23.30: Dopo aver buttato giù i cocktail fatti in casa preparati dall’immancabile membro del gruppo che si spaccia improvvisamente per barman senza neanche sentirne il sapore (e meno male), l’Odisseo si appresta con i suoi compagni a raggiungere il paese, che già pullula di ciclopi e sirene. - Dalle 23.30 alle 7.30-8.00: L’Odisseo combatte. Armato della sua simpatia mediterranea e di un inglese spuntato ma ben oliato con vodka e whisky, egli affronta ogni sorta di epica sfida con il cipiglio dell’eroe: gioca scherzi barbini ai gestori dei pub; si separa dai suoi compagni all’ingresso di una discoteca cercando il duello personale con una ninfa; sfida la mononucleosi pomiciando con ancelle ubriache dopo conversazioni anche solo di due minuti; elude saggiamente gli inviti a furibonde risse lanciate dai maschi, ciclopi sassoni, che obnubilati dall’alcol danno cosi’ sfogo ai loro istinti primordiali; canta e danza inneggiando ai suoi Dei Bacco e Dionisio; predica il suo verbo nei maggiori disco-club dell’isola, ovvero il Disco-69 (nomen omen), lo Sweet Irish Dream che a dispetto del nome è popolato da fantastiche ragazze Israeliane, lo Skorpion, l’Aftershock; abbraccia e conversa amabilmente con i suoi alleati che si uniscono alla sua causa per strada, e infine conclude la sua giornata su una spiaggia in dolce compagnia o più probabilmente da solo, su quel letto poco considerato, felice della sua Itaca e pronto alla giornata successiva. Questo poema giungerà a conclusione solo dopo sette-dodici canti, oltre i quali l’Odisseo arriverà a patire fisicamente il prezzo di cotante eroiche gesta, e inizierà a rendersi conto che se non mangia muore, che si deve bere anche acqua e altri dettagli come il fatto che l’essere umano è fatto per dormire di notte e stare sveglio di giorno, ma queste sono, appunto facezie. Terminata la sua epopea, tornato in patria l’Odisseo faticherà un po’ per riabituarsi alla vita quotidiana e al fatto che vomitare per strada non è statisticamente usuale, che se vuole frequentare una ragazza gli tocca dire qualcosa in più che il suo nome, la sua nazione e qualche complimento confezionato in pratiche frasi standard, che alle 19 per sentire la musica deve accendere l’autoradio e che la vita di tutti i giorni è tendenzialmente noiosa. Egli sarà triste per un po’ di tempo, ma sarà sopravvissuto, ed è già qualcosa. 

P.S.: Sono stato un “Odisseo” nel 2002, ma delle muse ispiratrici mi appaiono in sogno anche oggi per assicurarmi che quell’isola è popolata di gente come me, assetata di bere avidamente alla caduca giovinezza. Non so se oggi sono più o meno felice di allora, di certo la vita era più facile, ma l’importante è rinnovarsi, quindi me la godo anche adesso. Ogni tanto mi metto a guardare in direzione Sud-est, e penso a quei giorni che non torneranno mai più, e sorrido. Ma non è un sorriso triste, o amaro: è il sorriso di chi guarda al passato senza rimpianti e di chi è certo che se alcuni giorni non torneranno più, tanti altri, altrettanto fantastici, verranno.





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