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Calcio. "Pirlo si nasce, non si diventa"

Gigi Simoni. (foto) ndr.

di Andrea Gussoni

MILANO, 4 AGO. - Fuori Pastore e Lavezzi, dentro due diciottenni, Coman e Ongenda. E il PSG rimonta in sette minuti il Bordeaux aggiudicandosi la Supercoppa di Francia. Una situazione che a qualcuno ha ricordato l'azzardo di Gigi Simoni, che nella partita d'esordio del campionato 1998-'99 richiamò Djorkaeff e Roberto Baggio per lanciare i giovani Pirlo e Ventola, che raddrizzarono la sfida del Sant'Elia. Ma si trattò davvero di un azzardo? "Il campione è tale già in tenerissima età - ha spiegato in esclusiva a Sportal.it mister Simoni, protagonista dalla panchina di quella sfida di quasi quindici anni fa -. Si nasce campioni, non lo si diventa. Lo capii con Pirlo, ma anche con altri giovanissimi giocatori che svezzai negli anni precedenti. Penso a Pruzzo o a Bruno Conti. Ricordo che notai Conti nella Primavera della Roma. Allenavo il Genoa e dissi al mio presidente che acquistandolo avremmo vinto la serie B. Lui era scettico, si trattava pur sempre di un ragazzino. Ma ebbi ragione io". "Se un giocatore è un campione lo si vede anche a 8-10-12 anni - ha proseguito il tecnico di Crevalcore -. Poi è evidente che vada seguito, fatto crescere, allenato bene. Se ha la testa di legno potrebbe non esplodere, il talento va abbinato alle qualità morali. Ma chi è scarso resta scarso, un campione non si può costruire". Sui motivi per i quali spesso gli allenatori sono restii a concedere fiducia, Simoni ha mostrato di avere le idee chiare. "Questo era vero qualche anno fa - ha dichiarato -, ma era dovuto al fatto che in Italia c'era penuria di giovanissimi giocatori di grande qualità. Per un allenatore è quasi un titolo di merito il fatto di far esordire un calciatore che si rivela un asso, quindi se i giovani non giocano è solo perché non meritano di giocare. Lo dimostra lo spazio che si stanno ritagliando ultimamente i nati negli anni '90, come Balotelli, Insigne, El Shaarawy". "Il nostro movimento ha attraversato un periodo difficile, ma ora va meglio, anche nell'ottica della Nazionale di Prandelli. Mi pare che ora quasi tutte le squadre abbiano dei giovani prospetti sui quali puntare, la situazione ultimamente sta migliorando", ha concluso l'ex allenatore di Napoli e Inter. Che non ha risparmiato una frecciatina al 'sistema' del calcio di oggigiorno: "C'è da dire però che, vent'anni fa, se da allenatore lanciavi un giovane e perdevi la prima partita, i presidenti non ti mandavano subito via".





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