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Estero. Germania 2013: 61,8 mln al voto, resta in piedi l'ipotesi Grande Coalizione

L'accordo per la grande colizione. (foto ASCA) ndr.

di Redazione

ROMA, 21 SET. (ASCA) - Una domenica alle urne per 61,8 milioni di tedeschi che votano per il rinnovo del parlamento federale, il Bundestag, mentre il futuro scenario di governo appare sempre piu' incerto. Gli ultimi sondaggi concordano nel rilevare una sostanziale parita' fra le due opposte coalizioni, quella conservatrice nero-gialla (tra Cdu e Fdp) di Angela Merkel (in vantaggio di un solo punto percentuale) e quella rosso-rosso-verde (Spd, Linke, Verdi). Sembra invece allontanarsi lo spettro di un possibile ingresso nella Camera alta del partito anti-euro ''Alternative fur Deutschland'' (AfD, Alternativa per la Germania), guidato Bernd Lucke e fermo al 4%. L'ipotesi di un nuovo esecutivo di Grande coalizione fra cristiano-democratici e socialdemocratici resta dunque in piedi, se lo scenario partitico che scaturira' dal 22 settembre risultera' troppo frammentato per permettere numericamente la costruzione di una maggioranza (Cdu e Fdp a destra, Spd e verdi a sinistra). In corsa per i 598 seggi di deputato al Bundestag e quest'anno ci sono 4.451 candidati (nel 2009 erano stati 3.556), con le donne che rappresentano un quarto del totale (25,8%), ovvero 1.149 aspiranti. I partiti in lizza sono complessivamente 38. I due principali sfidanti sono Angela Merkel e Peer Steinbruck. La prima, 59 anni, continua a godere di un forte consenso nazionale, soprattutto per il modo in cui ha gestito la crisi finanziaria del 2008, e se dovesse vincere anche questa tornata elettorale avrebbe la possibilita' di superare la britannica Margaret Thatcher per il numero di anni alla guida di un governo di un Paese europeo. Tra i due si e' respirata una campagna elettorale concentrata principalmente su economia, lavoro ed Europa. Per quanto riguarda l'occupazione, tuttavia, la Merkel e' apparsa quasi inattaccabile. Fino al 2002 (tre anni prima della sua elezione a Bundeskanzler), in Germania erano infatti 4,1 milioni le persone a non avere un lavoro. Il Paese era definito ''il malato d'Europa'', mentre oggi il tasso negativo e' sceso a 2,9 milioni di disoccupati. E' vero, la corsa alla creazione di nuovi posti di lavoro comincio' con l'ex cancelliere Gerhard Scrhoder, che incarico' Peter Hartz, all'epoca manager della Volkswagen, di elaborare alcune proposte per rilanciare il Paese. Fu in quel periodo che espressioni come ''flessibilita''' e ''collocamento rapido'' presero a circolare. Ma solo oggi, grazie soprattutto alla fermezza della Merkel mostrata in seno Ue, si e' aperto il cammino verso un nuovo modello d'inserimento occupazionale, anche a scapito della qualita' (nel 2012 in Germania c'erano 820mila lavoratori interinali, 500mila in piu' di dieci anni fa, e oggi ci sono 7,5 milioni di minijob, impiego minimo). Sulla dimensione comunitaria di Berlino, invece, lo scontro tra le parti in campagna elettorale e' stato acceso. La Merkel non ha mancato di dichiarare che i membri dell'Spd, in materia di politica europea, sono stati ''inaffidabili''. L'Spd ha risposto ricordando che il governo ha avuto l'appoggio dei deputati socialdemocratici durante tutta la legislatura. Il solo punto di convergenza e' sembrato essere la contrarieta' alla condivisione del debito europeo e all'emissione di eurobond. Ma anche le questioni di politica energetica, care alle tasche dei tedeschi. Perche' alla legge di 13 anni fa varata per promuovere le fonti rinnovabili ('Energiewende') ultimamente si stanno sommando i timori che i costi del programma, da 550 miliardi di euro, graveranno pesantemente sulle bollette sia delle famiglie, sia delle imprese. Infine il delicato caso demografico: con uno dei tassi di natalita' piu' bassi d'Europa (1,36 bambini per donna), la Germania si avvia infatti a un drastico ridimensionamento della popolazione che - secondo le ultime stime dell'Ocse - potrebbe limitare nei prossimi decenni la crescita dell'economia tedesca.





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