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India: 4 condanne a morte per lo stupro-choc di New Delhi

Il tribunale di New Dheli. (foto) ndr.

di Redazione

NEW DHELI, 13 SET. (AGI) - Un tribunale indiano ha condannato a morte quattro uomini per lo stupro di gruppo di una giovane studentessa nel dicembre scorso a New Delhi, una brutale aggressione che porto' alla morte della giovane. I quattro, che agirono insieme a un minorenne, condannato a tre anni di riformatorio, e a un sesto complice suicidatosi in carcere, saranno impiccati. Nel dare lettura della sentenza, il giudice Yogeesh Khanna ha affermato che il crimine "sconvolse la coscienza collettiva" e per questo rientra nella categoria di quei crimini "piu' rari tra i rari" che meritano la pena di morte. "In questi tempi in cui i crimini contro le donne sono in aumento, la magistratura non puo' chiudere gli occhi dinanzi a un atto cosi' macabro", ha affermato il magistrato. Il padre della ragazza violentata si e' detto "felice" per la sentenza dopo che aveva avvertito che agli aggressori non poteva essere inflitto "niente di meno" della pena capitale. "Giustizia e' stata fatta", ha commentato l'uomo, un povero contadino che aveva investito i risparmi di una vita negli studi della giovane e promettente figlia, aspirante fisioterapista. Il caso aveva sollevato un'ondata di indignazione popolare in tutta l'India, improvvisamente posta di fronte alla gravita' e alla frequenza delle violenza alle donne. Le sevizie, consumate su un autobus in movimento, furono cosi' brutali che la giovane 13 giorni dopo mori' in un ospedale di Singapore per le lesioni interne. La sentenza e' stata letta in una sala speciale del tribunale a sud della capitale indiana, nella quale e' stato istruito il caso, circondato da decine poliziotti che avevano formato un cordone per tenere lontana la folla. Uno dei condannati, l'istruttore di ginnastica Vinay Sharma, e' stato portato fuori dall'aula in lacrime mentre gridava a gran voce. La vittima fu stuprata per un'ora e seviziata con una barra di ferro sull'autobus su cui era salita insieme al fidanzato, mentre il veicolo proseguiva la sua corsa per le strade di New Delhi. L'autista (poi suicidatosi) e cinque uomini, tutti ubriachi e originari di una misera baraccopoli alla periferia sud della capitale, abusarono a turno della ragazza dopo aver picchiato selvaggiamente il fidanzato. Poi la gettarono fuori dall'autobus, probabilmente credendola morta. Seppur in fin di vita, la giovane invece sopravvisse e riusci' anche a dare qualche indicazione sugli aggressori, ma le lesioni interne erano talmente gravi che le dovettero asportare alcuni organi interni. In un ultimo estremo tentativo di salvarle la vita, la ragazza fu trasferita in un ospedale specializzato a Singapore, dove mori' due settimane piu' tardi. La pubblica accusa aveva chiesto la pena capitale per l'"estrema brutalita'" dell'atto e anche per mandare un messaggio all'opinione pubblica; sono stati invece ignorati gli appelli della difesa che aveva chiesto ai giudici uno sforzo per ignorare la rabbia popolare. La sentenza e' arrivata al culmine di un processo durato sette mesi, spesso tenuto a porte chiuse, e scandito dalla morte di un quinto accusato, ritrovato impiccato nella sua cella. Un sesto accusato, che non aveva ancora compiuto 18 anni all'epoca dell'aggressione, e' stato condannato nelle scorse settimane a tre anni di reclusione (il massimo consentito per un minore) in un istituto giovanile. Nel frattempo la giovane, morta dopo un'agonia di 13 giorni, e' divenuta il simbolo dei pericoli che corrono le donne in un Paese in cui si registra uno stupro ogni 21 minuti e sono la norma gli attacchi con acido e le molestie.





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