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Italia. Telecom, troppe interferenze politiche ai danni degli azionisti di minoranza

Il logo di telecom. (foto) ndr.

di Redazione

ROMA, 27 SET. - Telecom Italia anche questa mattina va in altalena a Piazza Affari. L'azione prima ha aperto la seduta in rialzo (massimo a quota 0,6005 euro), poi ha virato al ribasso e ora perde l'1% a 0,589 euro. Anche se a palazzo Madama si è presentato il sottosegretario, Alberto Giorgetti, con un atteggiamento di apertura verso una possibile modifica della legge sull'opa, dando alle singole società la possibilità di inserire nello statuto una soglia per fare scattare l'opa obbligatoria più bassa del 30% del capitale, attualmente prevista dalla legge, questo non è bastato a nascondere il disappunto del titolare del Tesoro, Fabrizio Saccomanni, verso questa ipotesi. Le aspettative di Saccomanni si concentrano tutte sul regolamento della "golden power" (la nuova golden share), oggi al vaglio del Cdm, finalizzata a imbrigliare il controllo della rete di accesso di TI per difendere un asset strategico per il Paese. D'altra parte, al momento non ci sono le condizioni per un'opa obbligatoria. Un'eventuale modifica della legge dovrebbe venire approvata entro il 31 dicembre, poiché gli accordi fra i soci di Telco prevedono che Telefonica salga in termini di diritti di voto dal primo gennaio 2014. "C'è sì il problema della rete, da affrontare e risolvere, ma c'è anche un altro problema: Telecom Italia e Telefonica sono indebitate parimenti, e quindi hanno bisogno di vendere asset per ridurre il debito, è assolutamente realistico che Tim Brasil venga venduta e quando si tratterà di fare investimenti ovviamente sarà privilegiata la Spagna", ha affermato il segretario della Uil, Luigi Angeletti. L'eventuale imposizione di un'opa a Telefonica in caso salisse ulteriormente nel capitale di Telco avrebbe, secondo gli analisti di Equita, l'effetto di bloccare Telefonica. "Pensiamo che gli spagnoli non siano affatto intenzionati a lanciare un'offerta totalitaria e quindi bloccherebbero eventuali incrementi di quota", spiegano alla sim. "Ma la reazione negativa del governo a un socio da tempo già presente nel capitale di Telecom Italia e l'introduzione della golden power rischiano di scoraggiare eventuali altri capitali esteri deprimendo l'appeal speculativo di TI". Anche gli analisti di Banca Akros puntano il dito sulle potenziali implicazioni negative della crescente interferenza politica che potrebbe danneggiare gli azionisti di minoranza di Telecom Italia. "Gli interessi politici stanno prendendo il sopravvento sulle considerazioni strategiche e finanziarie e le ultime proposte rappresentano un deterrente sia per Telefonica sia per altre potenziali società interessate al controllo di TI", si legge in una nota di oggi di Banca Akros. "Gli sforzi per preservare il controllo italiano e/o gli investimenti nella rete potrebbero avere implicazioni negative per il titolo; anche proposte che in via di principio salvaguarderebbero gli azionisti di minoranza potrebbero danneggiarne gli interessi", rincarano la dose gli analisti della banca d’affari. Certo, è vero che un'eventuale minor soglia per l'opa, da stabilirsi per via statutaria, potrebbe obbligare Telefonica a un'offerta per l'intera Telecom Italia, ma la probabilità che questo avvenga è bassa in quanto i cambiamenti allo statuto dovrebbero essere votati da quegli stessi azionisti che stanno vendendo le loro quote agli spagnoli. Inoltre, gli analisti temono che, se il governo dovesse forzare la mano, alla fine Telefonica interromperà i suoi piani, una decisione negativa per gli azionisti di minoranza. Persino la golden power limiterebbe la flessibilità strategica di TI nelle sue decisioni per quanto concerne gli investimenti e potrebbe obbligare il gruppo a uno scorporo della rete. Insomma, "l'effetto finale è negativo per TI da tutte le angolazioni, anche perché lo spin-off non sarebbe più basato su considerazioni di carattere regolatorio o sulle aspettative di creazione di valore. Inoltre, Telefonica sarebbe ancora più riluttante ad aumentare il proprio impegno in TI. Altri potenziali offerenti potrebbero essere ancora più scoraggiati da una tale mossa", avvertono a Banca Akros, secondo i quali a questo punto un aumento di capitale è ora più probabile. Una decisione in merito sarà presa dal cda di Telecom Italia del 3 ottobre. L'aumento di capitale (riservato e di dimensioni limitate potrebbe passare più facilmente), dovrebbe essere pari a 5 miliardi di euro per portare il leverage ratio a un livello di 2 volte. "Un aumento di capitale, eventualmente riservato, con la cessione di asset come le torri e i multiplex darebbe maggiore flessibilità al management di TI per le cessioni/integrazioni in America latina e pensiamo che TI creerebbe miglior valore dalla vendita delle attività mobili in Italia e in Brasile", affermano gli analisti di Kepler Cheuvreux (buy e target price a 0,80 euro) Lo stesso management di TI sembra essere ormai decisamente più a favore di un aumento di capitale rispetto alla cessione di asset. "Se anche il cda lo dovesse approvare, appare ben difficile che possa ottenere il via libera dell'assemblea degli azionisti con il parere contrario di Telco, primo socio di TI con il 22,4%", osservano gli esperti di Intermonte (neutral e target price a 0,60 euro). Non è chiaro se il governo sostenga l'attuale management, ma sembra che siano entrambi schierati contro Telefonica. Le loro rispettive posizioni potrebbero divergere su un potenziale cavaliere bianco, a meno che sia la Cassa depositi e prestiti. "Troppe variabili per un investimento che è ormai diventato una sorta di scommessa. Cambiamo il nostro rating su Telecom Italia da accumulate a hold, il target price resta invariato a 0,65 euro, anche perché il cda del 3 ottobre probabilmente sarà un catalizzatore negativo", concludono gli analisti di Banca Akros. Mentre gli esperti di Hsbc stamani hanno alzato il target price di Telecom Italia da 0,5 a 0,6 euro, confermando il rating neutral, e di Telefonica da 10,6 a 11,8 euro (neutral) in una nota dal titolo "una soluzione per pochi lascia problemi per molti", anche perché il rating di credito di Telecom resta sotto pressione.





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