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M5S: Becchi, Napolitano: endorsement pro Berlusconi

Paolo Becchi. (foto) ndr.

di Redazione

ROMA, 21 SET. - "Le parole di Napolitano, a due giorni dal videomessaggio di Berlusconi, sono volens nolens un implicito endorsement in sua difesa, un monito contro la cosiddetta 'magistratura politicizzata', a cui il presidente chiede 'senso della misura e del limite'". Lo sostiene Paolo Becchi sul blog di Beppe Grillo in un post dal titolo 'I limiti di Napolitano'. Secondo Becchi, le parole pronunciate ieri da Napolitano sulla magistratura rappresentano l'"implicita difesa di un condannato in via definitiva che tuttavia e' d'importanza vitale per la continuazione del governo di larghe intese da Napolitano stesso voluto". "Con la nomina prima di Mario Monti e poi di Enrico Letta - osserva poi Becchi - Napolitano ha bloccato quel meccanismo - ormai impostosi con la fine della Prima Repubblica - di scioglimento sostanzialmente automatico (simul stabunt simul cadent) delle Camere in caso di crisi del governo in carica e della coalizione politica maggioritaria in Parlamento. E' vero che il presidente della Repubblica ha sempre visto riconoscersi una certa discrezionalita' nella gestione di crisi di difficile risoluzione, ma, con Napolitano, si e' assistito alla formazione di due governi imposti dal Capo dello Stato, due governi di natura "presidenziale", anziche' "parlamentare" (in cui, cioe', il voto di fiducia delle Camere ha funzionato come mera ratifica a posteriori di una decisione presa direttamente e sostanzialmente dal Presidente della Repubblica)". Becchi prosegue: "La rielezione di Napolitano alla Presidenza della Repubblica non e' stata soltanto "atipica", costituzionalmente non prevista (e, almeno secondo le intenzioni dei Padri Costituenti, implicitamente esclusa). E' stata una consegna del potere di determinare l'indirizzo politico del paese, da parte di PDL e PD-L, nelle mani del Capo dello Stato ("accetteremo ogni tua condizione, a patto che tu rimanga"). In questo senso, si potrebbe dire che il governo Letta non e' neppure piu' un "governo presidenziale" (ossia voluto dal presidente): e' il governo diretto dal presidente, ossia il governo a capo del quale c'e', seppur per interposta persona, Napolitano". Infine, "con la nomina prima dei quattro senatori a vita e poi di Giuliano Amato a giudice della Corte Costituzionale, Napolitano ha dimostrato di servirsi anche dei poteri di nomina attribuitigli dalla Costituzione come se fossero strumenti di indirizzo e controllo politico. I quattro senatori, infatti, sono stati nominati con il solo scopo di assicurare una possibilita' in piu' a un eventuale "Letta-bis". Quanto ad Amato basta ricordare il suo passato di tesoriere di Craxi e il suo presente di pensionato d'oro. A questo punto - conclude Becchi - viene da chiedersi: e' la magistratura che ha superato il senso della misura e del limite o e' il presidente della Repubblica che sta superando lentamente ogni limite?".





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