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Puglia. La Flai Cgil di Bari contro la criminalizzazione dei migranti

Il logo della CGIL Puglia. (foto) ndr.

di Redazione

BARI, 23 SET. - Oltre al danno la beffa: i migranti, dopo essere stati sfruttati da alcuni agricoltori senza scrupoli e costretti a lavorare ed a vivere in condizioni di semi-schiavitù, oggi sono indegnamente accusati di essere i responsabili dei crimini commessi nel territorio di Terlizzi. La Segreteria della FLAI CGIL Provinciale e Metropolitana di Bari dice basta al tentativo di innescare l’ennesima “guerra tra poveri”, visto che è un dato di fatto, confermato dalla stessa Amministrazione Comunale di Terlizzi, la diffusa pratica dello sfruttamento dei braccianti agricoli (italiani e migranti, regolari e non). A Terlizzi un’associazione professionale agricola, anziché battersi per il rispetto del Contratto Collettivo di Lavoro e delle normative vigenti per salvaguardare dagli effetti della concorrenza sleale le aziende agricole terlizzesi che operano nella legalità, ha pensato bene di invocare l’attuazione dell’odiosa legge Bossi-Fini, chiedendo alle istituzioni di adoperarsi per una campagna di espulsioni dei migranti irregolari. Ninni Mincuzzi Segretario Generale della FLAI CGIL di Bari contesta l’intento di coloro che in queste ore, al posto di dare risposte serie alle problematiche che attanagliano il comparto agricolo, si esercitano sterilmente e pericolosamente a divedere i lavoratori, in un territorio come quello di Terlizzi, nel quale da tempo si è realizzata un’armonica e completa integrazione dei lavoratori migranti, divenuti oggi cittadini/contribuenti, indispensabili in una larga parte delle attività agricole e non solo. Inoltre, Mincuzzi stigmatizza che, dopo le recenti sentenze della Suprema Corte di Giustizia Europea che hanno sancito l’inapplicabilità delle più importanti misure contenute nella legge Bossi-Fini, la richiesta di una generica campagna di espulsioni, possa, tra l’altro far attecchire il germe del peggior sentimento razzista da sempre avversato dalla comunità civile. La FLAI CGIL si sta battendo per cancellare le misure contenute nella legge Bossi- Fini perché tale normativa, prevedendo l’espulsione dei migranti che denunciano i datori di lavori ed i caporali, in sostanza favorisce lo sfruttamento, il caporalato ed il lavoro nero. Infine, la FLAI CGIL di Bari annuncia che riprenderà da Terlizzi il viaggio del camper dei diritti, con l’iniziativa “Sgombriamo Il Campo dalla criminalità e dalla illegalità” per presentare cinque proposte per un nuovo mercato del lavoro in agricoltura. 

NOTA STAMPA SU TELEPERFORMANCE A TARANTO 

Da tempo ormai vige lo slogan (vero!) per il quale il call center è il luogo in cui la popolazione aziendale è maggiormente costituita da donne, con una età media che si aggira sui 35 anni. In questo contesto, l'azienda Teleperformance di Taranto costituisce un esempio significativo: 2000 dipendenti e 1500 “lap” ovvero lavoratori a progetto, di cui la stragrande maggioranza costituita da giovani donne. Non a caso più volte questa azienda è passata sotto i riflettori della cronaca nazionale per il gran numero di maternità, oltre 700 nel giro di 3 anni. Oggi si vive però una drammatica conseguenza della crisi che impatta su questo aspetto della genitorialità, mettendo in difficoltà tante giovani mamme: ormai le aziende dei call center in outsourcer hanno scambiato il concetto di flessibilità dell'orario di lavoro con quello di precarietà. Orari cambiati all'improvviso, flussi di chiamate diversi dalle pianificazioni, utilizzo distorto di ferie e rol anche da parte dell'azienda hanno messo in difficoltà tantissime di queste giovani donne, costringendole alle dimissioni (in alcuni casi) o alla riduzione dell'orario individuale. È l'esatto opposto dell'azione che si vuole portare a livello nazionale, quello di aumentare strutturalmente l'orario individuale rendendo questo lavoro dignitoso al pari degli altri. Difronte alle continue sollecitazioni, l'azienda non ha dato risposta, aumentando questo senso di precarietà e determinando una dichiarazione sindacale unitaria di sciopero a singhiozzo ad oltranza, per rivendicare dignità per queste lavoratrici più in difficoltà ma per tutti i lavoratori. Non si può decidere della vita dei lavoratori, non si può pensare di avere sottomessi: la SLC CGIL non ci sta!





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