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'La Buona Politica' - Welfare o terzo settore purchè se ne parli in termini di verità e umanità

Il simbolo del welfare. (foto com.) ndr.

di Cosimo Imbimbo

BARI, 30 SET. - Nell'inquietante scenario economico incombe l'incubo sulle forma di assistenza e aiuto alle fasce deboli del nostro bel paese. Troppi trend in rosso, sconfortanti negatività legate al mondo produttivo. Pesano come montagne in caduta libera le troppe assenze di concrete politiche legate ad una logica di welfare che i precedenti governi non hanno, o non hanno voluto nemmeno portare in trasparente discussione. Però prima di parlare o provare compassione per questa triste condizione, sarebbe necessario pensarci un pochino sopra, a mente fredda, e si vedrà che i gli italiani stanno solo raccogliendo ciò che hanno seminato. 

I vari governi italiani sin dall'inizio hanno sottovalutato la portata della crisi, talvolta usando incauto uso ottimistico,hanno sempre sperato inutilmente -in modo attendista- nella ripresa internazionale sono intervenuti con gravissimo ritardo e con interventi insufficienti di fronte all'aggravarsi della crisi. Molteplici le manovre di correzione di conti pubblici per un volume di oltre 200 miliardi di interventi non sono stati sufficienti ad arginare la sfiducia dei mercati finanziari e ad invertire la condizione di declino economico che il paese sta vivendo da anni. Aggiungiamo inoltre un forte senso di disgregazione tra le varie anime di categorie o associazionistiche, eccessivi zeli corporativistici, opportunismi e speculazioni a gogò. Nella corrente alba parlamentare si pone la giusta occasione per ascoltare gli interventi di importanti esperti e tecnici del settore del Fund Raising per le organizzazioni del Terzo settore, e per riflettere su come la costruzione di relazioni, la motivazione e la mobilitazione di tanti soggetti diversi possa essere uno strumento di fondamentale sensibilizzazione e raccolta di risorse, non solo economiche, ma anche e soprattutto umane. Inammissibile continuare ad assistere alle catastrofi sotto forma di “suicidi collettivi” o di immani sofferenze e al consequenziale senso di impotenza manifesta che ci induce a pensare non più all'Italia come l'elegante superstar dell'occidente bensì come una mostruosa macchina di dolore, dotata solo di cinismo e calcolata esteriorità di facciata. Accade, quindi, che nel momento in cui crescono i bisogni di assistenza sociale, soprattutto perché si riducono le opportunità di occupazione e di reddito, le politiche di austerità comportano il sacrificio della spesa sociale, riducendo significativamente anche il livello dei servizi esistenti. 

La logica del denaro ha permeato lo sviluppo del welfare e anche il dibattito sulla crisi attuale è schiacciato sulla dimensione economica, sia quando le politiche sociali sono orientate da concezioni neoliberali, sia quanto invece, prevalgono concezioni socialdemocratiche. Si tratta, infatti, di un carattere fondamentale delle società civili: assistere chi è in difficoltà, altrimenti è solo becera retorica distruttiva. Speriamo che i prossimi amministratori del pubblico denaro siano degni portatori di valori di “sensibilità” unita all'abilità di saper dare degno risalto a quel “terzo settore” diciamolo pure un tantino denigrato e dimenticato a favore magari di cose o situazioni decisamente più a carattere elettoralistico. Integriamo qualità ed innovazione a quegli sperperi che qualcuno considera “male necessario”. Purtroppo è crudele ma da troppo tempo si cammina così. Salviamo il salvabile. Dobbiamo lavorare dandoci una prospettiva e dotandoci di giusti strumenti legislativi i quali potranno essere efficaci solo se inseriti in un quadro di sistema che preveda la riforma del welfare, attraverso la revisione e l'attuazione della varie leggi quadro e salvaguardando l'integrazione del sistema socio-sanitario. 

Sono riforme che dovranno essere realizzate con drammatica immediatezza, con doverosa analisi su una corretta riprogrammazione delle politiche sociali in particolare per tutti quei soggetti meno abbienti più fragili ed esposti che non possono rivolgersi ad alcuno in quanto trovano sempre barriere insormontabili , per gli ovvi e squallidi motivi che tutti conosciamo e che continuiamo tutti a tenercieli chiusi nel cassetto del nostro ostinato egoismo.





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