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Bari. "Il Mezzogiorno nel Settecento tra riforme e rivoluzione" di Angelo Panarese

La copertina del libro. (foto) ndr.
Muovendo da una ricostruzione storica, economica, sociale e politica del Mezzogiorno nel Settecento, che ha nella teorizzazione dei Riformatori il punto più alto di elaborazione teorica, Panarese affronta una serie di temi dibattuti nella storiografia novecentesca: il dramma della Rivoluzione Napoletana e, in maniera particolare, la crisi dell’Antico regime, i limiti del riformismo borbonico, la complessa situazione economica e sociale del tempo

di Redazione

BARI, 30 OTT. - Il libro: Un filo rosso lega la storia del Mezzogiorno nel Settecento alla Rivoluzione napoletana del 1799 e alla storia d’Italia. Le “Repubbliche giacobine” (1796-99) rappresentano un primo esempio di quella che sarebbe stata la condizione dell’Italia dalla fine del Settecento alla morte di Napoleone. Muovendo da una ricostruzione storica, economica, sociale e politica del Mezzogiorno nel Settecento, che ha nella teorizzazione dei Riformatori il punto più alto di elaborazione teorica, Panarese affronta una serie di temi dibattuti nella storiografia novecentesca: il dramma della Rivoluzione Napoletana e, in maniera particolare, la crisi dell’Antico regime, i limiti del riformismo borbonico, la complessa situazione economica e sociale del tempo. L’analisi mette a nudo le drammatiche contraddizioni tra mondo contadino e borghesia rurale, fra sanfedisti e giacobini, fra i “patrioti” che si battevano per l’eversione della feudalità e la costruzione della Repubblica e gli “insorgenti” che si opponevano violentemente a questa prospettiva. Un contesto così straordinario ed eccezionale in cui, per la prima volta nella storia del Mezzogiorno, si pratica la democrazia politica nelle Sale di Istruzione e Patriottiche e nasce il primo giornale, “Il Monitore”, che sostiene le posizioni dei giacobini. La caduta della Repubblica Napoletana è un po’ la metafora della storia del Mezzogiorno: da una parte, essa rappresenta il crollo di un sogno democratico, dall’altra, pone le basi per la affermazione della rivoluzione borghese nel Mezzogiorno, che troverà la sua più compiuta attuazione con il governo dei Napoleonidi prima e con l’Unità d’Italia dopo. 

L'autore: Angelo Panarese, laureato in Lettere e Scienze Politiche, dottore di ricerca, collabora con l’Istituto di Filosofia politica dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro ed è docente di scuola media superiore. Sindaco della città di Alberobello dal 1994 al 2001, è autore dei seguenti volumi: “La Devianza minorile: il caso Puglia 1976-86. Economia, Sociologia, Diritto” (Bari 1988); “Felicità e cittadinanza nella teoria politica di Aristotele” (Manduria 1993); “Dal riscatto feudale al riconoscimento di Alberobello come patrimonio dell’umanità” (Alberobello 2000); “Filosofia e Stato” (Lecce 2005); “Storia del Regno di Napoli. Un confronto con Benedetto Croce” (Lecce 2012). Per i nostri tipi, ha pubblicato: “I tre Poteri” (Bari 2008); “Donne, giacobini e sanfedisti nella Rivoluzione napoletana del 1799” (Bari 2011).





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