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Calcio. A Bari è scomparso il tifo. Il galletto ha perso punti e anche la voce

Lo stadio San Nicola  senza spettatori. (foto) ndr.
“Durante le partite casalinghe la gente diserta il San Nicola: solo i bambini restano come ultimo baluardo”


di Stefano Patimo

BARI, 28 NOV. - Soltanto appena sei punti nelle ultime quattro gare e sempre più meno gente allo stadio. Questo l’unico dato, per assurdo, in aumento. Contro Varese e Padova (ultime due gare disputate tra le mura amiche dello stadio San Nicola ndr.) ad occupare i seggiolini dell’astronave di Renzo Piano c’erano un cospicuo numero di giovanissimi delle scolaresche locali e provinciali (circa 3000 ragazzi a partita ndr.) e uno sparuto numero di supporters adulti biancorossi. Certo, quello zoccolo duro del tifo barese rimasto ad occupare gli spazi della curva nord non può essere assolutamente criticato, anzi, ma resta una ferita aperta vedere uno stadio da 60.000 posti semi vuoto ad ogni appuntamento casalingo degli uomini di coach Alberti. A peggiorare la situazione, inoltre, ci sono gli scarsissimi incassi (contro il Padova poco più di 8000 euro guadagnati per la società ndr.) e le prestazioni altalenanti di una squadra discontinua. Per questo, La Gazzetta Meridionale, ha voluto sentire l’opinione del popolo circa la situazione attuale del galletto che, purtroppo, non riesce più ad alzare la “cresta” come una volta. La squadra è giovane con un allenatore inesperto; manca un attaccante di razza come Ciccio Caputo; la società dovrebbe puntare non soltanto sull’immagine, ma anche sull’aspetto tecnico di un organico valido ma incompleto. Questi, secondo le interviste raccolte, sono alcuni pensieri di una gente stanca, rammaricata e dispiaciuta di vedere la squadra della propria città sprofondare tra le sabbie mobili della cadetteria. Ed a proposito di cadetteria, il presidente della Lega di B, Andrea Abodi, ho voluto sottoilineare con approvazione l’iniziativa di marketing culturale presa dall’entourage biancorosso, e cioè quella di pubblicizzare San Nicola come simbolo della città di Bari. Tutto questo stampato sulle casacche baresi in lingua italiana e russa. Lodevole iniziativa, come lo stesso club manager Gianluca Paparesta si è fatto portavoce, ma al tifoso verace e sanguigno basterà? Di sicuro resta un ottimo viatico spirituale, ma a conti fatti le soluzioni da trovare dovrebbero essere anche altre, come è emerso dai pareri dei baresi. Se è vero che il santo di Myra appartiene al capoluogo di regione, probabilmente anche i tifosi vorrebbero appartenere, pardon, ri-appartenere ad una squadra ormai smarrita: questo galletto non ha bisogno soltanto di una mano dal Cielo o da chi rappresenta l’imminente oriente ortodosso, ma soprattutto di una mano concreta sulla Terra.





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