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Taranto. Corpo Forestale dello Stato: sequestrate armi, munizioni, selvaggina e registratori


Le armi e il materiale sequestrate. (foto com.) ndr.
Denunciati cacciatori per caccia illegale nel Parco Regionale “Terra delle Gravine” e con mezzi vietati 


di Redazione

MARTINA FRANCA (TA), 19 NOV. - Nel corso dei consueti servizi di controllo del territorio mirati a prevenire ed a reprimere il bracconaggio, gli uomini del Corpo Forestale dello Stato - Comando Stazione di Martina Franca hanno effettuato molteplici sequestri a carico di persone sorprese ad esercitare l’attività venatoria con modalità illecite. In particolare, sono stati sequestrati quattro fucili da caccia, numerose munizioni calibro 12 e, in aggiunta, ben undici richiami acustici elettromagnetici muniti di comando a distanza impiegati illecitamente per attirare la selvaggina, che espressamente vietati dalla legge di riferimento in materia venatoria (la L. 157 del 1992), hanno sottoposto gli uomini del Corpo Forestale ad interventi particolarmente impegnativi, in quanto i bracconieri avevano posizionato detti richiami in casse d’acciaio blindate e ben ancorate agli alberi al fine di evitarne l’asportazione. Sono stati sequestrati inoltre svariati esemplari di uccelli selvatici abbattuti illegalmente. Quattro i trasgressori deferiti all’Autorità Giudiziaria. L’attività suddetta è stata effettuata nel corso di distinte operazioni, che hanno visto gli uomini del Corpo Forestale dello Stato impegnati in agro di Martina Franca, in località Barratta e nell’Oasi di Protezione “Bosco delle Pianelle”, ed in agro di Crispiano, in località Pace, all’interno del Parco Naturale Regionale “Terra delle Gravine”. I reati contestati vanno dall’abbattimento di fauna selvatica protetta, all’impiego di mezzi non consentiti, all’esercizio venatorio in aree protette - al cui interno, oltre l’effettuazione dell’esercizio venatorio, è rigorosamente vietata anche la semplice introduzione di armi -. I quattro trasgressori sono stati denunciati a piede libero alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto; quelli sorpresi in area protetta rischiano la confisca delle armi, l’arresto fino a 6 mesi e l’ammenda fino a euro 12.900 circa. Gli uccelli protetti rinvenuti nel carniere dei cacciatori erano Tortore dal collare, una specie di cui è vietato l’abbattimento in quanto esclusa dall’elenco delle specie espressamente cacciabili. Si sottolinea, a tale proposito, che la legge che regolamenta l’esercizio venatorio (la già citata L. 157 dell’11 febbraio 1992, recante “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”) non precisa quali specie siano protette, ma, al contrario, elenca quelle che possono essere oggetto di caccia; l’esclusione di una specie dall’elenco suddetto ne determina automaticamente l’inserimento fra le specie non cacciabili, per le quali è vietato l’abbattimento, pena una sanzione penale che, oltre all’inserimento dei responsabili nel registro degli indagati, prevede anche il “sequestro delle armi, della fauna selvatica e dei mezzi di caccia” (L. 157/92 art. 28 c. 2). La Tortora dal collare non va confusa con la Tortora comune, considerata invece specie cacciabile: su questo la normativa, espressa dalla Legge n° 157/92, è perentoria e tale da non lasciare spazio a equivoci, in quanto essa indica le specie cacciabili non con il solo nome italiano ma anche con il nome scientifico, che individua univocamente una ben determinata specie, mettendo al riparo dalla confusione con specie affini ma non cacciabili che potrebbero essere associate alla prima per analogie nel nome comune. Nel caso della Tortora dal collare, poi, questo equivoco sembra essere dietro l’angolo, perché, trattandosi di una specie molto comune nei nostri territori, si potrebbe essere facilmente indotti ad attribuire ad essa l’aggettivo “comune” ed ad indicarla come “Tortora comune”, cioè esattamente come la specie cacciabile, la Streptopelia turtur, il cui nome italiano è appunto “Tortora comune”. Le cose, invece, stanno ben diversamente: la Tortora dal collare non è specie cacciabile, ad all’incauto cacciatore che dovesse sparare ad essa si aprono le porte del processo penale per il reato di abbattimento di fauna selvatica protetta, che si conclude con una sanzione penale che prevede di norma il pagamento di un’ammenda tutt’altro che lieve e con le sanzioni accessorie poc’anzi accennate. Su questo e su altri aspetti legati alla salvaguardia della flora e della fauna e della stessa vita umana si incentra il lavoro quotidiano degli uomini e delle donne del Corpo Forestale dello Stato; il servizio svolto dal Comando Stazione del CFS di Martina Franca costituisce la prosecuzione di una più ampia attività, di tutela della fauna selvatica e delle aree protette, avviata già dal mese di settembre dal Comando Provinciale del CFS di Taranto in tutta la provincia jonica.





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