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Il Personaggio - “Masha o raddoppia?” Intervista a Masha Sirago

Masha Sirago. (foto) ndr.

di Redazione

ROMA, 2 NOV. - E’ l’appellativo che mi diede a suo tempo Walter Chiari quando mi conobbe, o meglio volle conoscermi perché rimase colpito dalle mia capacità trasformistiche in scena. L’arte del Trasformismo, quella di cambiarsi d’abito velocemente interpretando le dive famose che tutti riconoscono: Marylin Monroe, Tina Turner, Cher, Liza Minnelli, Jessica Rabbit, ecc. 25 donne straordinarie in scena in 30 minuti su base musicale da me interpretate, ero l’unica trasformista donna in tutta Europa, lavoravo tantissimo perché ero originale nell’ideazione di uno spettacolo. Avevo l’arte nel cuore e nell’anima e la mettevo in scena. Walter Chiari che ebbe le più belle donne del mondo, vide in me una giovane donna che giocava a interpretare le donne spettacolarizzando il tutto: appunto, Masha o raddoppia? Diventammo amici, mi portò con sé a lavorare e ho ancora tanti altri bei ricordi di lui. L’ultimo giorno della sua vita ero a pranzo con lui… 

Sei diventata famosa per aver tirato una torta in faccia a un noto personaggio televisivo italiano e per questo sei nella storia della Rai. Come mai? 

Mi diverte pensare che ancora oggi a distanza di 23 anni dalla famosa trasmissione televisiva “Gran Premio” su Rai1 molte persone ricordano il mio nome e il mio gesto. Un gesto speciale, dolce come può essere una torta, in un momento televisivo seguito da più di 10milioni di spettatori, dove avevo partecipato, per la prima volta a Roma, come personaggio emergente scelta da un concorso su Radiocorrieretv al quale parteciparono per la selezione 50mila giovani. Su Youtube ci sono commenti vari, ma sicuramente si possono vedere Pippo Baudo, Franco Franchi e Renato Zero che cantano “Siamo rimasti in tre, tre briganti con la spada ecc..ecc..” . Una figura di donna entra in scena a tempo musicale, si vede di spalle che tira una torta e scompare. La musica va scemando fino a terminare. E’ il caso di dirlo: ho il senso musicale, sono entrata a tempo in quel tempo della mia vita, ma non l’avevo determinato. Ma chissà se si capisce la mia ironia di ora e di allora. Certamente molti han pensato che l’ho fatto per diventare famosa e guadagnarci. Non ho guadagnato nulla, mi chiamarono almeno venti testate di giornali nazionali, mi spaventai perché non sapevo cosa dire e infatti non dissi nulla. Se volevo guadagnarci avrei parlato, e firmato l’esclusiva che mi chiesero dei giornalisti dopo qualche giorno. Ma io ero inconsapevole del mio stesso gesto, che molti hanno ritenuto geniale. Ma chi vuole credere alla mia verità? E’ stato un atto sicuramente comico nel contesto di allora, che diverte ancora oggi molta gente. Bello, no? Se Pippo Baudo volesse sapere per mia bocca il racconto di quel giorno, lo farei volentieri. D’altronde, il ricevente della mia dolcezza tramite torta è stato lui. E poiché è anche avvocato…potrebbe oggi addirittura prendere le mie difese: l’ho fatto in modo spettacolare. E lui non era uomo di spettacolo? Mi ha anche soprannominata in tv la “Fregoli in gonnella”. 

Cosa è successo dopo quel fatto? Sei rimasta amica? 

Beh…dopo che ho tirato la torta sono fuggita, e mentre scappavo inseguita da tante persone dello studio televisivo, mi sono sentita come in un film di Charlie Chaplin. Forse avevo visto troppi video e film da ragazzina, e qualcosa mi era rimasto dentro, ma in modo diverso dagli altri. So che molti giornali ne hanno parlato e scritto, male e bene. E anche tante persone, amiche e conoscenti, hanno dato la loro versione del fatto, appunto: la loro! Divertente che abbiano chiesto un parere a colui che curava i capelli del suo caro amico Pippo: Tony al Parlamento. Una sua cliente giornalista si informò dell’evento e ne scrisse ampliamente sul settimanale “Oggi”. Non ricordo bene se Tony, con il quale ho sempre avuto ottimi rapporti, abbia detto di aver trovato rivoli di panna e ciliegine tra le mani il giorno dopo mentre curava l’immagine del noto presentatore mentre per me erano petali di rosa come segno di benvenuto a una persona che considero amico a priori ma che – ahimè- a quel tempo non ha compreso la dolcezza del mio gesto. So che l’ha compreso dopo, come a dire “con il senno del poi”. Ero una ragazza tutta panna. Dopo tre anni mi ha invitato in una trasmissione su Canale 5 per donarmi una torta e “perdonarmi” in diretta, dopo una mia esibizione di trasformismo. 

C’è stato un momento buio della tua vita… 

Purtroppo sì, un medico sbagliò a operarmi alla gamba sinistra. Le luci dei riflettori nella mia vita si spensero, la luce nella mia vita si affievolì. Difficile pure a camminare. Ma non voglio dire altro. Stop. Questo mi ha cambiato la vita, la percezione del valore della vita. Un velo scuro è in fondo al mio cuore, a volte piango e non so perché, dimenticare è difficile quando la sofferenza fisica protratta nel tempo segna il corpo fisico fino a toccare le corde dell’anima che vogliono vibrare come dolci arpe, ma non riescono. La carriera non c’è più e i sogni si infrangono nel mare tempestoso della vita. Gli amici dovrebbero starti vicino, ma chi è in carriera e in corriera va veloce, non c’è tempo per stare dietro a tutto, e tu rimani indietro. 

Come hai superato quel momento? 

Varie esperienze come attrice a teatro e nel cinema. Ma non riuscivo a stare dentro al sistema, perché io ormai ero diversa, con un’esperienza così! Solo le letture dei libri mi sono state veramente amiche. Poi cominci a pensare che bisogna fare qualcosa, visto che l’arte non riuscivo a metterla da parte! Dio mi ha illuminato e non soltanto perché leggevo il filosofo Maritain e “La responsabilità dell’artista”. Ma la mia è stata poi una ricerca scientifica, notificata da illustri personalità del mondo della Cultura che hanno scritto, per il progetto da me ideato, una straordinaria prefazione. Protagonista di tutto questo è la mia cagnolina maltese Tiffany, “musetta ispiratrice”. 

“Musetta ispiratrice”, in che senso? 

I cani sono i migliori amici dell’uomo e della donna, e Tiffany mi è stata accanto come una vera amica. Un giorno ci siamo guardate negli occhi e la sua dolcezza mi ha fatto comprendere che non ero sola, come a volermi dire: “Non preoccuparti, ci sono io che ti aiuto. Ce la faremo insieme”. Quando scrivo che Tiffany “lavora come un cane” dico la verità, anche con ironia. Bisogna vedere le foto e i racconti dove Tiffany racconta le sue osservazioni poetiche e ironiche sul mondo e sulla società, per comprendere cosa Tiffany vuole dire al mondo “in silenzio e senza abbaiare”, dal basso verso l’alto e verso l’Altro. Il rapporto “cane e padrone” è stato decantato in letteratura da molti scrittori. Il mio è diventato un progetto culturale notificato e supportato da un Comitato Scientifico d’eccezione: Claudio Strinati, critico d’arte; Giovanni Russo, scrittore; Ferdinando Castelli, critico letterario; Francesco Bruno, criminologo; Masolino DʹAmico, critico letterario; Piero Ostellino, editorialista; Carlo Giovanardi, appassionato di filatelia; Nino Marazzita, libero pensatore; Davide Rondoni, poeta; Giovanni Conso, Presidente Onorario Accademia dei Lincei. Oltreché al filosofo Giacomo Marramao che ha definito Tiffany “Animal academicum”. 

Ti dedichi anche ad altre attività culturali? 

Ho frequentato il Bienno di Plastica e Formatura a Roma, diventando scultrice e realizzando alcune mostre di scultura, parallelamente all’organizzazione di varie esposizioni di aforismi fotografici con Tiffany in varie Biblioteche del Comune di Roma e Milano, oltreché in altri luoghi prestigiosi come Palazzo Ferrajoli e alla Torretta di Ponte Milvio a Roma e alla Fondazione Umanitaria a Milano. “Carta canta, verba volant, argilla manifestat” è un titolo che dice molto, soprattutto oggi si può constatare che spesso le parole volano al vento come ormai molte persone le dicono e le usano quando scrivono, mentre per me le parole hanno un peso, proprio come pesano le sculture. Da diverso tempo scrivo elaborati critici e recensisco eventi culturali che poi vengono pubblicati su Mondoliberonline.it Ho intenzione di iniziare altri progetti, non solo per diversificare, ma anche per condividere con altri i miei propositi e il mio impegno nella società. 

Hai un sogno nel cassetto? 

Vorrei realizzare il piccolo Museo di Tiffany che contenga tutto il mondo culturale con le sue opere, gli aforismi, le sculture, gli oggetti, libri e racconti che esprimono i valori – in primis dell’amicizia e fedeltà, a seguire attraverso i proverbi e modi di dire – ossia tutto il mondo di Tiffany “Animal academicum”. Un luogo che faccia venire voglia ai turisti, che vengono a visitare l’Italia, di fare una piccola tappa anche al Museo di Tiffany, magare mettendosi pure “in coda” per accedere all’interno, accompagnati anche dai loro cari amici cani. Sono certa che attraverso Tiffany si potrebbe dare dell’Italia all’estero una nuova immagine rinascimentale.





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