'La Buona Politica' - Mal di Euro: oscuro male di stagione
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L'Euro oggetto della crisi. (foto com.) ndr. |
di Cosimo Imbimbo
BARI, 18 NOV. - Ma cos'è questa crisi....così scanzonava la musica leggera di qualche lustro
fa, le fatiche per arrivare a fine mese, delle famiglie Italiane.
Ecco ora arrivare l'Eurocrisi. Le famiglie italiane tagliano la spesa mensile
di 61 euro, a causa della crisi: rispetto ai 2.480 euro di acquisti effettuati
nel 2007, lo scorso anno si è scesi a 2.419 euro (-2,4%). Il budget annuale, di
conseguenza, si riduce di 732 euro nel 2012. I tagli più incisivi sono stati
quelli delle famiglie siciliane e sarde. Nelle isole si calcola, infatti, una
riduzione mensile pari a 137 euro, passando da 1.830 euro a 1.693 euro. Secondo
le elaborazioni dell'Adnkronos, effettuate su dati Istat, la spesa per prodotti
alimentari, a livello nazionale, in 5 anni è aumentata solo di 2 euro (passando
da 466 euro a 468 euro).
Più evidenti sono stati gli effetti al sud, dove la riduzione è stata di 20 euro (da 499 euro a 479 euro). Aggiungendo dati preoccupanti peraltro guardando all'intera Unione europea, salita a 28 membri con l'ingresso della Croazia, si evidenzia come l'incremento dei disoccupati, che totalizzano 26 milioni 872 mila, sia praticamente interamente imputabile all'area euro, visto che risultano 61 mila in più su base mensile e 978 mila in più su anno: sono cifre quasi speculari a quelle dell'Unione monetaria. La crisi dell'Euro sempre più grave tanto che la Francia valutail ritorno al franco. Prima o poi viste le palesi difficoltà attuative, i leader europei dovranno rilanciare il progetto dell'euro, probabilmente tra 10 anni, ma solo dopo aver stabilito le fondazioni federaliste necessarie e solo tra chi sarà disposto ad accettare tutte le implicazioni che si porta con sé la costituzione di una moneta federale, pena l'abbandono della moneta quasi da esodo biblico. Adesso, complice anche la crisi del debito, le istituzioni e nazioni non sono pronte. C'è un motivo per non sottovalutare il fatto che la Francia incominci a parlare di un'ipotesi simile: è un segnale di un discontento crescente nei confronti delle politiche messe in moto dalla Germania. Le famiglie colpite direttamente, ossia nei percettori di reddito del nucleo familiare, sono invece il 30%, con un incremento di 4 punti percentuali rispetto al 2012 (erano il 26%). Sono il 26%, percentuale uguale a quella del 2012, le famiglie che segnalano un serio peggioramento del proprio tenore di vita (erano il 21% nel 2011 e il 18% nel 2010), mentre quasi la meta' degli intervistati (il 47% contro il 46% nel 2012) dichiara di avere difficolta' a mantenere il proprio tenore di vita. Il 25% (come nel 2012) ritiene di mantenerlo con facilita' e solo il 2%, cioe' un italiano su 50, dichiara di aver sperimentato un miglioramento del proprio tenore di vita nel corso degli ultimi dodici mesi: nel 2010 erano il 6%, nel 2011 il 5%, nel 2012 il 3%. A fronte di oltre 40 milioni di italiani che registrano un peggioramento della propria situazione economica circa 1 milione di italiani sta meglio di prima.
Tra coloro che si sono trovati in maggiore difficolta' rispetto al passato quest'anno ci sono i lavoratori direttivi (dirigenti, manager, professionisti e imprenditori): il 24% di essi ha subito un peggioramento (era il 20% nel 2012). Il presente appare molto buio e avaro di soddisfazioni: per questo gli italiani puntano ad investire nella qualita' della vita futura (57%) a scapito del presente (39%). Salvare la situazione nella zona Europa è possibile solo mediante impegnative decisioni di grande portata e non mediante i tentativi di scaricare la responsabilità dai politici sui banchieri, dai banchieri su qualcun altro. Decisioni che devono essere legate sia alla concessione di ingenti fondi supplementari, che ad una drastica limitazione della sovranità finanziaria e all’adozione di un programma integro a lungo termine per la soluzione della crisi. La verità è che le richieste di imposizione di una rottura del castello di sabbia dell'Eurozona hanno raggiunto anche i piani alti dell'establishment politico, toccando il cuore delle autorità filo europeiste. Da alcune indiscrezioni tutte da verificare a livello complessivo (considerando il futuro personale, locale, nazionale, europeo e mondiale) il 40% degli Italiani e' ottimista circa il futuro contro il 41% di pessimisti (il restante 19% e' in equilibrio): il saldo negativo di un punto percentuale si confronta con quello positivo di 7 punti percentuali del 2012. Nel complesso quindi il pessimismo e' superiore al 2012 ma risulta assai inferiore a quello del 2011 (ove i pessimisti sopravanzavano gli ottimisti di 14 punti percentuali).
Comunque i conti ripetutamente non tornano i drammi aumentano e l'insoddisfazione è stellare, una soluzione bisognerà pur trovarla ma quale? complicatissimo rebus da svelare prima che sia davvero notte fonda e senza alcuna ipotesi di ritorno.
Più evidenti sono stati gli effetti al sud, dove la riduzione è stata di 20 euro (da 499 euro a 479 euro). Aggiungendo dati preoccupanti peraltro guardando all'intera Unione europea, salita a 28 membri con l'ingresso della Croazia, si evidenzia come l'incremento dei disoccupati, che totalizzano 26 milioni 872 mila, sia praticamente interamente imputabile all'area euro, visto che risultano 61 mila in più su base mensile e 978 mila in più su anno: sono cifre quasi speculari a quelle dell'Unione monetaria. La crisi dell'Euro sempre più grave tanto che la Francia valutail ritorno al franco. Prima o poi viste le palesi difficoltà attuative, i leader europei dovranno rilanciare il progetto dell'euro, probabilmente tra 10 anni, ma solo dopo aver stabilito le fondazioni federaliste necessarie e solo tra chi sarà disposto ad accettare tutte le implicazioni che si porta con sé la costituzione di una moneta federale, pena l'abbandono della moneta quasi da esodo biblico. Adesso, complice anche la crisi del debito, le istituzioni e nazioni non sono pronte. C'è un motivo per non sottovalutare il fatto che la Francia incominci a parlare di un'ipotesi simile: è un segnale di un discontento crescente nei confronti delle politiche messe in moto dalla Germania. Le famiglie colpite direttamente, ossia nei percettori di reddito del nucleo familiare, sono invece il 30%, con un incremento di 4 punti percentuali rispetto al 2012 (erano il 26%). Sono il 26%, percentuale uguale a quella del 2012, le famiglie che segnalano un serio peggioramento del proprio tenore di vita (erano il 21% nel 2011 e il 18% nel 2010), mentre quasi la meta' degli intervistati (il 47% contro il 46% nel 2012) dichiara di avere difficolta' a mantenere il proprio tenore di vita. Il 25% (come nel 2012) ritiene di mantenerlo con facilita' e solo il 2%, cioe' un italiano su 50, dichiara di aver sperimentato un miglioramento del proprio tenore di vita nel corso degli ultimi dodici mesi: nel 2010 erano il 6%, nel 2011 il 5%, nel 2012 il 3%. A fronte di oltre 40 milioni di italiani che registrano un peggioramento della propria situazione economica circa 1 milione di italiani sta meglio di prima.
Tra coloro che si sono trovati in maggiore difficolta' rispetto al passato quest'anno ci sono i lavoratori direttivi (dirigenti, manager, professionisti e imprenditori): il 24% di essi ha subito un peggioramento (era il 20% nel 2012). Il presente appare molto buio e avaro di soddisfazioni: per questo gli italiani puntano ad investire nella qualita' della vita futura (57%) a scapito del presente (39%). Salvare la situazione nella zona Europa è possibile solo mediante impegnative decisioni di grande portata e non mediante i tentativi di scaricare la responsabilità dai politici sui banchieri, dai banchieri su qualcun altro. Decisioni che devono essere legate sia alla concessione di ingenti fondi supplementari, che ad una drastica limitazione della sovranità finanziaria e all’adozione di un programma integro a lungo termine per la soluzione della crisi. La verità è che le richieste di imposizione di una rottura del castello di sabbia dell'Eurozona hanno raggiunto anche i piani alti dell'establishment politico, toccando il cuore delle autorità filo europeiste. Da alcune indiscrezioni tutte da verificare a livello complessivo (considerando il futuro personale, locale, nazionale, europeo e mondiale) il 40% degli Italiani e' ottimista circa il futuro contro il 41% di pessimisti (il restante 19% e' in equilibrio): il saldo negativo di un punto percentuale si confronta con quello positivo di 7 punti percentuali del 2012. Nel complesso quindi il pessimismo e' superiore al 2012 ma risulta assai inferiore a quello del 2011 (ove i pessimisti sopravanzavano gli ottimisti di 14 punti percentuali).
Comunque i conti ripetutamente non tornano i drammi aumentano e l'insoddisfazione è stellare, una soluzione bisognerà pur trovarla ma quale? complicatissimo rebus da svelare prima che sia davvero notte fonda e senza alcuna ipotesi di ritorno.
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