Spazio pubblicità disponibile

Ultim'Ora

Sorpresa Bce, giu' i tassi d'interesse Draghi "Potrebbero scendere ancora"

Mario Draghi. (foto Agi) ndr.

di Redazione

ROMA, 8 NOV. (AGI) - La Bce ha tagliato di un quarto di punto il 'refi', il tasso di rifinanziamento pronti contro termine, portandolo al minimo storico dello 0,25%. Il tasso sui depositi resta fermo a quota zero e il tasso marginale cala dello 0,25% allo 0,75%. L'ultimo taglio dei tassi della Bce risale al 2 maggio scorso, quando il refi era stato ridotto di un quarto di punto allo 0,50%. L'Eurotower ha confermato la forward guidance dello scorso luglio, cioe' che il costo del denaro restera' ai livelli attuali o ancora piu' bassi per "un periodo esteso di tempo". La decisione, ha spiegato il presidente della Bce, Mario Draghi, riflette "le nostre linee guida" sulla base delle ultime indicazioni di un ulteriore calo delle pressioni sui prezzi nell'area euro a medio termine, a partire dagli attuali tassi di inflazione sotto l'1%. L'eurozona si incammina "verso un prolungato periodo di bassa inflazione". In seguito, ha aggiunto Draghi, il tasso di inflazione salira' gradualmente fino ad arrivare a livelli inferiori ma prossimi al 2%: "Gli ultimi indicatori mostrano un'ulteriore diminuzione della pressione sui prezzi nell'area euro e le famiglie stanno beneficiando del calo dei costi dell'energia", ha aggiunto. "Le dinamiche monetarie e del credito restano deboli e, allo stesso tempo, le aspettative sull'inflazione continuano a essere fermamente ancorate, in linea con i nostri obiettivi". Il Fondo Monetario Internazionale ha accolto positivamente il taglio dei tassi, destinato ad aiutare l'ancora debole crescita dell'Eurozona che rischia pero' di cadere in una parziale deflazione. "La decisione e' pienamente giustificata dalle basse dinamiche d'inflazione e dalla sostanziale fiacchezza dell'economia", ha affermato il portavoce del Fondo, Gerry Rice. "L'intensificazione" della pressione al ribasso sui prezzi potrebbe pero' portare a una fase di deflazione, soprattutto nei paesi periferici dell'area. Per Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma, "il taglio dei tassi conferma la debolezza della congiuntura europea; e' una mossa necessaria, ma probabilmente insufficiente". "L'Eurozona necessita di una politica monetaria piu' espansiva - ha continuato De Nardis - che persegua in modo credibile e per alcuni anni un target d'inflazione piu' elevato del 2%. Questo si presenta necessario per accomodare il riequilibrio competitivo tra Germania da un lato e paesi periferici dall'altro, senza indurre in questi ultimi una deflazione, ovvero una flessione del livello generale dei prezzi". "La deflazione in tali economie - ha concluso - renderebbe insostenibili i processi di rientro di finanza pubblica e aumenterebbe i rischi di rottura dell'euro". Secondo la Cgia di Mestre, la riduzione dei tassi portera' a una diminuzione dei costi per le imprese: "L'Ufficio studi dell'Associazione - si legge in una nota - dopo aver esaminato la situazione debitoria delle imprese italiane, ha quantificato i vantaggi economici derivanti dalla decisione presa dalla Bce. La riduzione del tasso ufficiale di sconto potrebbe comportare, ipotizzando che la riduzione del tasso avvenga in egual misura anche su quelli al dettaglio, un risparmio di 2,3 miliardi di euro all'anno per il mondo imprenditoriale".





***Questo Spazio pubblicità è in vendita***

Nessun commento