Bari. Il Sindaco Emiliano querela il Presidente della Provincia Bat
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L'ingresso del Comune di Bari. (foto) ndr. |
di Redazione
BARI, 4 DIC. - Per le false affermazioni sul risarcimento dello stato ai Matarrese
Con riferimento alla lettera aperta inviata oggi dal presidente della Provincia della BAT Francesco Ventola al sindaco di Bari, accusato falsamente di avere determinato un danno ai cittadini italiani a causa dell’abbattimento dell’immobile abusivo di Punta Perotti, il sindaco Emiliano dichiara quanto segue: “ho dato mandato ai miei legali di querelare per diffamazione il presidente della Provincia della BAT a causa delle sue false affermazioni che intendono accusare il sottoscritto di essere stato causa del risarcimento che lo Stato italiano ha dovuto versare all’impresa Matarrese. Il presidente della Provincia, importante esponente di Forza Italia, sa perfettamente - o comunque avrebbe potuto facilmente apprendere - che il risarcimento di cui parla è stato versato dallo Stato italiano per ragioni che nulla hanno a che fare con l’abbattimento dell’immobile, e che soprattutto nulla hanno a che fare con la mia persona, che è totalmente estranea ai fatti in causa. L’unico in questa storia che adesso dovrà risarcire un danno a qualcuno sarà lo stesso Ventola, al sottoscritto”.
PUNTA PEROTTI: QUESTO POMERIGGIO LA CONFERENZA STAMPA DEL SINDACO
Questo pomeriggio il sindaco di Bari Michele Emiliano ha incontrato la stampa per ribadire, contro ogni illazione strumentale, come il risarcimento che lo Stato Italiano ha versato all’impresa dei Matarrese per Punta Perotti sia legato alla confisca dei suoli giudicata illegittima dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e in nessun modo all’abbattimento degli immobili abusivi, che era e resta un atto dovuto per legge.
“Oggi ancora una volta, dopo aver scritto un libro e rilasciato diverse dichiarazioni – ha dichiarato Emiliano - il cavalier Matarrese si esibisce cercando di passare per vittima, e peraltro continuando a minacciare i baresi di un ipotetico risarcimento danni. È necessario dunque ribadire per l’ennesima volta la verità dei fatti.
Il cavalier Matarrese ha oggettivamente commesso un reato che si chiama lottizzazione abusiva. Su questo reato non ci sono dubbi. Ha ottenuto l’assoluzione in virtù di una sentenza della Corte Costituzionale che ha interpretato l’art. 5 del codice penale facendo un’eccezione al principio che l’ignoranza della legge non scrimina, in quanto la violazione è avvenuta rispetto ad un testo di legge talmente oscuro e complicato da far diventare rilevante l’errore sulla legge penale. Questo passaggio significa che il cavalier Matarrese è una persona assolta, come si suol dire, per il rotto della cuffia, che continua a muoversi come se fosse vittima innocente, mentre come minimo ha commesso un errore, sia pure giustificato; lo ha commesso insieme ai suoi progettisti. Questo errore sull’interpretazione della legge ne ha consentito l’assoluzione, lo stesso errore commesso dai tecnici del Comune di Bari dell’epoca. È per questo inimmaginabile che, solo per questi ultimi, possa essere considerato rilevante ai fini del risarcimento dei danni e dunque che lo Stato nazionale possa rivalersi nei confronti del Comune di Bari per un fatto di questo tipo. La costruzione abusiva dell’immobile è un fatto oggettivo confermato dalla sentenza; l’obbligatorietà della demolizione è resa definitiva dalla stessa sentenza dell’alta corte, e l’ossequio ad una sentenza non può provocare il risarcimento dei danni. Ora mi chiedo perché Michele Matarrese insiste con lo spaventare i baresi, insiste con il cercare di dare la colpa a me, se ho capito bene, di quanto avvenuto? La mia amministrazione con la vicenda del risarcimento non c’entra nulla. Il caso ce lo siamo trovato già bello e confezionato prima di essere eletti e l’unico atto, obbligatorio, che abbiamo compiuto è stato quello di demolire l’immobile. Se non l’avessi fatto avrei commesso un reato. E su questo nessuno può smentirmi.
Il risarcimento conseguito dai Matarrese non ha niente a che vedere con l’abbattimento. Ha a che vedere con l’ingiusta confisca dell’area perché l’alta corte di giustizia ha ritenuto che, mancando una condanna, sia pure per il rotto della cuffia, non potesse essere erogata neanche una sanzione amministrativa come la confisca.
Nella sostanza le dichiarazioni di Matarrese hanno fini polemici, spero non politici. Ci avviciniamo alla competizione elettorale e immagino che il cavaliere abbia intenzione di svolgere un ruolo nella prossima campagna elettorale, un po’come avveniva prima che diventassi sindaco: mettere le mani un po’ ovunque al fine di perseguire interessi privati. Questo è un fatto legittimo per un’impresa, però è mio dovere avvertire la città che, per quello che sarà nelle mie forze, io cercherò di impedire a questo gruppo industriale di ritornare a dettare legge in questa città approfittando anche - diciamo così - del connubio molto particolare tra la gestione di una squadra di calcio, l’esercizio dei diritti politici e la potenza economica e industriale. Questo triplice conflitto, pur non rilevante ai fini di legge, è negativo dal punto di vista politico”.
Emiliano si è anche soffermato sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo “Una sentenza - dichiara il sindaco - che ho sempre ritenuto giusta, perché mi pare eccesivo che la legge italiana preveda, nel caso di lottizzazione abusiva non di fatto, ma sulla base di autorizzazioni a costruire, come nel caso di specie, far conseguire anche la misura di sicurezza della confisca. Peraltro che ritenessi giusto questo verdetto lo possiamo dedurre dal mio discorso della Fiera del Levante del 2008, precedente la sentenza, nel quale dissi chiaramente che ritenevo quella confisca un atto eccessivo e sproporzionato. Allora mi assunsi la responsabilità di quella considerazione sulla base di un ragionamento giuridico che poi è stato condiviso dall’alta corte di giustizia. In quel discorso dissi chiaramente che, secondo me, andava cambiata la legge italiana. Invece lo Stato italiano, che pure è stato condannato, non l’ha ancora cambiata. È questo è il fatto più grave. C’è una grande confusione di cui è responsabile lo Stato ed è inimmaginabile che, in una condizione simile, possa scaricare le proprie responsabilità sue sul Comune di Bari. D’altra parte non esiste nessuna autorità di governo che abbia mai toccato questi argomenti: mi pare che la dichiarazione che lo Stato potrebbe rivalersi sul Comune è ancora una volta un tentativo inutile di coinvolgere la mia amministrazione e la mia persona in una vicenda che non ci riguarda. La vicenda di Punta Perotti, sotto il profilo del risarcimento, non riguarda Emiliano a nessun titolo, l’unica cosa che Emiliano ha fatto - è bene ribadirlo - è obbedire ad una sentenza che nessuno può mettere in discussione”.
PUNTA
PEROTTI – I PASSAGGI SALIENTI
Nel gennaio 2001 la Corte di Cassazione, in applicazione della legge 47/85, ha accertato la lottizzazione abusiva dell’area di Punta Perotti, confiscando i terreni e gli immobili costruiti e assolvendo i legali rappresentanti delle imprese lottizzanti per errore nella interpretazione della legge. La società Sudfondi propose ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contro lo Stato, ritenendo la confisca incompatibile con la ritenuta assenza di reato che ha portato all’assoluzione dei costruttori. In seguito, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato lo Stato italiano per la confisca dei suoli e riaffermato la correttezza della demolizione.
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha dichiarato legittimo l’abbattimento. Il problema non riguarda la demolizione ma la confisca, decisa peraltro dalla Corte di Cassazione nel 2001 che ha applicato una legge dello Stato. Il Comune di Bari non è assolutamente parte in causa: la sentenza riguarda infatti il processo intentato dai costruttori nei confronti dello Stato italiano. Un giudizio che è andato avanti perché le parti non hanno trovato un accordo.
I palazzi di Punta Perotti sono stati giudicati abusivi dalla Cassazione nel 2001. L’ex sindaco Di Cagno Abbrescia votò personalmente la delibera che diede il via alla procedura di abbattimento e nel 2004 il governo ordinò la demolizione con la legge 308. Dato il mancato esercizio del potere di demolizione da parte dell’amministrazione di centrodestra, il direttore generale per i Beni architettonici diffidò il Comune a provvedere entro 60 giorni all’abbattimento. I palazzi non potevano essere utilizzati in nessun altro modo.
L’abbattimento dell’ecomostro resta un atto indiscusso di ripristino della legalità , un’azione dovuta secondo quanto previsto dalle leggi e riconosciuta dall’allora governo Berlusconi e dalla stessa Corte Europea. Il Comune di Bari, abbattendo quegli edifici, non solo ha rispettato una sentenza della Cassazione, ma ha adempiuto a una precisa norma del 2004 del governo Berlusconi che imponeva la demolizione. Il danno lamentato dai costruttori non riguarda l’abbattimento, avvenuto oltre 5 anni dopo la presentazione del ricorso alla Corte Europea, ma esclusivamente la confisca dei suoli.
L’Amministrazione Comunale di Bari ha rinunciato al ricorso per Cassazione proposto contro l’ordinanza con la quale era stata ordinata la revoca della confisca dei suoli di Punta Perotti. La rinuncia da parte del Comune di Bari era finalizzata a facilitare un accordo dinanzi alla Corte di Strasburgo tra Stato e costruttori sulla vicenda. Nello stesso tempo, senza danno per i privati proprietari e al fine di tutelare la costa, si è reso disponibile a spostare quelle volumetrie in altre aree indicate dai soggetti confiscati attraverso lo strumento della perequazione.
I cittadini baresi non pagheranno mai un euro per l’abbattimento né il Comune di Bari potrà essere chiamato in causa dallo Stato italiano, meno che mai a titolo di rivalsa, perché l’abbattimento era e resta legittimo.
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