Estero. Marijuana di Stato in Uruguay, Onu "violate le leggi"
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La marijuana di stato in Uruguay. (foto Agi) ndr. |
di Redazione
ROMA, 11 DIC. (AGI) - L'Uruguay e' diventato il primo Paese al mondo a legalizzare in maniera totale la produzione e la vendita della marijuana che sara' controllata dallo Stato. E' un esperimento che molti osservatori considerano ad alto rischio, se non utopistico. Non solo: secondo l'International narcotics control board (Incb), l'agenzia internazionale dell'Onu per il controllo degli stupefacenti. Montevideo ha violato le convenzioni internazionali, nello specifico, la Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, firmata anche dall'Uruguay. Ma fatto sta che al termine di un appassionato dibattito durato 12 ore, con 16 si' dei senatori di sinistra e 13 no di quelli conservatori la Camera alta ha approvato in via definitiva la legge sostenuta dal presidente Jose' Mujica.
L'obiettivo e' quello di sottrarre il business della droga alla criminalita' assegnando allo Stato, per la prima volta al mondo, il controllo sulla catena produttiva e sul mercato. La legge, che era stata approvata dalla Camera bassa ad agosto perche' la coalizione di governo, autorizza la produzione e distribuzione della marijuana. I consumatori, purche' maggiorenni, saranno autorizzati ad acquistare un massimo di 40 grammi al mese di cannabis dalle farmacie statali, ma dovranno registrarsi su un database che ne controllera' i consumo mensile. Trascorsi tre mesi dall'entrata in vigore, potranno cominciare a far crescere fino a sei piante all'anno in casa (per un massimo di 480 grammi) oppure potranno riunirsi in 'club' di fumatori (da 15 a 45 membri) che potranno far crescere 99 piante all'anno. "La guerra contro la droga ha fallito", ha osservato il senatore Roberto Conde, presentando il ddl a nome del Frente Amplio, il gruppo di sinistra al potere, e definendolo "una risposta inevitabile" a questo fallimento. Fuori del Senato, centinaia di consumatori di cannabis hanno lanciato fuochi d'artificio in un'atmosfera di festa. Nata con l'intento di combattere il narcotraffico, la legge finora e' stata piu' contestata che applaudita tanto dentro che fuori dalle frontiere uruguayane. Due terzi della popolazione e' contraria, Paesi confinanti come il Brasile hanno espresso dubbi sul successo di un'iniziativa che suscita preoccupazione in tutta l'America Latina, la regione piu' colpita dal narcotraffico. Lo steso presidente Mujica, un ex guerrigliero di sinistra 78enne, ha definito il suo piano un esperimento per regolamentare e tassare un mercato esistente, ma gestito da criminali: "Ci sono molti dubbi e le perplessita' sono legittime", ha ammesso prima del voto, "ma i dubbi non dovrebbero paralizzarci nel cercare nuove strade". E poi ha spiegato: "Non e' un Viva la Peppa, e' invece come prendere una purga: e' prendere misure che non sono buone, ma che tolgono tante persone dal narcotraffico". In Uruguay il consumo di marijuana e' legale da una quarantina di anni e la delinquenza, soprattutto giovanile, associata alla droga e' andata aumentando negli ultimi anni. Contrari alla legge i partiti di opposizione, ma anche i farmacisti (ostili all'idea che la marijuana sara' adesso in vendita nei negozi tradizionali), divisi gli psichiatri (per alcuni diminuira' la percezione del rischio e ne incentivera' il consumo, altro che banalizzera' il consumo della marijuana, altri invece che aiutera' a disincentivare l'utilizzo di droghe piu' pericolose. Il governo ha accompagnato l'iter legislatico con una campagna pubblicitario cno lo slogan "Il consumo di tutto le droghe comporta dei rischi. L'Uruguay e' uno dei Paesi piu' sicuri dell'America latina, in cui si vede poco del tipo di violenza legato alla droga che invece c'e' in Colombia e Messico. Eppure un terzo dei detenuti nelle carceri sconta pene relative a reati legati al traffico di stupefacenti, perche' l'Uruguay e' diventata una via' di transito per la marijuana del Paraguay e la cocaina boliviana. Uno dei nodi da risolvere per esempio sara' il prezzo della droga: il governo vuole fissarlo a un dollaro al grammo, in modo da renderlo competitivo con quello del mercato nero; ma ad Amsterdam, ha fatto notare un altro dei senatori conservatori, Jorge Larranaga (Partido Nacional), un grammo oscilla "tra gli 8 e i 15 euro". Quindi c'e' il rischio che l'Uruguay si trasformi "in un centro di narcoturismo", come teme per esempio il Brasile. Se funzionasse, il progetto potrebbe favorire una piu' ampia legalizzazione della marijuana anche altrove, per esempio negli stati Uniti e in Europa.
Categorico pero', il 'no' dell'agenzia dell'Onu: "La cannabis e' controllata dalla Convenzione del 1961, che richiede agli Stati firmatari di limitarne l'uso a scopi medici e scientifici, a causa della potenziale dipendenza", si legge in un comunicato diffuso dal presidente dell'Incb, Raymond Yans.
Nella nota si esprime anche "sorpresa" per la decisione "consapevole" del governo dell'Uruguay di "rompere disposizioni di legge approvate a livello internazionale e un trattato universalmente concordato".
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