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Calabria. Incidente mortale a Cosenza

La moto dei ragazzi coinvolti nell'incidente. (foto com.) ndr.

di Carmine Calabrese

COSENZA, 2 DIC. – Quell'impatto mortale e la gimkana fitta dei misteri. La tragica fine di Salvatore Candido e Salvatore Altomare, i due ventenni cosentini, morti lo scorso mese di ottobre all'altezza della rotatoria di via Cosmai, quando, in sella ad un motorino, si andarono a schiantare contro la barriera della rotonda, è ancora caratterizzata da un fitto mistero. Soprattutto, per quel che riguarda, non solo la dinamica del sinistro, ma, soprattutto, le precise responsabilità di un amico dei due ragazzi che, proprio all'alba di quella dannata mattinata di ottobre, era, con la sua compagna, a bordo di un'utilitaria. Una Fiat Panda che, proprio i due sfortunati ventenni, avevano prestato all'amico, iscritto nel registro degli indagati, con l'accusa di omicidio colposo. A muovergliela è il sostituto procuratore della Repubblica di Cosenza, Antonio Bruno Tridico, titolare dell'inchiesta giudiziaria. V. G., dopo essere stato rintracciato dagli agenti della polizia stradale ed essere comparso davanti al pm per raccontare la sua verità dei fatti, si è, insieme con la sua compagna, volatilizzato nel nulla. Una fuga che ha fatto, sia negli inquirenti che nel titolare dell'inchiesta sorgere più di un sospetto, su una sua diretta responsabilità su quel sinistro mortale. Alcuni giorni dopo l'incidente, infatti, V. G., “catturato” a tempo record dalla costellazione di “occhi” installati in città, è stato convocato in questura per essere ascoltato al fine di aiutare gli inquirenti nell'esatta ricostruzione dell'accaduto. Ai detective della polizia di Stato ha raccontato che in quella notte d'ottobre, macchiata dal sangue, dopo aver, con la sua ragazza e i due amici ventenni, “girovagato” in lungo e in largo per i locali cittadini, tra drink e risate, aveva fatto a cambio di mezzo con i suoi due amici, salendo a bordo della Fiat Panda. Sempre nel corso di quel faccia a faccia con gli investigatori, raccontò di non essersi accorto di nulla, di quello che era successo ai suoi amici, tanto da proseguire il suo tour automobilistico tra le deserte strade cittadine, mentre il nuovo giorno bussava alle porte della notte. Ma, secondo gli inquirenti, quel suo racconto è pieno di contraddizioni, di omissioni e di tanti, troppi, punti oscuri. Punti sui quali polizia e magistratura stanno cercando di fare piena luce. Tra le tante ipotesi al vaglio degli inquirenti, infatti, c'è anche il sospetto, pare fondato, che i due ventenni, a bordo di quello scooter, avessero ingranato la marcia alta del loro mezzo, per raggiungere gli amici e farsi restituire l'auto. Ma, è anche questo un sospetto investigativo, V. G., di “mollare” l'utilitaria non ne avrebbe avuto alcuna intenzione. Sarebbe stata proprio un'accelerata della due ruote a far perdere il controllo della moto ai due ragazzi che, come un proiettile impazzito, sono finiti per schiantarsi contro la barriera della rotonda (realizzata in memoria dell'ex direttore del carcere cosentino, Sergio Cosmai, e subito dopo l'impatto smontata, ndr). Una corsa in moto fatale. Un appuntamento con la morte senza preavviso. Un incidente mortale, tragico, incomprensibile e ancora fitto di mistero. Un giallo stradale che è aumentato di suspense dopo la “sparizione” del principale sospettato e della sua compagna. La magistratura continua ad indagare, gli agenti della polizia di Stato continua nella ricerca dei due “uccel di bosco”. Salvatore Candido e Salvatore Altomare, purtroppo non potranno raccontare a nessuno cosa davvero gli sia successo. Le famiglie dei due sfortunati ventenni, vogliono giustizia, cercano verità e aspettano con ansia di conoscere chi e perchè sono tragicamente morti i loro ragazzi.





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