Molfetta (Ba). L'attualità di 'Rosso Profondo'
Una immagine della rappresentazione. (foto Picca) ndr. |
di Paola Copertino
MOLFETTA (BA), 21 GEN. - È più facile decidere di vivere o di morire, si chiede il protagonista, dopo che la tua vita è stata completamente sconvolta dall’annuncio che sei condannato a morte da una malattia incurabile? Questa notizia stravolge la vita, fa modificare le prospettive, le priorità e i comportamenti che, però, vengono nuovamente messi in discussione nel momento in cui il protagonista apprende che la diagnosi è sbagliata, che ad essere condannato a morte non è lui, ma un’altra persona. In quel momento entra in crisi e si pone tanti interrogativi.
Anche se il testo e lo spettacolo risalgono a quindici anni fa, i temi trattati, le domande esistenziali, i sentimenti che agitano l’animo umano in particolari momenti della vita in cui si è posti davanti a un bivio sono di estrema attualità.
Interpretato magistralmente da Domenico Clemente, che ne ha curato anche la regia, lo spettacolo “Rosso Profondo – In punto di morte”, di Luigi Lunari, portato in scena presso il Teatro del Carro di Molfetta ha riscosso una vera e propria ovazione da parte del pubblico in sala che ha lungamente applaudito l’attore protagonista, sulla scena insieme soltanto a due poltrone di velluto che rappresentavano il potere.
A presentare la serata Francesco Tammacco, direttore artistico dell’Associazione Culturale “ Il Carro dei Comici”, il quale ha illustrato i prossimi appuntamenti in calendario che prevedono una collaborazione con le associazioni culturali Musicarte e Dvorak: infatti si tratta di spettacoli musicali dedicati alla lirica ai quali seguirà una rassegna dedicata al teatro comico. Ancora una volta, quindi, la programmazione si è rivelata varia e di qualità, in grado pertanto di soddisfare i gusti e gli interessi più disparati.
Domenico Clemente ha portato sulla scena un intenso monologo che si è imposto per l’alto livello della scrittura e per l’interpretazione, dal ritmo serrato ma, nello stesso tempo, intensa. Lo spettacolo, come dicevamo, rimane attualissimo, poiché è un viaggio nell’anima espresso attraverso i sentimenti: rabbia, dolore, rassegnazione, passione. Una confessione personale che mette in luce tutte le debolezze umane di un Presidente del consiglio che è prima di tutto un uomo, nel bene e nel male. Solo la consapevolezza di avere pochi mesi di vita dà al protagonista lo slancio interiore per dedicarsi a realizzare gli ideali in cui credeva da bambino, mettendo da parte interessi e convenienze. Il personaggio quindi si libera delle sovrastrutture che caratterizzano il consueto agire dell’uomo politico annullando la distanza abissale che c’è tra il palazzo e la gente comune, il popolo. Naturalmente, si scontra con gli altri politici interessati a spartirsi una fetta della torta del potere, che decidono quindi di emarginarlo e condannarlo “a morte”, questa volta però non voluta dal destino. Il protagonista è combattuto fra ideale e interesse, fra solitudine e vita pubblica.
Veramente intensa l’interpretazione di Domenico Clemente supportato solo da giochi di luci e musiche. Il pubblico molto attento ha colto l’attualità della proposta, sorridendo amaramente alle battute del Presidente. Nello spettacolo viene anche rappresentato il dramma di un uomo che, graziato e ritornato a una lunga vita, scopre tutto il tormento di una esistenza da vivere secondo certi canoni che pensava di aver abbandonato. Nel suo monologo Clemente fa denunce, proclami, ironia, battute, riflessioni sempre tenendo desta l’attenzione del pubblico, interpretando non solo se stesso, ma tutti i personaggi che gli ruotano attorno, cambiando tono, voce, impostazione e cadenza. Nessuno saprà mai se il Presidente, che muore cadendo dalla finestra, sia stato ucciso dai congiurati o sia fuggito dalla vita di propria iniziativa. L’ultimo suo pensiero, folgorante, sono poche parole di Majakovski: “In questa vita non è difficile morire. Vivere è di gran lunga più difficile”.
Un racconto, tutto d’un fiato, di una vicenda immaginaria eppur così vicina alla nostra realtà, al momento politico che stiamo attraversando. Stati d’animo e sentimenti riportati in una confessione personale, un’autodifesa sincera e appassionata, prima del verdetto finale.
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