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Bari. 500 visite guidate: una vita per Bari vecchia!

Uno scorcio di Bari vecchia. (foto) ndr.
Sabato 22 febbraio ore 17,00 piazza del Ferrarese 

di Redazione

BARI, 18 FEB. - Quando alla fine degli anni Ottanta cominciai ad occuparmi più direttamente della città e della sua storia disattesa e dimenticata, a Bari vecchia c’era una vera guerra per bande e si sparava un giorno sì e l’altro anche. Decisi di impegnarmi per far conoscere meglio il cuore pulsante della nostra città, senza il quale non ci sarebbe stato un futuro. Un impegno divenuto nel tempo professione non retribuita, una lotta impari contro l’assenza di attenzione politica e istituzionale, la speculazione culturale di lobby parapartitiche, di accademici privi di interesse che non fosse il proprio tornaconto. Non cercavo riconoscimento istituzionale, ma dialogavo con le Istituzioni; non ho neanche mai provato a cercare spazio accademico, neanche quando ci fu l’assalto al neonato Politecnico e ci entrarono praticamente tutti. Mi interessava che si prendesse coscienza dei valori territoriali a disposizione e su questi si ponessero le basi di prospettiva per la nostra città. Fui il primo a ideare visite guidate in Bari vecchia secondo percorsi temporali e di lettura urbanistica; dovevo trovare anche io sostegno per vivere, ma le visite sono state sempre gratuite, proposte in serie di sei-sette appuntamenti che estendevano la lettura dei luoghi ad una doverosa cucitura con la storia moderna del Murattiano. Altri, venendo dietro di me, hanno ascoltato, in qualche modo imparato per farne poi speculazione; altri ancora sono giunti dopo e con maggiore onestà e competenza. Alle visite, sempre gestite in nome e per conto del mio Laboratorio Urbano, si affiancarono negli anni di più forte impegno concerti nelle antiche chiese, progetti culturali di più ampio respiro (la “Settimana delle Arti”, il “Treno europeo dell’Amicizia”, “Artemusica a Bari vecchia”, prestigiose mostre storiche e artistiche), riconosciuti con premi nazionali e internazionali, ma passati negli anni baresi attraverso la pressoché totale assenza di riconoscimento e riconoscenza. Eppure, a conti fatti, almeno 25.000 persone hanno partecipato almeno una volta ad una mia visita guidata o ascoltato un concerto e dovrebbero, oggi, rappresentare massa critica. Sabato prossimo 22 febbraio “celebreremo” la cinquecentesima visita guidata offerta alla mia città. La celebrazione coincide con una fase di ulteriore impegno, che dopo tanti anni mi spinge a cercare di contribuire ancor più direttamente all’apertura di varchi di qualità e civiltà del vivere nel muro di gomma politico-istituzionale. Risultando la mia cosiddetta “campagna elettorale” nulla di diverso da quello che ho fatto fino ad oggi, ben poco spazio posso lasciare a quei pochi irresponsabili che hanno cercato di interpretare tutto questo in chiave speculativa. I conti dicono che c’è davvero ben poco da speculare: essendo stato ben raramente sostenuto dalle Istituzioni, 25 anni di volontariato socio-culturale hanno significato la perdita fisica reale di almeno 150.000 euro e tempo professionale devoluto alla città e mai retribuito per almeno altri 500.000. Ci ritroveremo in piazza del Ferrarese alle 17 e partiremo poco dopo per un percorso di visita toccando alcune delle chiese cosiddette “minori”, per poi ritrovarci alle 19,30 piccola sede del Laboratorio Urbano, messami da qualche anno a disposizione, dopo la perdita di una ben più prestigiosa sede che avevo ristrutturato a mie spese, dalla famiglia del mio compianto e grande amico prof. Martino Bonomo in corte Notar Morea 4, nella zona di largo Chiurlia a lato della chiesa di san Giuseppe. Brinderemo e mangeremo qualcosa insieme, per ricordare che, anche in questa città, chi ha voluto e saputo impegnarsi con onestà personale e professionale, ha potuto lasciare importanti segni di civiltà. Questa volta e solo questa volta, verrà chiesto un contributo di partecipazione, che corrisponderà all’acquisto di una copia del mio volume “Itinerari di lettura urbana in Bari vecchia e nel Murattiano”: sette percorsi di visita nella storia, architettura e urbanistica della città vecchia e di quella moderna, con lo spirito di trasferire al futuro i valori che abbiamo ereditato da chi ci ha preceduti. Arch. Eugenio Lombardi DALL'OCCUPAZIONE DELL'EX CASERMA ROSSANI UNA LEZIONE E UN MONITO PER LA CITTA' VERGOGNA ! l'occupazione non è quella di giovani culturalmente ed eticamente impegnati, ma delle Istituzioni che in questi decenni hanno lasciato in preda al degrado spazi e contenitori che tanto avrebbero potuto e saputo dare alla città! Detto questo, rifletta la Politica (P maiuscola), riflettano le Istituzioni che non hanno avuto la capacità e onestà di ridare ai cittadini quel polmone di verde e di speranze, riflettano TUTTI i candidati sindaci, prima di sbandierare proclami e promesse sui megamanifesti senza dare contenuti alle loro vaghe promesse. E' stato un delitto lasciare lì per decenni quell'enorme spazio rifiutando di metterlo a disposizione della città; continua ad essere un delitto che molti altri "contenitori" (si chiamano così, se sono stati svuotati di valori, culture, anime, produttività) riempiano fisicamente la città lasciando fuori dei loro cancelli idee, passioni, competenze, voglia di fare, di animare, di coinvolgere, di confrontarsi e di produrre Cultura. Penso alle altre caserme rimaste vuote, alla gigantesca Manifattura Tabacchi (per la quale sto promuovendo la realizzazione di una grande Scuola di Architettura e Urbanistica per Bambini e Giovani nell'ambito di una rete europea), all'ex Ospedale Militare Bonomo, al teatro Margherita utilizzato in piccola parte; all’ex Centrale del Latte, ma penso anche a tanti altri spazi e contenitori minori presenti anche e specialmente nelle aree periferiche, dove decine e decine di gruppi, associazioni, movimenti potrebbero trovare casa e laboratori di progettualità e sana socialità. Sarebbe bastato recuperare anche uno solo di questi contenitori ogni quattro-cinque anni e oggi avremmo una città follemente innamorata della Cultura, della Storia, delle Sette Arti e capace di produrre e fare economia culturale. Se non avessi ideato nel 1994 la Cittadella della Cultura e non l'avessi portata al successo nei rapporti con Soprintendenza e Ministero, oggi anche l'ex Macello Comunale farebbe parte dell'elenco; e ne farebbe parte anche l'ex Ospedaletto dei Bambini, entrambi progetti per i quali colleghi delinquenti e loro coperture politico-istituzionali mi hanno fatto pagare a carissimo prezzo idee e competenza, con cui avevo ardito promuovere il recupero di luoghi tanto potenziali! Il tempo delle vaghe promesse e dei proclami non c'è più: CHIEDO A TUTTI I CANDIDATI SINDACI UN INCONTRO PER SOTTOSCRIVERE UN IMPEGNO COMUNE SUL DECALOGO GIA' RESO PUBBLICO E PER STRAPPARE DALLE MIRE SPECULATIVE SPAZI E CONTENITORI e ridarli alla città, affinchè tornino ad essere riempiti di valori e di umanità.





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