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Bari. Lettera aperta della candidata Desirèe Digeronimo ai baresi

Desirèe Digeronimo. (foto) ndr.

di Redazione

BARI, 14 FEB. - Bari appare da tempo, da troppo tempo, come una città ripiegata su sé stessa. Una città che ha paura di esaminare criticamente il proprio presente, le tante cose che non vanno e rendono difficile la vita di chi l’abita o la frequenta per lavoro o per altro. Una città che ha paura di guardare lontano con fantasia e passione, di guardare al proprio futuro, al futuro di chi l’abita e delle generazioni che verranno. Una città che manca di concorrere al benessere presente e futuro della più ampia ‘regione urbana’ cui appartiene, quella metropoli della Puglia centrale che è ormai realtà sostanziale e istituzionale. Tutto questo è ben chiaro, nella vita quotidiana, a centinaia di migliaia di persone di ogni età e condizione sociale, quando si spostano per la scuola o l’università, il lavoro, il tempo libero, la cura della loro o dell’altrui salute. Un vasto insieme di cittadini, pendolari, abitanti, e immigrati sente, ogni giorno, il disagio di una città che non funziona come dovrebbe. Eppure, com’è per altri casi, Bari non manca di risorse e potenzialità: una popolazione con molti giovani, un clima e un paesaggio favorevoli, testimonianze culturali di una lunga storia, università e centri di ricerca apprezzabili, attività e specializzazioni produttive vivaci e spesso consolidate. Bari è ormai parte di una regione urbana di rilevante massa critica ricca di campagne ancora intensamente coltivate, di infrastrutture energetiche e di trasporto e società di utilities rilevanti costruite con molti sforzi nel tempo lungo e quindi portatrici di un vantaggio competitivo, di città storiche monumentali, di antiche capacità di dialogo e scambio commerciale con altri popoli non solo del Mediterraneo, e di tanti altri assets che è difficile anche elencare. Oggi queste risorse e potenzialità non sono coordinate, le comunità non sono incoraggiate dal buongoverno ma appaiono, anzi sfiduciate laddove la fiducia e la fantasia e la passione sono essenziali per il recupero e la rigenerazione. E’ alle tante risorse e potenzialità presenti che un ritrovato spirito forte della comunità – delle comunità – del luogo può e deve volgersi per riprendere un virtuoso cammino di sviluppo. Bari sta rifacendo dopo quarant’anni la propria urbanistica, il Piano Regolatore Generale. Ha già tracciato due o tre anni fa gli obiettivi urbanistici, con il Documento Programmatico Preliminare, lo strumento di avvio chiesto dalla legge. Dando seguito alla visione di massima del futuro, ormai è prossima al piano vero e proprio, strutturale e operativo. In quarant’anni, dal 1970 a oggi, tante cose sono cambiate, in meglio e in peggio, a livello sia locale che globale. Anche gli effetti dell’urbanistica di quegli anni, che guardava ovunque a città ampie e in continua crescita, sono stati, a Bari come altrove, positivi e negativi. La crescita di Bari è stata massiccia, in chiaroscuro, ha recato a tante famiglie abitazioni migliori del passato come nuove privazioni in termini di aree verdi, servizi, trasporti pubblici, e qualità dell’ambiente. Ma nel complesso Bari non ha tenuto il passo, per eccessiva lentezza e per latitanza dell’azione pubblica e della sua spinta in investimenti, delle tante più attive e fortunate competitors: la qualità del governo pubblico deve dunque cambiare, e deve farlo presto. La promozione di buoni e diffusi servizi sociali, del benessere fisico attraverso un qualificato e diffuso nei quartieri accesso allo sport e al tempo libero, di un trasporto pubblico urbano che moltiplichi le connessioni nella città e nella regione urbana avvalendosi di migliori mezzi e frequenze, di elevati livelli culturali e di formazione, di un ambiente di mare e di terra bello e propizio alla vita pari almeno all’antica tradizione locale, e, infine, di un più attivo e intelligente sistema produttivo integrato tra tradizione e innovazione tecnologica e dunque di un maggiore e più diffuso benessere economico individuale e sociale, deve comporre una sinergia, in intelligente e saggia partnership pubblico-privata, capace di cambiare in meglio e rapidamente la città e la (bio)regione urbana che ne è ormai ossatura e respiro. Un coraggioso ampliamento delle partnerships pubblico-private e della governance – cui l’istituzione comunale non si sottragga ma anzi apporti con fiducia e lungimiranza iniziativa e stimolo – consentirà, come altrove, una eccezionale moltiplicazione di abilità e potenzialità rendendo possibili grandi e diffusi risultati, oggi non facilmente immaginabili. Le persone e le comunità non devono più essere, come spesso accade, sole ai margini dell’iniziativa locale, sfiduciate e inattive, prive di ausilio e consiglio o sostegno: un vento di mobilitazione individuale e sociale deve investirle e portarle di nuovo nel processo di costruzione progressiva e di apertura al futuro della città e della regione urbana. Sul terreno più specifico dell’urbanistica tante iniziative sono in attesa da troppo tempo, dal risanamento e dallo sviluppo della costa al trasporto pubblico e al ruolo attivo della città e della regione urbana nella ristrutturazione del “nodo ferroviario”, dal recupero delle tante aree abbandonate all’efficientamento della filiera dell’acqua, dalla cura di una rete stradale ormai troppo vasta e abbandonata a una politica di ‘natura-in città’- che valorizzi campagne e “lame”, dalla bonifica dei tanti siti ancora inquinati a un rigoroso riciclo integrale dei rifiuti che porti alla fine delle discariche. L’economia della città e della regione urbana offre una miriade di aziende grandi e piccole capaci di operare nel campo della rigenerazione e dello sviluppo della città e l’istituzione comunale può fare una propria importante parte, con la promozione di importanti investimenti mirati di capitale pubblico. In questa visione ben vengano nuovi progetti pubblici e privati per il lungomare a patto che non siano frammentati o rechino danno all’ambiente. Ma disegniamo insieme la città che vorremmo di qui ai prossimi anni, un piano generale che preveda zone da recuperare, da costruire, da adibire a parchi, da dedicare allo sport, al footing, alle piste ciclabili, allo scambio delle merci come alla produzione della conoscenza e della intelligenza, al recupero delle zone storiche come all’affermazione della città digitale e smart. Trattasi di questioni estremamente importanti per la città, sulle quali le forze politiche in competizione per le elezioni si devono assolutamente confrontare, dando mandato alla prossima amministrazione di ridisegnare e tutelare il fronte a mare. Per questi motivi ritengo di non condividere, oggi, alcun intervento dell’Amministrazione Comunale teso a variare in modo affrettato le destinazioni delle aree del fronte a mare o comunque a decidere in merito ai progetti presentati. Come candidato sindaco e poi come sindaco, se avrò la vostra fiducia e sarò eletta, aprirò un tavolo con tutti i produttori della città, nessuno escluso, con ogni forza positiva della città che vorrà collaborare.





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