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Bari. L'uso virtuoso della rete (e i mali del policlinico)

Il policlinico di Bari. (foto) ndr.

di Ettore Bucciero

BARI, 21 FEB. - Se usassimo FB (e altri social network) con intelligenza e spirito comunitario, potremmo ricavarne grosse utilità. Dare notizia di un problema (di cui i più non sanno nemmeno l’esistenza) e offrire o invocarne la soluzione, sarebbe cosa socialmente vantaggiosa per tutti! In mancanza di giornali d’inchiesta e relativi giornalisti, ognuno di noi può trarre dalla propria esperienza o da quella di amici, motivi per denunce e inchieste. Ci provo io con un’esperienza di un Amico al Policlinico di Bari. Premettendo che è fatto notorio che aumentano le infezioni ospedaliere ma purtroppo diminuisce il potere degli antibiotici e che dovrebbe conseguire la necessità di fare ogni sforzo per evitare le occasioni di contagio in ospedale, invece…. in un reparto del Policlinico, un infermiere entra in camera per darti la “pillola” all’orario prescritto: la porge con le sue mani, senza guanti, “nuda e cruda” (e cioè senza l’involucro della confezione), alla moglie del paziente (anch’essa ovviamente senza guanti). Cortese rifiuto della pillola e, a fronte dello sguardo incredulo e offeso dell’infermiere, la doverosa spiegazione dei fondamentali dell’asepsi. Aggiungi poi che molti infermieri durante il giro per le medicazioni, per evitare di togliersi i guanti usati e mettersene di nuovi, usano gli stessi guanti per decine di pazienti, ognuno dei quali è focolaio probabile di infezioni. Insomma, occorrerebbe che il paziente si vesta non con un pigiama ( l'infermiere o il medico stesso utilizza un camice che chissà da quanto tempo non viene lavato, così come gli zoccoli che vengono utilizzati come sostituti delle scarpe per i viali del policlinico e poi magari portati in sala operatoria, così come le unghie delle dita delle mani spesso ricettacolo di polvere o di terriccio accumulatosi nel corso dei lavori alternativi ) ma con uno scafandro a prova di batteri e virus. Dicono i primari che la lotta è impari e paiono rinunciatari e già sconfitti. Temo invece che i primarii, già in condizioni difficili, non vogliano aprire contenziosi con gli infermieri e la direzione sanitaria. Per smuovere una situazione ormai incancrenitasi, sarebbe sufficiente una statistica aggiornata delle infezioni, una individuazione delle loro cause, ispezioni costanti nei varii reparti e prelievi: si pensi che oggi utilizziamo antibiotici che costano 800 euro la fiala e invece basterebbe assumere altri addetti alle pulizie per lavare i pavimenti di plastica non con disinfettanti che costano un occhio, ma semplicemente con acqua e sapone ( le saponate delle monache ) imponendo che lavino i muri perimetrali, le suppellettili ogni volta che un ammalato viene dimesso, le tapparelle delle finestre, mai lavate soprattutto all'esterno, i condizionatori di aria ( basta mettere una pezza bianca pulita per vedere cosa succede dopo una ora o osservare le intercapedini delle grate di chiusura/apertura delle bocchette o semplicemente il muro prospiciente ) . L’assenza di questa “minima e banale” prevenzione non danneggia solamente il paziente ma nuoce gravemente alla salute degli stessi operatori. Per esempio, è mai stato rilevato l'indice di radioattività all'interno del Policlinico? Esistono studi sulla sporcizia degli ascensori, degli androni, dei corridoi, delle sale operatorie? Un amico medico mi riferì, amareggiato, che ad un incontro sulle infezioni ospedaliere promosso dall'azienda Policlinico, erano presenti solo tre medici, e forse una sola capo-sala!





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