Estero. Siria: 'mission impossible' per Brahimi, negoziato il 10
Lakhdar Brahimi. (foto Agi) ndr. |
di Redazione
GINEVRA, 31 GEN. (AGI) - Lakhdar Brahimi scommette sul 10 febbraio per quella che nei circoli diplomatici hanno definito "mission impossible": riportare al tavolo del negoziato il governo siriano e l'opposizione. Si potrebbe ripartire per quella data, ha detto il mediatore delle Nazioni Unite, "sulla base di un'agenda comune". "Credo", ha spiegato Brahimi, "che vi siano alcuni elementi in grado di offrire un inizio, i progressi sono molto lenti ma le parti hanno dimostrato di volersi impegnare in modo adeguato. Certo, e' un inizio modesto ma e' un avvio sul quale si puo' costruire" un percorso.
A fare da contraltare alla fiducia di Brahimi e' stato lo scetticismo espresso dalle parti. Il capo dell'opposizione, Ahmad al-Jarba, ha affermato che Damasco "non fa sul serio". A sua volta, per il regime siriano, i negoziati di Ginevra 2 non hanno dato "risultati tangibili" e l'opposizione moderata non esiste: "Sono solo terroristi", ha detto il ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem, "rammaricato" nel riferire ai giornalisti di un sostanziale fallimento del tavolo, che sembrava aver almeno avviato una discussione sul nodo cruciale del negoziato: il processo di transizione nel Paese mediorientale, devastato da un conflitto civile cominciato nel marzo del 2011. Dai colloqui di pace con le forze di opposizione non verra' "alcuna concessione" da parte del regime di Bashar al-Assad, aveva detto in precedenza il ministro per l'Informazione siriano, Omran al-Zohbi, poco prima della riunione conclusiva della prima sessione negoziale nell'ambito della conferenza internazionale di pace detta Ginevra 2, apertasi il 22 gennaio scorso a Montreux, in Svizzera. "Ne' in questa tornata ne' nella prossima loro otterranno dalla delegazione siriana una qualche concessione", ha tagliato corto Zohbi incontrando un gruppo di sostenitori lealisti, con riferimento agli interlocutori. Mosca, intanto, fa sapere che vorrebbe vedere tradotti in una risoluzione Onu gli accordi inter-siriani che dovrebbero uscire dai negoziati di Ginevra 2, in corso tra rappresentanti del regime di Damasco e dell'opposizione. "Se le parti raggiungono accordi specifici, indicanti qualche decisione sull'assetto politico e il sistema futuro in Siria, sarebbe preferibile se tali accordi fossero fissati da una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu", ha dichiarato il viceministro degli Esteri russo, Gennady Gatilov, in un'intervista a Interfax. "A ogni modo questo non accadra' presto", ha aggiunto.
Cio' che sembra fare passi avanti e' il piano di eliminazione delle armi chimiche siriane. Nonostante i ritardi, il 30 giugno rimane una scadenza "del tutto realistica", ha affermato Mikhail Ulyanov, capo del dipartimento per la Sicurezza e il disarmo del ministero degli Esteri russo. Mosca ha risposto cosi' alle preoccupazioni espresse dagli Stati Uniti per il ritardo da parte di Damasco nella consegna delle armi chimiche. Il segretario alla Difesa Usa, Chuck Hagel, da Varsavia, aveva chiesto alla Russia di esercitare la propria influenza sulla Siria, invitandola a rispettare gli impegni. Damasco sostiene che i ritardi siano dovuti alla scarsita' di attrezzature per garantire la sicurezza del trasporto. Stessa spiegazione ripetuta da Ulyanov il quale ha parlato anche di "insufficiente" supporto tecnico da parte della comunita' internazionale.
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