Bari. Nodo ferroviario: ...Ora basta!
La pianta della futura stazione ferroviaria. (foto GM) ndr. |
di Domenico Durante
BARI, 13 GIU. - Sin dal primo dei tre articoli apparsi su La Gazzetta Meridionale a mia firma si è sperato, forse inconsciamente, che i candidati sindaci avessero positivamente risposto all'invito avanzato 'Coram populi', Bari... Aspettami. Ahimè nessuna risposta! Avremmo sperato che i candidati sindaci avessero presentato un proprio programma di interventi attesi da vent'anni che avessero riguardato e richiamato i principali problemi della citta' che, tutt'ora irrisolti, la tengono immobilizzata al nastro di partenza. Di questi problemi ne abbiamo fatto cenno soltanto a due e riteniamo che debbano essere posti sul tappeto con possibilità di immediato realizzo. Per primo:
- nuova sede comunale e non ultimo ma primo la soluzione definitiva del nodo ferroviario di Bari. Le ferrovie dal loro canto tentano a più riprese di imporre una soluzione che lascerebbe tutto come prima se non peggio. Con l'ultimo articolo apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno si dava notizia della approvazione di un primo lotto di lavori di un tratto di nuovo tracciato che a partire da San Giorgio avrebbe dapprima portato i binari in aperta campagna ed in seguito, con la deviazione, riportare l'impianto ferroviario in parallelo alle ferrovie del Sud est per poi entrare nella zona levante nella stazione esistente di Bari centrale. Non sapremmo come definire una simile ipotesi perché basterebbe solo pensare che i lavori del solo impianto del polo sud che cosa avrebbero comportato in quanto si sarebbero dovuti rimuovere migliaia di metri cubi di terreno e con essi sarebbe stato riportato alla attualità il problema mai sopito dei resti delle lavorazioni di eternit della ex Fibronit. E ' meglio non toccare un simile tasto perche il solo pensarci farebbe rizzare i capelli e tornare i polsi non solo agli amministratori ma anche a coloro che tale soluzione avrebbero portato alla ribalta. Certo il nodo ferroviario specialmente per quanto riguarda il 'fuso sud' bisognerà affrontarlo e risolverlo. Nel lontano 1988 in occasione del 22mo convegno internazionale ANIAI 'Un futuro per la città ' avemmo occasione di illustrare ai convenuti una ipotesi procedurale per affrontare in grandi linee quello che ritenevano fosse il vero problema della città cioe' il rapporto amministrazione comunale e ferroviaria avanzando un'idea rivoluzionaria per il tempo e cioè quello dello spostamento della stazione adeguandola alla realtà ed alle aspirazioni della città . Tali ipotesi illustrata peraltro dalla pubblicazione degli atti dell'allora partito comunista italiano che lo illustro' nelle sue pubblicazioni riportando per intero l'articolato venne portata a conoscenza della amministrazione comunale e delle ferrovie e della stampa ricevendo riscontro dalla Gazzetta del mezzogiorno con una pubblicazione del 18 novembre 1988 e dalle ferrovie in una lettera del capo compartimento del tempo, il dott. Luca Barbera, che in data 11 aprile 1988 ringraziò lo scrivente per l'interessamento nel convegno ANIAI. Da quel momento avvenimenti si sono susseguiti e si aprì un dibattito a cui parteciparono sempre in termini lusinghieri l'associazione industriali , il giornale della Regione Puglia 'Regione' del Maggio 1991; convegni come 'opere urbane' del 22 marzo del 1990 e FIAVET 1988. Al susseguirsi di tali avvenimenti vennero ampliate le conoscenze tanto da indurre lo scrivente ad un aggiornamento dello studio preliminare con la pubblicazione dello scritto: 'Bari, una città che vuol vivere'. Di tale documento con allegato di dieci tavole vennero illustrate le possibilità pratiche della realizzazione dello spostamento della stazione da Bari centrale a Bari castello svevo documenti questi che vennero puntualmente rimessi al comune e alle ferrovie ricevendo da queste ultime piena soddisfazione del p roprio lavoro: sempre con una lettera dell'25 aprile 1989 il capo del compartimento dott. Luca Barbera ringraziò lo scrivente per La 'PREGEVOLE RELAZIONE'. Che un capo compartimento si rivolga ad un cittadino definendo 'pregevole' il suo scritto non dovrebbe essere azione di poco conto e passare inosservata. Così come purtroppo dobbiamo notare non si sia comportato, per il passato il Comune di Bari. Oggi comunque non si può più rinviare questo problema che lega indissolubilmente la città nella sua espressione socio economica allo sviluppo dei mezzi di trasporto prima fra tutto la ferrovia. Oggi bisogna avere il coraggio di dire basta a questa situazione che si trascina da oltre un ventennio ed appaia finalmente una soluzione che possa essere bene accetta non da una categoria ma da una città intera. Non può passare inosservato senza cadere nel ridicolo quanto ebbero a dichiara tre grandi architetti: Fuksas, Bohigas e Buffi espressamente invitati dall'amministrazione comunale del tempo ad una conferenza che si tenne nelle sale del castello svevo in cui i tre architetti unanimemente si espressero dicendo 'Cancelliamo la ferrovia'. Gli stessi individuarono il sistema ferroviario che investita la città di Bari con un anacronistico impianto che bloccava ed immobilizzava tutta l'economia: economia che nel passato si esprimeva con la commercializzazione con prodotti tipici quali vino, olio, ortaggi, frutta ed ogni altro prodotto dalle ridenti contrade pugliesi. Ora dobbiamo dire basta a tutto questo è portare a soluzione il problema non più rinviabile e guardare all'estero piuttosto che al nord dando ampio respiro a chi ha creduto e continua credere nella funzione mediterranea della fiera del levante. Oggi abbiamo trattato solo una parte del nodo ferroviario cioè la parte di levante e ci proponiamo di affrontare con la stessa forza la parte centrale e del fuso ovest della ferrovia onde poter vantare di aver portato un piccolo contributo all apertura di un dibattito ampio e fruttuoso come quello oggi affrontato. Mettere sul tappeto cioè i pregi e vantaggi di una soluzione senza nascondersi dietro l'indifferenza al solo scopo di sottrarsi. Che al dibattito ci sia il confronto delle idee.
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