Spazio pubblicità disponibile

Ultim'Ora

Cinema. 1303: l'appartamento e' maledetto, ma le protagoniste ci restano dentro, pur sapendolo. Ed e' strage

La protagonista Barton Misha. (foto) ndr. 

di Romolo Ricapito 

BARI, 13 GIU. -  Nelle sale l'horror 1303-3D, il cui titolo originale è "Apartment 1303". Infatti la storia è ambientata quasi interamente nell'appartamento numero 1303 di un residence di Detroit, dove trova rifugio Janis (Misha Barton) una giovane donna in fuga dalla madre, Maddie (Rebecca De Mornay) una ex cantante di successo, ormai gravemente alcolizzata. La De Mornay viene "riscoperta"dal cinema, ma ha molta esperienza col genere thriller-horror, vedi La Mano sulla Culla, risalente addirittura al 1992, mentre la Barton è nota per la serie tv The Oc. Il film ha molti crediti: è tratto da un romanzo di Kei Oishi, mentre il regista Michael Taverna ha messo mano alla sceneggiatura. L'horror infine esce con un anno di ritardo (giugno 2014) rispetto agli Stati Uniti (giugno 2013) , ma è entrato in produzione nel tardo 2011. Janis (la Barton) va ad abitare in un loft da 750 dollari al mese per rendersi indipendente (lavora ed è autonoma, ma vuole sfuggire alle grinfie della madre). Maddie, che ha alle spalle vari matrimoni falliti, ex numero uno nella classifica dei dischi , considera fallita non sé stessa, ma le sue due figlie. In particolare Lara, rimasta con lei a farle da "cane da guardia". Nell'appartamento abitato da Janis sembra tutto bello, all'inizio: ma una strana bambina vestita da collegiale avverte la ragazza e la invita ad andarsene:il posto è"cattivo", anche perché una certa Jennifer si è buttata dalla finestra , due giorni prima dell'arrivo della nuova inquilina. L'ambientazione appare da subito claustrofobica , mentre la fotografia ha delle imperfezioni (nella versione 2d) ; a dominare sono delle tinte sul verde-marrone, sinceramente orrende. Tra roba che marcisce, apparizioni sconvolgenti, un fidanzato sfuggente (Mark) la situazione appare già di per sé precaria. E parrebbe la drammatica lotta per l'indipendenza di una giovane donna, in antitesi contro la figura materna, in preda a disgregazione alcolica totale. Le presenze orribili sono una costante dei thriller adattati da pellicole giapponesi, come in questo caso. Però sono presenti delle citazioni di Psycho di Hitchcock: sia per il water- closet continuamente mostrato in molte sequenza della pellicola ( come anche il resto del bagno, la vasca e la tenda della doccia) ma anche per il portiere guardone, adattamento del perfido Norman Bates. Ma c'è un'altra citazione di Psycho: la misteriosa scomparsa della protagonista nella prima metà del film, come avveniva con Janet Leigh e la sua pronta "sostituzione" con la sorella, interpretata da Julianne Michelle (nel film Psycho, Vera Miles ricercava la congiunta scomparsa). In origine , l'appartamento "maledetto" fu abitato da una madre insegnante e dalla figlia in cattivissimi rapporti; altro "classico" delle storie giapponesi. Tale situazione familiare ha un contraltare nella pessima relazione tra Maddie (De Mornay) e Lara (la Michelle) . Maddie, lucidissima nonostante la deriva alcolica, rivelerà che Lara fu gelosa della sorella minore perché più capace, accusandola anche di averla incoraggiata a un'indipendenza alla Janis quale non era preparata. Ma l'accusa più grave è la seguente: ""fai cose malate quando non prendi le tue medicine". Il fatto che Lara creda ancora viva Janis attiene a un senso di colpa? La trama giapponese si fa sentire per due citazioni: i protagonisti fanno la spesa in una specie di spaccio per alimenti gestito da orientali, mentre una porta mobile dell'appartamento è quella tipica delle case .made in Japan. La pellicola è accettabile, sia come film di genere (horror) che come suspense. Quello che appare un po' forzato è proprio il personaggio della De Mornay che dice cose sagge nonostante sia perennemente ubriaca. Delle due donne poi, chi è la più insensibile? Lara, che vuole portare la madre al cinema per distrarla dopo un grave lutto o Maddie, la genitrice , che scrive una canzone per ricordare la figlia scomparsa, sicura che ciò la riporterà in vetta alla hit parade? In realtà nessun personaggio sembra quello che è veramente, nemmeno il bel Mark che nasconde la sua vera identità. L'unico col sale in zucca è sicuramente un maturo ispettore di polizia, il quale delucida tutti sulla storia dell'appartamento, che non è "maledetto", ma peggio ancora... Nei suoi controsensi, difetti, assurdità, il film, si diceva, risulta se non gradevole almeno più che accettabile. Grazie anche a una regia abbastanza veloce e a un montaggio serrato. La migliore del cast è Misha Barton.





***Questo Spazio pubblicità è in vendita***

Nessun commento