Cinema. "3 days to kill". Kevin Costner in salsa francese e' come Brigitte Bardot: piace a troppi
Kevin Costner. (foto) ndr. |
di Romolo Ricapito
BARI, 11 GIU. - Un bel ritorno quello di Kevin Costner (Californa, 1955) con questo 3 Days To Kill, mentre in America sono già usciti quasi in contemporanea due altri suoi film.
Dal prologo, sembrerebbe che questa specie di thriller sia tutto a base di sparatorie, esplosioni di ali di albergo, uccisioni.
E Costner sembra un po' imbolsito, affaticato.
Per fortuna la pellicola è ricca anche di scene lente ( "introspettive" ) nelle quali l'attore americano può mettere in luce le sue qualità recitative, alla pari di quelle atletiche.
In sintesi, a Ethan Renner (Costner) , agente della Cia, viene diagnosticato un tumore al cervello: tre mesi, o al massimo cinque , gli restano ormai da vivere. La Cia lo ringrazia del lavoro svolto e lo invita "a sistemare le sue cose". Il soggetto e la sceneggiatura di Luc Besson aiutano l'intreccio a uscire fuori dai canoni di un certo cinema americano, apportando al film un'aria molto "europea" : quando, ritirandosi nella sua casa di Parigi, il protagonista trova il suo appartamento occupato da "squatter" africani, praticamente una legione (epperò gentili e umani) deve accoglierli forzatamente, a causa delle leggi "protettive" nei riguardi dei più deboli della società promulgate in terra francese...
L'uomo, aperto un fondo universitario per la figlia adolescente Zooey , ritrova anche l'ex moglie Christine (Connie Nielsen) e cerca di stabilire un rapporto civile con la sua famiglia che in passato ha fin troppo trascurato a causa delle sue imprese eroiche .Le due donne vivono anche loro a Parigi, ma in un appartamento di enorme lusso, che stride con la "catapecchia" abitata da Ethan.
Il tutto si movimenta con l'arrivo di Vivi (Amber Heard) , agente dei servizi segreti, la quale rivela al collega di essere in possesso di una cura sperimentale per il suo "caso senza speranza": "per la Cia non valevi il trattamento", gli confida .
In cambio della terapia, fatta di iniezioni che stordiscono e danno potenti allucinazioni, Ethan dovrà uccidere per Vivi un certo Wolf.
Da qui partono una serie di situazioni movimentatissime, che si uniscono come già detto, a sezioni di vita familiare "ritrovata", con un Costner affettuoso che si prende cura di una figlia adolescente ignorata sino a quel momento , nel tentativo di recuperare un rapporto prima che sia troppo tardi.
La sceneggiatura si mantiene nell'ambito di una certa classe coniugando ironia, aspetti tecnici e intimisti .
L'agente Costner ha licenza di uccidere e farà fuori molti nemici, imponendo a Vivi, donna in carriera dalla perfidia sopraffina, condizioni economiche favorevoli per i delitti che gli vengono via via commissionati, strappando anche un'assicurazione sulla vita di un milione di dollari.
Ma la cosa migliore del film è che vi si ammira una splendida Parigi , raffigurata nei suoi luoghi storici, ma anche quelli meno conosciuti, con le classiche strade a strapiombo e i caratteristici locali. Ma c'è anche una Parigi più moderna fatta di immense discoteche e locali erotici.
Al di là della trama, l'opera diretta dal regista McG e che vede addirittura Christopher Lambert come produttore esecutivo, si trasforma in un divertissement che ci offre un Kevin Costner quasi inedito, più sornione che mai, figo e atletico.
La fase psicologica sembra avere la meglio sul thriller, anche se il film fa registrare un difetto: a un certo punto appare eccessivamente corposo e lungo, nel tentativo di mischiare le pellicole di genere americane con la commedia e l'ironia francesi.
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