Cinema. Nelle sale "Le week end": soggiorno a Parigi barboso di una vecchia coppia di insopportabili rompiscatole
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I due protagonisti del film. (foto) ndr. |
di Romolo Ricapito
BARI, 19 GIU. - Nelle sale Le Week End, film britannico ma dal sapore francese, sia come ambientazione che come direzione e andamento.
Due insegnanti, dei tardi sessantenni, di Birmingham, rivisitano in un fine settimana la città dei loro sogni, Parigi, che ritrovano nei luoghi storici ma anche troppo cambiata rispetto ai loro vecchi ricordi. Il vecchio albergo di Montmatre non è più "quello": la tinta delle pareti è cambiata. Per consumare i pasti nei ristoranti devono girare a vuoto: i locali non li soddisfano. E in più c'è il dramma delle prenotazioni, senza le quali in Francia non si cena da nessuna parte.
Infine i due troveranno una suite prestigiosa dove dormì Tony Blair, a buon prezzo. Emergono, assieme alle difficoltà caratteriali della coppia , quelle proprie della terza età , ma anche le tipiche paturnie originate da caratteri difficili e complessi; in più il decadimento fisico collabora alla deriva del loro comportamento nei confronti del mondo esterno. Ecco il fiatone nel fare le scale di una Parigi troppo bella ma più adatta al turismo delle giovani coppie. Riaffiorano, però, anche i problemi lasciati in patria. Il figlio vive in una stamberga con dei topi, ma la coppia è restia a riaccoglierlo.
Emerge dunque un egoismo di fondo della coppia, chiusa in sé stessa all'interno di mura spesse e inespugnabili, quelle di un rapporto esclusivo fatto di complicità e di riti obbligatori. In fondo Nick e Meg Burrows sono due rompiscatole in cerca di stimoli esterni, che reciprocamente non possono più regalarsi.
Il loro menage è consolidato, ma prevedibile.
Il tour fa tappa anche al cimitero di Pere Lachaise, per visitare le tombe di Beckett, Baudelaire , Sartre e Satie.
E' evidente una paura, sottile: quella della morte. La frase di lei: "quando i figli se ne vanno, cosa rimane" sintetizza un sentimento di vuoto .
La vicenda, piatta, che ricorda nella verbosità della sceneggiatura il film del 1995 Prima dell'alba, che aveva come protagonista una coppa di giovani che da Parigi si dirige a Vienna in un dialogo continuo ed esasperante, sembra rivitalizzarsi con l'incontro di un vecchio amico, tale Morgan, interpretato da Jeff Goldblum, un intellettuale ed economista trasferitosi a Parigi con la seconda giovane moglie. Ma egli sparisce, per poi riapparire nella parte finale. Il ritmo del film, ovattato, sonnolento, a tratti insopportabile, vorrebbe avere come riferimento i film di Woody Allen, Cassavetes o Bergman. epperò sconta il difetto di mettere in scena personaggi antipatici, che non suscitano empatia, tra l'altro rappresentati dai due interpreti poco carismatici, Jim Broadment e Lindsay Duncan. Lui comunque ha un premio Oscar come miglior non protagonista alle spalle nel 2002; lei , scozzese, è un'attrice teatrale nota nel Regno Unito, interprete di film come Alice in Wonderland di Tim Burton.
Andando avanti con la trama, si scoprono gli altarini della coppia, ma in particolare dell'uomo: un tradimento risalente a 15 anni prima.
Cosicché in casa del loro ospite, alla presenza di estranei, il rapporto si trasforma in una resa dei conti tardiva, ma anche in un confessione pubblica dai tratti imbarazzanti. La sceneggiatura di Hanif Kureishi è buona, ma non funziona lo stesso, perché la regia di Roger Michell ("Notting Hill") si rivela poco abile nel seguire le vicende dei protagonisti, mentre essi, come già detto, sono insostenibili per la recitazione che abbandona il naturalistico per sprofondare nell'accademico.
Il film contiene una citazione del film di Jean Luc Godard " Band à part", poco conosciuto in Italia, mentre gli attori imitano il famoso ballo di Anna Karina. Famoso all'estero, ma sconosciuto da noi.Trattasi di una scena a tre, ambientata in un caffè ristorante, che è replicata anche in Pulp Fiction di Tarantino.
Queste raffinatezze sfuggono allo spettatore italiano, mentre Le Week End è un film dimenticabile, in quanto pretenzioso, presuntuoso, arrogante. Il migliore è Jeff Goldblum.
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