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Chiesa. Peres e Abu Mazen dal Papa "Per la pace serve coraggio"

L'abbraccio tra Peres e Abu Mazen. (foto Agi) ndr.

di Redazione

CdV, 8 GIU. (AGI) - "L'inizio di un cammino nuovo alla ricerca di cio' che unisce, per superare cio' che divide": questo ha indicato oggi Papa Francesco, come una possibilita' concreta perche' "la preghiera puo' tutto", ai presidenti israeliano Shimon Peres e palestinese Abu Mazen, che hanno partecipato al "vertice di preghiera" nei Giardini Vaticani, (presenti Bartolomeo I, sei cardinali e delegazioni interreligiose dei due Stati, che debbono poter coesistere come al loro interno convivono fedi diverse). "La vostra presenza signori presidenti - ha dichiarato il Pontefice - e' un grande segno di fraternita', che compite quali figli di Abramo, cioe' come fratelli l'uno dell'altro". "Per fare la pace - ha scandito - ci vuole coraggio, molto di piu' che per fare la guerra". "Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, disarma la lingua e le mani; donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacita' di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino", ha pregato ad alta voce Papa Bergoglio che ha citato le famose parole di Pio XII "con la guerra tutto e' perduto". "Quando ero ragazzo, a 9 anni, mi ricordo la guerra, mai piu' mai piu'!", gli ha fatto eco il presidente israeliano Shimon Peres ha aggiunto questo ricordo personale al breve discorso che aveva preparato per il "vertice di preghiera" convocato da Papa Francesco in vaticano, nel quale ha affermato che anche se "la pace non viene facilmente, dobbiamo adoperarci con tutte le nostre forze per raggiungerla presto. Anche se cio' richiede sacrifici o compromessi". "Noi desideriamo la pace per noi e i nostri vicini. Noi cerchiamo la prosperita' e pensieri di pace per noi come per gli altri", ha assicurato da parte sua il presidente palestinese Abu Mazen nel breve saluto seguito all'invocazione di pace. Ma il presdidente non ha rinunciato, pregando, a rivendicare la citta' santa di Gerusalemme, che i palestinesi vorrebbero - almeno nella parte Est - come loro capitale. "O Dio - ha pregato infatti Abbas - noi ti lodiamo sempre per aver fatto di Gerusalemme la nostra porta per il cielo". In merito il presidente palestinese ha ricordato pure le parole di San Giovanni Paolo II, quando disse: "Se la pace si realizza a Gerusalemme, la pace sara' testimoniata nel mondo intero". Suggestivo il momento delle invocazioni di pace: "Togli tutte le colpe; accetta cio' che e' buono, e noi offriremo il frutto delle nostra labbra", ha chiesto in ebraico un rabbino con barba e lobbia sul capo. La lettura dei testi della Torah ha impegnato 4 rabbini ed e' stata conclusa dal rabbino statunitense David Rosen, presidente della Lega Antidiffamazione, che ha cantato con grande partecipazione la preghiera del giorno del Kippur. "I cristiani - ha poi assicurato nella sua preghiera il cardinale africano Peter Turkson - siano capaci di pentirsi delle parole e degli atteggiamenti causati dall'orgoglio, dall'odio, dal desiderio di dominare gli altri, dall'inimicizia verso i membri di altre religioni e verso i gruppi piu' deboli della societa', come i migranti e gli itineranti. Preghiamo per tutti coloro che hanno subito affronti contro la dignita' umana e per coloro i cui diritti sono stati calpestati". "O Dio, porta la pace nella terra della pace. O Padrone di splendore ed onore, rimuovi l'ingiustizia dagli oppressi in questa terra, nutri il tuo popolo che ha fame, e proteggilo dalla paura, tienilo lontano dal male e da coloro che commettono il male, dagli aggressori iniqui, O Signore dei Mondi", si e' pregato Allah in arabo, chiedendo a Dio: "rendici inclini verso tutto cio' che e' buono, avversi a tutto cio' che e' cattivo, Ti chiediamo di indicarci tutto cio' che e' buono e giusto". Resteranno consegnate alla storia le immagini degli abbracci di oggi in Vaticano tra i due presidenti tra loro e con il Papa. Ma la cronaca riporta anche una curiosita': Papa Francesco ha voluto viaggiare sullo stesso pulmino con i suoi ospiti (il presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Abu Mazen, oltre al patriarca Bartolomeo I) dalla domus Santa Marta al piazzale dei Giardini Vaticani davanti ai Musei dove - in uno scenario un po' surreale, con un prato atrianglo che si apre sulla Cupola, si e' svolto l'incontro di preghiera. Appena hanno preso posto (Francesco, Abbas con le spalle al guidatore e Peres, Bartolomeo e il custode di Terra Santa Pizzaballa di fronte, c'e stato un momento di ilarita': sono tutti scoppiati a ridere commentando l'insolita situazione.





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