Foggia. Aborti "facili" a Cerignola. indagati due medici
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Alcune fasi della vicenda. (foto cc) ndr. |
di Redazione
CERIGNOLA (FG), 11 LUG. - Costringevano, mediante minaccia
implicita, giovani donne a versare somme di denaro per effettuare
tempestive interruzioni di gravidanza, i due professionisti del
presidio ospedaliero “Giuseppe Tatarella” di Cerignola, tratti agli
arresti domiciliari dai Carabinieri per il reato continuato di
concussione in concorso.
Una faccenda delicatissima che ha visto protagonisti Osvaldo Battarino dirigente medico responsabile del servizio d’interruzioni volontarie delle gravidanze e Giuseppe Belpiede, direttore dell’unità di anestesia e rianimazione della struttura ospedaliera cerignolana.
Come emerso dalle indagini degli inquirenti i due pretendevano il sistematico versamento di 100 euro in contanti per effettuare aborti entro il termine legale dei primi
novanta giorni di gravidanza, dalle donne che, legittimamente, si
recavano presso l’ospedale per compiere l’interruzione volontaria,
prestazione il cui costo è a carico del servizio sanitario nazionale.
L’indagine è partita a fine 2013 in
seguito alla denuncia di un uomo che aveva riferito ai Carabinieri che,
nonostante la regolare presentazione dell’esenzione dal pagamento del
ticket per la prestazione sanitaria, Battarino si rifiutava di
eseguire l’intervento alla figlia entro il termine stabilito dalla
legge, se non avesse consegnato in contanti la somma richiesta,
abitualmente ripartita con l’anestesista.
I Carabinieri, da testimonianze e
intercettazioni, hanno quindi appurato che l’episodio non era affatto
occasionale e che, anzi, era diventata una prassi consolidata ( e pure
abbastanza risaputa). I due, infatti, sfruttando la condizione di
essere gli unici medici dell’ospedale di Cerignola a non essere
obiettori di coscienza, abitualmente ricattavano le pazienti forti anche
della soggezione psicologica delle donne, che per paura accettavano
di essere private del diritto sancito dalla legge 194.
Particolarmente grave e spregiudicata,
risulta dalle intercettazioni, la condotta di Battarino: il medico,
infatti, operava anche a pagamento su richiesta di altri colleghi, e
nel caso di donne straniere, non disposte a pagare subito, arrivava a
minacciarle di far aspettare un mese e terrorizzandole con l’idea che
se fossero andate in altri ospedali l’attesa sarebbe stata troppo
lunga e certo il rischio che la gravidanza avrebbe superato i novanta
giorni. L’indagine ha fatto luce su venti casi riscontrati che vanno
inseriti in un sistema di malaffare che, a quanto dichiarato dallo
stesso Battarino, andava avanti da 25 anni, con una media di 500
interruzioni annuali.
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