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Cinema. Necropolis-la citta' dei morti : piu' che un horror, sembra la tv di Piero e Alberto Angela

Una immagine del film. (foto) ndr.

di Romolo Ricapito 

BARI, 16 SETT. -  Necropolis- la città dei morti diretto da John Erik Dowdle (As Abowe, So Below, è il titolo originale, in pratica "sotto è come sopra",,,) è un horror atipico, che non mantiene quanto promette, ,nel senso che non ha tra i suoi "ricercati" ingredienti i vari zombies e gli effettacci che piacciono tanto ai cultori di questo genere, i quali potrebbero rimanere delusi da questa particolare pellicola che tra l'altro sta ottenendo un ottimo successo in America e una prima buona accoglienza anche in Italia. Il film contiene nell'antefatto -ciò che viene narrato prima dei titoli di testa - l'anticipo su tutto il resto , in quanto dieci minuti riassumono tutto quanto sarà sviluppato per i restanti 83 (circa) minuti . "As Abowe, So Below" ha un andamento a ritroso: l'inizio è il presente mentre ciò che viene narrato durante l'intera storia costituisce il recente passato che descrive le imprese della protagonista, un'archeologa e speleologa con dottorato in una prestigiosa università e dunque appassionata di scavi, occultismo, formule segrete e per giunta poliglotta. La donna, Scarlett Marlowe (la poco conosciuta in Italia attrice Perdita Weeks) è una "figlia d'arte" (il padre, che faceva il suo mestiere, si è suicidato per cause misteriose). Inizialmente dunque la nostra eroina va in Iran per impedire la distruzione di antiche caverne, voluta dal governo di quel paese . Queste caverne in realtà sono un importante sito archeologico che racchiude segreti, come un "idolo cornuto" , o anche la "chiave rosa", una specie di decodificatore di un linguaggio antico. I movimenti di camera convulsi vorrebbero imitare la real tv. C'è poi la ricerca della mitica pietra di Famel, una sorta di "pietra filosofale" che può guarire all'istante da ferite anche molto gravi, riparando i tessuti come d'incanto. La fotografia colorata di Leo Hinstin stempera i toni sepolcrali dell'intreccio, soprattutto nella parte iniziale, che ci mostra una Parigi interessante e quasi inedita. Diremmo una Ville Lumière esoterica, con sotterranei che racchiudono misteri, ma soprattutto a base di inquietanti e inesplorate antiche necropoli, presenti del resto anche in altre capitali (Roma, Londra). La misteriosa chiave rosa è una sorta di "traduttrice", si è detto, di antiche iscrizioni in aramaico sullo stile della Stele di Rosetta, che viene menzionata nella sceneggiatura. Facendola breve, l'archeologa-tuttologa (sembra saperne una più del diavolo su incantesimi, misteri, formule magiche e passaggi segreti) con un gruppetto di "aiutanti" ( compresa un'altra donna, destinata a una fine orribile) si "inabissa" nei sotterranei di Parigi, che racchiudono 300 km di gallerie con sei milioni di morti. Più che un horror, la pellicola pare, a un certo punto, un programma culturale di Piero e Alberto Angela, con spiegazioni scolastiche e visite notturne sottoterra, che includono finanche allegre passeggiate nelle fogne. Scopriamo che i sepolcri che stanno sotto Parigi sono frequentati quasi come le strade della capitale di giorno : gruppi di esaltati che celebrano riti esoterici, svitati che vivono in condizioni precarie e "tombali", un telefono fisso che squilla, un pianoforte, un bambino che gira apparendo e riapparendo.. Insomma, sembrerebbe che nella Parigi archeologica sia in atto una sorta di movida del sottosuolo. Diremo subito che il cast di attori (sconosciuti ) è pessimo. A un certo punto da uno di essi viene finanche imitato (male ) l'attore Robert De Niro. L'attesa dello spavento si fa spasmodica. Non si capisce come sia possibile strisciare con disinvoltura in cunicoli popolati da ossa umane : il ciccione del gruppo infatti resta bloccato, causa la sua stazza. A metà (ma anche oltre) dunque il film non terrorizza, ma tedia. Ed è un fatto grave per una pellicola horror. Cosicché i brividi sono accentuati esclusivamente nell'ultimissima parte. La sezione forse migliore è quella dei sotto-testi. Ovvero il risvolto psicanalitico. In sostanza, molti degli orrori del film sono originati da problemi irrisolti del passato dei protagonisti, che si riaffacciano con simbolismi e personaggi delle loro famiglie di origine deceduti precocemente, allo scopo di alimentare sensi di colpa e visioni oniriche. La chiave per sopravvivere allora è il volere superare e affrontare questi drammatici traumi. Per fortuna il lieto fine giova al film . Si tratta comunque di un'opera controversa: non è sicuramente del tutto riuscita , ma almeno ci si è sforzati di proporre un'alternativa al terrore che alimenta le paure del pubblico giovanile. Qui entrano in campo storia, simboli, varie culture del passato e quant'altro. Molta carne al fuoco, che gli sceneggiatori non padroneggiano. Molto belli invece i titoli di coda, con disegni in grigio degli ambienti della storia appena vista e molto ben stilizzati. Perdita Weeks (attrice scozzese) è doppiata da Chiara Gioncardi.





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