Modugno (BA). Italia Giusta Secondo Costituzione: ‘liberata’ la trecentesca chiesa di Sant’Antonio
La Chiesa di Sant'Antonio a Modugno. (foto com.) ndr. |
di Redazione
MODUGNO (BA), 13 NOV. - In esecuzione dell’ordinanza, emessa nel marzo 2014 da Nicola Magrone, in qualità di Sindaco, a tutela della pubblica incolumità e per recuperare alla fruizione della comunità un bene storico, partono i lavori per ‘liberare’ una piccola chiesa del Trecento, la Chiesa di Sant’Antonio, dai telai che ancorano ad essa una casa abbandonata con problemi di staticità. Lo conferma il responsabile dei lavori per conto dei proprietari della casa pericolante, Pietro Losole.
Per indiscusso merito dell’ultima amministrazione, si sana oggi un’ingiuria durata quattordici anni. La vicenda infatti è uno dei “pastrocchi” edili e urbanistici trascurati da decenni dalle amministrazioni che si sono succedute a Modugno. Sono infatti ben 14 anni che la chiesetta del XIV secolo, tramite un telaio di sostegno realizzato con tubi da impalcature, sorregge un palazzo di due piani che la fronteggia.
Al dunque, emerge ogni giorno con maggiore chiarezza tutta l’inciviltà di chi, indifferente rispetto agli interessi della collettività, ha deciso di far cadere l’amministrazione Magrone dopo appena un anno di lavoro.
Sono partiti lunedì 10 novembre i lavori di manutenzione straordinaria e consolidamento statico dello stabile di Via Corsica n. 16/18. Ad ordinarli fu, nel marzo scorso, Nicola Magrone, nell’esercizio dei suoi poteri di Sindaco, allo scopo di mettere in sicurezza l’edificio, tutelare la salute pubblica e rimuovere il puntellamento che grava sulla facciata della prospiciente chiesa S. Antonio. E con l’obiettivo non secondario di restituire alla piena fruizione della comunità un bene storico/culturale: la chiesa di S. Antonio, costruita secondo uno stile bizantino nel 1376; in altre parole, un luogo di culto dalla storia plurisecolare.
Il palazzo di via Corsica è ancorato dal 2000, per motivi di staticità, a questa piccola chiesa del Trecento tramite un telaio di sostegno realizzato con tubi da impalcature. Tutta la vicenda relativa al ‘puntellamento’, escogitato in via estemporanea per impedire cedimenti della palazzina considerata a rischio crollo, si è sostanziata in uno dei “pastrocchi” edili e urbanistici trascurati da decenni dalle amministrazioni che si sono succedute a Modugno.
“Da sindaco – dice Nicola Magrone -, appena accertata a inizio 2014 la necessità di un intervento di urgenza, ho fatto l’ordinanza con la quale si diceva ai proprietari di mettere in sicurezza l’edificio. Se non l’avessero fatto loro, aggiungeva l’ordinanza, sarebbe stato il Comune a intervenire con un’azione di consolidamento strutturale, presentando poi il conto ai possessori delle spese. Oggi, a conclusione di una lunga opera di mediazione con i proprietari, si dà esecuzione a quel mio provvedimento e si pone fine a una vicenda che nessuno, nei tredici anni che hanno preceduto la mia amministrazione, ha voluto o saputo risolvere. Questo è un nostro successo.”
Il ‘puntellamento’ fu fatto da quando alcuni lavori di riqualificazione del centro storico (nel 2000) evidenziarono lo stato di pericolosità della palazzina di via Corsica, per cui si rese necessaria quella misura improvvisata di ‘messa in sicurezza’: “Una soluzione – dice Magrone - che inizialmente aveva solo carattere provvisorio, ma che ha finito per incancrenirsi fino a diventare l’ennesimo insulto alla città: un edificio fatiscente e pericolante, sorretto da un groviglio di ferramenta puntata contro la facciata della chiesetta. Un sistema assurdo divenuto per giunta esso stesso malsicuro. Il simbolo più eclatante dell’abbandono e del degrado in cui è stato lasciato naufragare il centro storico di Modugno.”
Alle segnalazioni allarmanti fatte negli anni passati da alcuni cittadini del centro storico non sono mai seguiti interventi decisivi. Per questo Magrone, appena divenuto sindaco, avviò l’iter di rimozione del ‘bubbone’, partecipando egli stesso a sopralluoghi - insieme con tecnici, vigili urbani e amministratori comunali – anzitutto perché si accertassero e valutassero i rischi per la incolumità pubblica. Poi, nel marzo 2014, emise l’ordinanza per liberare via Corsica e la chiesa di S. Antonio dalla bruttura che le ha a lungo oppresse.
Nello stesso periodo l’allora sindaco Magrone si attivava per la tutela di un altro pezzo di memoria modugnese: il teatro S. Lucia, i cui lavori di demolizione sono stati sospesi in extremis nel settembre scorso con l’accoglimento da parte della Soprintendenza di Bari dell’istanza di Magrone perché si valuti se il palazzo liberty sia di interesse culturale.
La decisione di far decadere il consiglio comunale, il sindaco Magrone e la sua giunta, attraverso le dimissioni di tredici consiglieri comunali dinanzi ad un notaio, mostra ogni giorno di più tutta l’inciviltà di cui era nutrita.
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