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Caso Moro: Inchiesta tronca dell'ispettore Rossi sulla moto mai trovata di via Fani

Il Pres. Aldo Moro. (foto) ndr.

di Redazione

ROMA, 27 NOV. - "La mia e' una inchiesta interrotta; tronca che non puo' essere giudicata che sul poco che e' stato possibile fare e forse anche sul molto che si poteva fare; forse si e' persa una occasione. Si trattava infatti di una buona occasione investigativa che metteva per la prima volta in connessione la moto certamente in via Fani (c'e' una sentenza) con il colonnello Camillo Guglielmi di Gladio, che sappiamo essere stato sul luogo proprio nelle ore cruciali". Enrico Rossi, gia' ispettore di Ps a Torino, ha spiegato davanti alla commissione Moro i ritardi, le difficolta', gli approfondimenti che si potevano fare sulla lettera anonima che indicava due presunti agenti alle dipendenze del colonnello Camillo Guglielmi che sarebbero stati presenti a via Fani a bordo di una moto e con l'incarico di evitare "intralci" alla azione delle Br. Molti passaggi, i piu' delicati, sono stati in audizione segreta e probabilmente hanno riguardato le difficolta' e i tempi lunghi della indagine a cui Rossi ha fatto solo indiretto riferimento durante la parte pubblica della audizione. Quando Rossi riusci' a recarsi a casa di Fissore, l'uomo indicato dalla lettera anonima come colui che era il 16 marzo alla guida della moto presente in via Fani, e solo con la scusa di un controllo amministrativo su armi normalmente dichiarate perche' altro non fu permesso, ci furono resistenze da parte di quest'ultimo ad indicare il luogo in cui le stesse erano custodite. Rossi diede del tempo a Fissore per riflettere e improvvisamente si materializzarono dei carabinieri venuti a curiosare e senza che alcuno li avesse chiamati. Solo poco dopo e tra mille dubbi Fissore indico' dove erano la Beretta e la Drulov, custodita in cantina in una scatola su cui era poggiata una riproduzione de La Repubblica del 16 marzo 1978 con la notizia del rapimento di Moro. Mancavano anche all'appello circa 600 pallottole. L'ex ispettore ha insistito: "Altro si poteva fare". L' inchiesta di Rossi e' stata definita "interrotta" anche da Gero Grassi (Pd) che cosi' commenta la lunga audizione di oggi:"La testimonianza conferma una drammatica costante della vicenda: indagini interrotte e difficolta' di recuperare le prove a molti anni di distanza. Rossi ha messo in evidenza, tra le altre cose, un fatto importante: la Honda passo' con certezza a via Fani - su questo sentiremo a breve il testimone chiave, Alessandro Marini - ma non fu mai trovata, diversamente dalle macchine utilizzate durante l'agguato. Se fosse stata rubata dai brigatisti sarebbe stata abbandonata invece nessuno ne denuncio' il furto e chi la utilizzo' - ormai e' definitivamente sgomberato il campo dalle vecchie ipotesi che si trattasse dei due autonomi romani chiamati Peppe e Peppa - sapeva gia' cosa farne, dove custodirla e tenerla lontano dalle indagini. Questa certezza conferma che la moto fu una presenza cruciale sulla quale non si volle indagare ne' a suo tempo ne' piu' recentemente come dimostra la vicenda Rossi. Speriamo che altri funzionari che videro o seppero abbiano il coraggio oggi di farsi avanti, come senz'altro lo ha avuto Enrico Rossi".iori).





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