Spazio pubblicità disponibile

Ultim'Ora

Corato (Bat). Rapinano ufficio privato ed esplodono colpo di pistola. Arrestati in due a Bisceglie dai carabinieri della tenenza [CRONACA DEI CC. ALL'INTERNO]

L'arma sequestrata. (foto cc.) ndr.

di Redazione

CORATO (BT), 15 DIC. - L’altra sera, i Carabinieri della Tenenza di Bisceglie, coadiuvati dall’intero apparato della Compagnia Carabinieri di Trani, hanno tratto in arresto due persone resesi responsabili di una tanto articolata quanto ben premeditata azione criminale. I due, un albanese 24enne, residente a Bisceglie, già noto alle forze dell’ordine e un sorvegliato speciale tranese di 25 anni, dopo aver maldestramente tentato di travisarsi con il cappuccio delle felpe indossate, hanno fatto irruzione in un ufficio privato, a Corato, ove, terrorizzando una donna, parente del titolare, hanno arraffato il poco contante disponibile in cassa. Alla timida reazione della vittima, uno dei rapinatori, dopo aver estratto una pistola, ha esploso un colpo in aria, conficcatosi nel soffitto e si è dato a precipitosa fuga con il complice a bordo di una Fiat Uno. Le immediate investigazioni condotte inizialmente dai Carabinieri della Stazione di Corato, mediante la visione delle immagini impresse dai sistemi di videosorveglianza esistenti nella zona, ha consentito di risalire alla targa del veicolo (risultato provento di furto perpetrato in Trani nei giorni precedenti) e di diramare le ricerche mediante la Centrale Operativa “112”. Udita la notizia, una pattuglia della Tenenza di Bisceglie, in transito nei pressi di quella stazione ferroviaria, ha notato due individui intenti ad incendiare proprio una Fiat Uno dello stesso colore di quella impiegata nella rapina commessa a Corato. Immediato è stato l’intervento dei militari, che hanno subito bloccato l’albanese, mentre il complice, riuscito momentaneamente a dileguarsi, è stato poco dopo rintracciato e tratto in arresto presso il proprio domicilio. Le perquisizioni personali e domiciliari hanno consentito il rinvenimento di una pistola con matricola abrasa, carica di munizioni, perfettamente funzionante, nonché di parte del bottino. I due, condotti presso la Casa Circondariale di Trani come disposto dall’Autorità Giudiziaria, dovranno ora rispondere, in concorso, di rapina aggravata, incendio, ricettazione, accensione ed esplosioni pericolose, nonché porto e detenzione di arma clandestina. Il sorvegliato, invece, dovrà rispondere anche della violazione delle prescrizioni imposte dalla misura di prevenzione cui era sottoposto. L’arma, sequestrata, verrà poi sottoposta ad accertamenti tecnico-balistici da parte dei militari della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo di Bari. 

ANDRIA (BT): ILLUMINAVANO ABUSIVAMENTE L’ACCAMPAMENTO. DUE EXTRACOMUNITARI ARRESTATI. IN CARCERE ANCHE DUE PUSHER 

Per fornire elettricità ai loro elettrodomestici avevano creato un allaccio abusivo alla rete dell’Enel, ma scoperti sono finiti in carcere. Si tratta di un maghrebino di 36anni e di un sudanese di 31, arrestati dai Carabinieri della Compagnia di Andria, con l’accusa di furto aggravato continuato. Durante un servizio di perlustrazione i Carabinieri del Nucleo Radiomobile si sono insospettiti nel notare delle luci provenire da un rudere sito in quella contrada Montefaraone ed hanno eseguito un controllo. Al loro arrivo, i militari hanno notato alcuni individui che si dileguavano per i campi, approfittando del buio. Tuttavia riuscivano comunque a bloccare i due. Sul posto i carabinieri hanno rinvenuto delle lampade, alcuni televisori dotate di parabole e delle stufette elettriche in funzione. Un’accurata ispezione ha permesso di scoprire l’esistenza di un cavo elettrico interrato con cui gli stranieri evidentemente prelevavano l’energia elettrica necessaria per alimentare gli apparecchi. Interessato, pertanto, personale dell’Enel, si aveva modo di appurare che il cavo interrato conduceva sino ad un palo dell’illuminazione pubblica, da cui attingevano la corrente elettrica. Tratti in arresto, i due stranieri, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani, sono stati associati al carcere tranese. Nella stessa serata, invece, a Barletta, i Carabinieri della Compagnia di Andria, coadiuvati da militari della locale Compagnia, hanno arrestato un 40enne e un 38enne del luogo, con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nel corso di uno specifico servizio, infatti, i militari hanno sorpreso i due mentre cedevano della droga ad un tossicodipendente del luogo. La successiva perquisizione ha permesso di rinvenire nella loro disponibilità cinque dosi di cocaina e 275 euro in banconote di piccolo taglio. Tratti in arresto, i due, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani, sono stati associati al carcere tranese. La droga, invece, e il denaro, ritenuto provento dell’illecita attività, sono stati sottoposti a sequestro. 

BARI: SERVIZI DI CONTROLLO DEL TERRITORIO DEI CARABINIERI. 5 ARRESTI. RESTITUITA MOTO RUBATA IN PIENO CENTRO 

Nel corso di un servizio straordinario di controllo del territorio finalizzato a prevenire e reprimere la commissione dei reati predatori e garantire più sicurezza ai cittadini, i Carabinieri del Nucleo Radiomobile del Reparto Operativo di Bari hanno arrestato 5 persone. In particolare, l’altra sera sono finiti agli arresti domiciliari tre persone del quartiere Santa Rita. Si tratta di due 37enni e un 35enne, accusati di furto aggravato in concorso. I miliari del pronto intervento, in transito per via Melo da Bari, hanno notato i tre che stavano armeggiando dinanzi ad uno scooter Scarabeo, lì parcheggiato, utilizzando un grosso cacciavite. Accortisi della pattuglia, i tre hanno tentato la fuga, ma sono stati immediatamente bloccati. La perquisizione ha permesso di rinvenire, indosso ad uno di loro, l’arnese, poi sottoposto a sequestro. Il ciclomotore, invece, è stato restituito al legittimo proprietario. Nella rete tesa dai Carabinieri sono finiti anche due sorvegliati speciali del capoluogo, di 48 e di 31 anni. Il primo è stato fermato nel quartiere Loseto alla guida di un’autovettura, in piena violazione degli obblighi imposti. La patente dell’uomo, infatti, era stata revocata per effetto della misura di prevenzione a cui era sottoposto. Il 31enne, invece, nel corso di un controllo presso la propria abitazione, non è stato reperito, sebbene avesse l’obbligo di non allontanarsi nelle ore notturne. Rintracciato più tardi, è stato tratto in arresto. Entrambi i sorvegliati, su disposizione della Procura della Repubblica di Bari, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari. 

ADELFIA (BA): LITE NEL CLAN MAFIOSO “DI COSOLA”, BOMBA AL COMMERCIANTE COSTRETTO A PAGARE IL PIZZO TRE VOLTE. PRESO ANCHE 19ENNE, ALL’EPOCA MINORE

È finito agli arresti domiciliari anche una settima persona coinvolta nella storia del commerciante di Adelfia, costretto a pagare tre volte il pizzo a favore di tre diversi individui vicini al clan DI COSOLA, detenuti in carcere. Agli inizi del mese di novembre i Carabinieri di Triggiano, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, diedero esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Bari nei confronti di sei persone, componenti di due famiglie baresi e legate ai DI COSOLA. Per loro le accuse furono di estorsione continuata in concorso, aggravata dal “metodo mafioso”. L’altra mattina, invece, militari dello stesso Comando hanno eseguito un’ordinanza di permanenza in casa emessa dal GIP del Tribunale per i Minorenni di Bari nei confronti di un 19enne residente a Noicattaro, minore all’epoca dei fatti, per concorso nelle medesime accuse. Le indagini dei carabinieri, coordinate sin da subito dalla D.D.A. barese, partirono da un grave attentato dinamitardo che lo scorso aprile subì il titolare di un esercizio commerciale di Adelfia, già vittima qualche mese prima di un incendio che aveva parzialmente danneggiato l’esterno del locale. L’esplosione danneggiò gravemente l’ingresso dell’esercizio commerciale e due autovetture parcheggiate, frantumando altresì i vetri delle vicine abitazioni. Si acclarò, pertanto, come la vittima avesse iniziato a pagare il pizzo di 500 euro al mese circa cinque anni fa, a favore dei familiari di un primo detenuto e poi, all’inizio del 2013, per divergenze interne al clan DI COSOLA, arrivò l’ordine di pagare ai familiari di altri due detenuti. Il nuovo “ordine”, evidentemente, non piacque alla famiglia del primo detenuto e lo sgarro venne punito con la bomba dell’aprile scorso. Il commerciante, terrorizzato, decise così di pagare il pizzo a tutti e tre per evitare il peggio, arrivando a sborsare fino ad 800 euro mensili, fino a quando, esasperato e sull’orlo del fallimento, decise di collaborare con i carabinieri, che spezzarono questa catena perversa. Furono pertanto ricostruiti anche i flussi finanziari del denaro che, riscosso da due donne, ai domiciliari con l’operazione dello scorso novembre, finiva ai detenuti attraverso vaglia postali.





***Questo Spazio pubblicità è in vendita***

Nessun commento