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'La Buona Politica' - Economia: La Ripresa...in giro

La caduta dell'economia in Italia. (foto com.) ndr.

di Cosimo Imbimbo 

BARI, 15 DIC. -  In Europa la ripresa nel 2015 sarà lenta e il ritorno alla crescita economica sarà debole, se paragonato ad altri casi storici di ripresa post crisi. Per l’Italia le stime di crescita sono riviste al ribasso: meno 0,4% quest’anno, con una “tiepida ripresa” nel 2015 stimata allo 0,6% e legata all’accelerazione della domanda esterna, mentre si registrerà un più 1,1% solo nel 2016. Queste le previsioni economiche d’autunno della Commissione europea rese note da poco. Non vi è più alcun dubbio ormai che si tratti di una grande depressione. Nella storia dello sviluppo economico moderno vi sono altre due grandi depressioni. 

La prima è quella del 1873-1895 e la seconda è quella iniziata nel 1929. Nel 1873, al termine di una fase di sviluppo accelerato dei Paesi economicamente avanzati, la crescita della capacità produttiva di beni agricoli e industriali trovò un limite nella capacità di assorbimento del mercato in un contesto caratterizzato da politiche economiche protezionistiche. Da questa situazione si uscì a partire dal 1895 soprattutto per l’effetto dell’apertura di nuovi mercati dovuta al colonialismo e si entrò così in quella che è stata definita la Belle Époque anche dal punto di vista economico. La crisi economica che stiamo vivendo non è una crisi ciclica ma al contrario è una crisi da collasso che ha cause precise ed un preciso epicentro di origine. L'epicentro è l'economia e la società americana e le cause sono da ricercarsi nella spegiudicatezza e leggerezza della cosidetta economia liberale americana. In questi ultimi due decenni gli Stati Uniti sono stati l'unico paese dove era posibile contrarre un mutuo fino a coprire il 100% del valore di un immobile senza dare garanzie di reddito, dove al contempo era possibile pagare il saldo di una carta di credito addebitandolo su di un'altra e dove i manager finanziari erano strapagati sulla base della loro capacità di inventare e piazzare titoli finanziari innovativi, il tutto in un vortice capace di costruire un castello finanziario che ha creato per ogni dollaro di produzione reale circa 3,5 dollari di titoli finanziari in circolazione. 

Alla luce di cio' la crisi durerà finche' questa montagna di spazzatura finanziaria, che nel frattempo si è sparsa per il mondo,grazie alla cosidetta finanza innovativa, verrà totalmente bruciata e non penso che basteranno uno o due anni, come affermano di volta in volta le varie istituzioni interrogate al proposito. La verita è che è in atto un terremoto finanziario che nessuno stato e nessun intervento puo' controllare e che dovrà esaurirsi naturalmente cosi' come si è prodotto. Relativamente al navigare a vista, consiglio al management aziendale di abbandonare la pianificazione strategica e la gestione per obbiettivi ma in realtà quando la nave (in questo caso l'azienda) è nel mezzo di una tempesta occorre concentrarsi nel superamento della stessa, anche a costo di cambiare rotta in continuazione, con meno danni possibile. Se qualcuno aveva ancora dei dubbi sulla pesantezza della crisi italiana ha oggi trovato nel presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, un alleato. Non è una novità. Anche per il Fondo monetario internazionale (Fmi) la recessione italiana durerà più delle stime di governo e Tesoro. E, come ricordato nella scorsa primavera, il pareggio di bilancio sarà raggiunto, forse, solo nel 2017. Nonostante le rassicurazioni del presidente del Consiglio Mario Monti e del ministro delle Finanze Vittorio Grilli, continuano le analisi che vedono nell’attuale ricetta economica del Paese un freno, più che un acceleratore, della crescita economica.

L’indice Pmi dei servizi di Markit/Adaci è sceso in Italia a 49,8 punti nel mese di agosto dai 52,8 di luglio. Il dato è ampiamente sotto le attese di 51,8 punti e indica una contrazione dell’attività, attestandosi sotto i 50 punti. L’indice ha segnato un lieve calo anche in Francia, dove è rimasto, però, sopra ai 50 punti, a 50,3 punti dai 50,4 di luglio. Quindi è essenziale focalizzare il management sulla crisi in atto, monitorarne gli effetti sull'azienda e sul mercato di riferimento, applicare correttivi anche giornalieri sui fattori della produzione, agire con immediatezza, flessibilità e sopratutto focalizzare gli investimenti sui settori strategici. Il debito pubblico ha toccato livelli tali da non permettere nel breve e nel medio periodo nessun tipo di politica espansiva da parte del governo: per forza di cose, nei prossimi anni si dovrà continuare con politiche di austerità o comunque non espansive le cui conseguenze sulla competitività del sistema economico non sono ancora ben chiare. sempre. Molti Paesi si sono affidati a politiche monetarie e fiscali per sostenere l’economia dopo la crisi finanziaria globale. Il coordinamento di queste politiche che possa massimizzare la crescita economica e minimizzare qualsiasi effetto collaterale è un punto fondamentale del G20 del 2014. Si cercano nuovi approcci che assicurino una crescita negli anni a venire e l’unico modo per rafforzare la fiducia nell’impresa e nei consumatori è creare nuovi posti di lavoro e tirare fuori le persone dalla povertà. 

E' dunque "urgente agire" subito, con la legge di stabilità perché il quadro economico, già debole, è ora in "preoccupante deterioramento" sottolinea Confindustria. "Si può e si deve reagire tempestivamente con misure di rilancio della competitività e degli investimenti: i risultati arriverebbero rapidamente", hanno assicurato dall'unione degli industriali.In Italia, secondo gli economisti di Viale dell'Astronomia, "più che di ritorno in recessione si dovrebbe parlare del suo proseguimento, sebbene meno intenso rispetto a quanto accaduto da fine 2011 a metà 2013".





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