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'La Buona Politica' - L'oleosa crisi dell'extravergine

L'olio extravergine di oliva. (foto com.) ndr.

di Cosimo Imbimbo

BARI, 30 DIC. - Focus sull'olio extravergine di oliva. Imprenditori agricoli, docenti universitari e nutrizionisti si sono dati appuntamento all’istituto agrario Scarabelli-Ghini in occasione di un convegno organizzato da Coldiretti Bologna, per analizzare la rinascita della coltura dell’ulivo e di una produzione di olio di qualità. 

L'annata 2014 presenta scarsità e anomalie economiche di elevatura straordinaria. Un inverno mite ma soprattutto un’estate raramente sopra i 30 gradi hanno agevolato il proliferare della Bactrocera oleae, meglio nota come mosca dell’olivo. Il dittero ha infestato gli oliveti a partire dai mesi estivi e le generazioni successive hanno completato il lavoro in autunno. Anche gli oliveti collinari fino a 600 mt di altitudine, normalmente indenni, sono stati attaccati. È bene ricordare che oggi l’unica soluzione per essere rimborsati, anche se solo in parte, dai danni delle avversità atmosferiche o dalle fitopatologie sono le assicurazioni agevolate, sulle quali è anche possibile avere grossi sconti attraverso la domanda unica PAC. 

Tuttavia, tornando alla mosca, nel Piano assicurato agricolo che il Mipaaf dirama ogni anno, la mosca dell’olivo non era presente, come anche nel 2013 e nel 2012, perciò contro i danni da essa provocati, non è neanche possibile assicurarsi. Affrontare il problema guardandolo in faccia e con grande onestà è per tutti, istituzioni, imprese e cittadini, è un gesto di serietà.
 L'olio è infatti il prodotto di maggior prestigio che la nostra terra ci regala, è il simbolo del nostro territorio, della cultura di un popolo che da generazioni coltiva l'olivo con pazienza, cura e dedizione . Quindi la produzione si è ridotta drasticamente determinando in numerosi casi, anche di aziende grandi, la decisione di non effettuare la raccolta, soprattutto nelle zone con poco prodotto, in quanto non sostenibile economicamente: già si partiva da un’annata ai minimi termini a causa di una scarsa fioritura e allegazione causati da un inverno troppo mite e dal clima umido e piovoso in primavera. 


Dobbiamo quindi, tutti insieme , affrontare il problema dimostrando serietà evitando la contraffazione, difendendo le aziende che subiscono danni ingentissimi”. Il monito è stato lanciato a Governo, Regione, parlamentari e consiglieri regionali dei territori perché si facciano portavoce di questa situazione critica e sollecitino provvedimenti di tutela. Guidi - Ministro dello sviluppo economico- ha ricordato che la produzione italiana di olio extravergine di oliva vale 3,5 miliardi di euro, occupa 1,5 milioni di ettari e rappresenta 50 milioni di giornate lavorative annue. Numeri importanti, dunque, ma anche importanti criticità tra cui l'elevato costo di produzione, la continua minaccia della contraffazione, l'assenza di innovazione e le difficoltà di aggregazione tra i produttori. 

A queste criticità 'strutturali' nel 2014 si è aggiunta quella di una annata difficile, "condizionata dalle fitopatie - ha detto Guidi - con una produzione di circa 350mila tonnellate. Una delle annate più scarse dell'ultimo decennio, ma non di bassa qualità - ha voluto precisare il presidente di Confagricoltura - lo dicono le analisi chimiche e organolettiche".Purtroppo dobbiamo anche mettere in debito conto che l’Italia è il primo importatore mondiale di oli di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Sotto accusa è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. 

Ricordiamo invece che per gli altri alimenti, secondo la legislazione italiana in accordo con i regolamenti comunitari, non è necessario che la materia prima sia italiana. Pertanto spesso accade che d’italiano ci sia solo l’ultima lavorazione. Succede quindi che si finisca per valorizzare un marchio che altri sfruttano a proprio vantaggio, causando un quadruplice danno: sleale concorrenza verso i produttori italiani, danno all’immagine, sfruttamento della mano d’opera e confusione nel consumatore finale. 

Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La nostra economia agricola è praticamente in ginocchio per effetto delle multinazionali che acquisiscono noti marchi storici italiani, per poi rivendere l’olio con immagine italiana – anche se prodotto con olive di paesi Ue ed extra Ue – a prezzi di gran lunga inferiori al minimo remunerativo per gli agricoltori italiani. Opportuno, dunque, impegnarsi nel nobile tentativo di sventare un ulteriore svendita di uno dei capisaldi principali e salutari per il nostro sistema socio-economico.





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