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Economia. Banche: Fisac Cgil, cresce disuguaglianza tra bancari e banchieri

Bancari e banchieri. (foto Agi) ndr.

di Redazione

ROMA, 24 GEN. (AGI) - E' sempre piu' larga la forbice salariale tra i manager e i dipendenti delle banche. E' quanto sottolinea un rapporto della Fisac Cgil. "Un top manager ha guadagnato infatti mediamente 3,7 milioni di euro lo scorso anno, a fronte di un salario medio di fatto di un bancario pari a poco piu' di 46 mila euro - rileva l'organizzazione dei lavoratori del credito di Corso Italia mentre si avvicina lo sciopero generale della categoria indetto venerdi' 30 gennaio - una distanza 'colmabile in 100 anni', risultato di un andamento che, negli ultimi 15 anni, ha portato nelle tasche dei banchieri una cifra pari a 600 mila mentre i bancari hanno perso nello stesso periodo circa 800 euro". "La protesta", segnala la Fisac Cgil, "e' promossa dietro le parole '#sonobancario al servizio del paese' - con quattro grandi manifestazioni: a Milano, Ravenna, Roma e Palermo - a sostegno del diritto del rinnovo al contratto nazionale di lavoro e contro la decisione unilaterale di Abi di dare disdetta e successiva disapplicazione dei contratti collettivi di lavoro dal primo aprile di quest'anno". Motivazioni che sono il frutto di una considerazione: "Un settore senza contratto e' come un paese senza Costituzione", afferma il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, che punta l'indice contro l'Abi e "la scelta scellerata e miope di disdettare e disapplicare il contratto nazionale". Per il leader sindacale, infatti, "l'Abi, invece di scatenare e alimentare il conflitto interno al settore tra le parti sociali, dovrebbe impegnarsi per superare le attuali penalizzazioni che colpiscono le banche italiane a livello europeo". "Inoltre", prosegue la Fisac Cgil, "per un settore che vanta 309 mila addetti, dopo un'emorragia di 40 mila lavoratori in meno dal 2000 a oggi, "il non avere un contratto nazionale vorrebbe dire aprire il far west contrattuale: si darebbe cioe' vita al 'fai da te' a livello aziendale, penalizzando i piu' deboli". "I sindacati", ricorda Megale, "hanno anche presentato, parallelamente alla piattaforma per il rinnovo, un documento 'per un modello di banca al servizio dell'occupazione e del paese' che si caratterizza lungo tre assi: bancari al servizio del paese; occupati da riqualificare e formazione di addetti specializzati; nuove assunzioni possibili di giovani, pari a 10 mila in tre anni". Proposte in linea con l'obiettivo della difesa dell'occupazione e dell'area contrattuale ma, denuncia Megale, "nelle intenzioni di Abi c'e' un progetto di ridurre di altri 60 mila gli occupati del settore, portando il totale a soli 240 mila addetti". "Il tutto a fronte di una crescita della diseguaglianze", si legge ancora nella nota. Dal report della Fisac, infatti, emerge che "un banchiere guadagna mediamente 3,7 milioni di euro l'anno, quanto 150 giovani apprendisti". Non solo, "mentre i banchieri negli ultimi 15 anni hanno incrementato i loro compensi mediamente di 600 mila euro, passando da 3,1 milioni a 3,7 milioni di euro, i bancari hanno perso, nello stesso periodo, circa 810 euro di salario contrattuale, passando da 39.566 a 38.789 euro". Dai dati, per semplificare, emerge quindi che "per un bancario ci vogliono circa 100 anni per guadagnare quanto un top manager" e che "dal 2000 a oggi i banchieri hanno incassato 1.650 euro in piu' al giorno mentre per i bancari il salario e' fermo a 15 anni fa". Per ricapitolare, quindi, e raffrontare, all'anno un banchiere guadagna 3,7 milioni di euro mentre un bancario 46 mila; al mese 238 mila euro il primo e 3.500 euro il secondo; al giorno 10.100 l'uno e 126 euro l'altro; infine, all'ora, il banchiere porta a casa 1.200 euro mentre il bancario 17 euro. Da qui le proposte della Fisac per limare le diseguaglianze in essere, partendo dai costi da tagliare, ovvero un miliardo di euro in consulenze che si annidano nei primi sei gruppi bancari; la riduzione del numero dei consigli di amministrazione, come da indicazione di Banca d'Italia, per investire sull'assunzione di nuovi giovani; la riduzione dei compensi percepiti dal Top Management. Su quest'ultimo punto non si puo' tollerare che un manager pubblico guadagni 240 mila euro, il presidente della Banca d'Italia 460 mila, e quello della Bce 600 mila, mentre, come emerge dallo studio della Fisac, i banchieri si assestino mediamente sui 3,7 milioni di euro.





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