'La Buona Politica' - Giorgio Napolitano: ipotesi dimissioni o strategico rinvio? Lo scopriremo dopo il 13 gennaio
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Il Presidente Giorgio Napolitano. (foto com.) ndr. |
di Cosimo Imbimbo
BARI, 12 GEN. - All'indomani del discorso di fine anno del Capo dello Stato in tanti ci si domanda come quando e perchè di ipotetiche dimissioni da parte della più alta carica dello stato."A quanti auspicano - anche per fiducia e affetto nei miei confronti - che continui nel mio impegno, come largamente richiestomi nell'aprile 2013, dico semplicemente che ho il dovere di non sottovalutare i segni dell'affaticamento e le incognite che essi racchiudono, e dunque di non esitare a trarne le conseguenze. Ritengo di non poter oltre ricoprire la carica cui fui chiamato, per la prima volta nel maggio del 2006, dal Parlamento in seduta comune.
Secondo l'opinione largamente prevalente tra gli studiosi, si tratta di una valutazione e di una decisione per loro natura personali, costituzionalmente rimesse al solo Presidente, e tali da non condizionare in alcun modo governo e Parlamento nelle scelte che hanno dinanzi nè subendone alcun condizionamento". Indiscubilmente il suo messaggio lascia spazio a una gran moltitudine di interpretazioni. Si parla della chiusura del semestre europeo di presidenza italiano, per cui si tratterà di attendere il 13 Gennaio.Per ora prevalgono le ragioni di salute, per cui ogni giorno trascorso nel palazzo costa un sacrificio di cui non tutti sono consapevoli. Napolitano è sicuro di aver superato in modo brillante la prova più dura sul piano psicologico, la testimonianza davanti ai magistrati e agli avvocati del processo di Palermo. Ma l’intera vicenda, come è noto, lo ha ferito. Ripete spesso due punti che gli stanno a cuore. Primo, non intende trovarsi a gestire una nuova crisi politica e di governo, non se la sente più di reggere gli sforzi fisici e mentali già sopportati nel recente passato. A maggior ragione — ed è il secondo aspetto sottolineato — egli non porterebbe mai il paese a nuove elezioni anticipate. Non ci sarà più uno scioglimento delle Camere da lui firmato. Toccherà eventualmente al successore decidere in merito. E il presidente ritiene che in democrazia il Parlamento deve essere pronto e capace in ogni momento di eleggere un’altra figura al vertice istituzionale.
Questo è il sentiero prefigurato al Quirinale. I partiti hanno quindi poco tempo per affrontare il problema ed evitare che la scelta del successore di Napolitano, di qui a poche settimane, si trasformi in un altro episodio di logoramento istituzionale. Tuttavia il copione non è stato ancora scritto. Non esiste un’ipotesi reale di accordo su un nuovo nome. Ci sono in campo tre soggetti maggiori, il Pd, Forza Italia e i Cinque Stelle. Più altri soggetti minori suscettibili di giocare una loro partita, come i leghisti. Se e come i fili saranno annodati, attraverso quali intese trasparenti o sotterranee, per ora non è dato sapere. Ma tutti sanno che il tempo stringe. Oggi la politica potrà riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva". Il capo dello Stato non dimentica infine la disoccupazione, per lui forse il nodo dolente del suo mandato, una delle criticità più sentite e non ancora superate, tanto da definirla questa sera una "questione chiave". Napolitano crede nell'uscita della crisi da cui "nascerà una nuova Italia". Ecco perché invita tutti gli italiani: "Mettiamocela tutta, ciascuno faccia la sua parte al meglio. Io stesso ci proverò una volta concluso il mio servizio alla Presidenza della Repubblica". Stando alle ultime indiscrezioni il Quirinale non escluderebbe nemmeno le dimissioni in pieno inverno, il prossimo gennaio. Vorrebbe chiudere con l’ultimo discorso di fine anno alla nazione, nella diretta a reti unificate di Capodanno. Lasciare il segno con l’ultimo accorato augurio che, nelle intenzioni del Capo dello Stato, dovrebbe essere anche il suo testamento politico e istituzionale, il suo addio alla vita politica.
L’interruzione del suo secondo mandato, alla soglia dei 90 anni, sarebbe stata concordata anche con Palazzo Chigi. Il premier Renzi avrebbe invitato il Quirinale a tenere duro il più possibile. Per l’esecutivo l’appoggio del Capo dello Stato sulle riforme è fondamentale. Del resto, lo stesso Napolitano ha legato la sua rielezione all’approvazione delle riforme istituzionali che l’Italia attende da trent’anni. Nessun desiderio, poi, da parte dell'esecutivo di andare al voto anticipato. "Il presidente Renzi è impegnato a far uscire il Paese dai suoi problemi e non andare al voto". Certo, Napolitano non ignora le insidie, gli ostacoli che ancora si frappongono a intese durature e stabili. Aggiustamenti sono possibili in corso d’opera.
Egli stesso si dice pronto a confrontarsi con quei costituzionalisti critici verso i progetti di riforma.
Secondo l'opinione largamente prevalente tra gli studiosi, si tratta di una valutazione e di una decisione per loro natura personali, costituzionalmente rimesse al solo Presidente, e tali da non condizionare in alcun modo governo e Parlamento nelle scelte che hanno dinanzi nè subendone alcun condizionamento". Indiscubilmente il suo messaggio lascia spazio a una gran moltitudine di interpretazioni. Si parla della chiusura del semestre europeo di presidenza italiano, per cui si tratterà di attendere il 13 Gennaio.Per ora prevalgono le ragioni di salute, per cui ogni giorno trascorso nel palazzo costa un sacrificio di cui non tutti sono consapevoli. Napolitano è sicuro di aver superato in modo brillante la prova più dura sul piano psicologico, la testimonianza davanti ai magistrati e agli avvocati del processo di Palermo. Ma l’intera vicenda, come è noto, lo ha ferito. Ripete spesso due punti che gli stanno a cuore. Primo, non intende trovarsi a gestire una nuova crisi politica e di governo, non se la sente più di reggere gli sforzi fisici e mentali già sopportati nel recente passato. A maggior ragione — ed è il secondo aspetto sottolineato — egli non porterebbe mai il paese a nuove elezioni anticipate. Non ci sarà più uno scioglimento delle Camere da lui firmato. Toccherà eventualmente al successore decidere in merito. E il presidente ritiene che in democrazia il Parlamento deve essere pronto e capace in ogni momento di eleggere un’altra figura al vertice istituzionale.
Questo è il sentiero prefigurato al Quirinale. I partiti hanno quindi poco tempo per affrontare il problema ed evitare che la scelta del successore di Napolitano, di qui a poche settimane, si trasformi in un altro episodio di logoramento istituzionale. Tuttavia il copione non è stato ancora scritto. Non esiste un’ipotesi reale di accordo su un nuovo nome. Ci sono in campo tre soggetti maggiori, il Pd, Forza Italia e i Cinque Stelle. Più altri soggetti minori suscettibili di giocare una loro partita, come i leghisti. Se e come i fili saranno annodati, attraverso quali intese trasparenti o sotterranee, per ora non è dato sapere. Ma tutti sanno che il tempo stringe. Oggi la politica potrà riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva". Il capo dello Stato non dimentica infine la disoccupazione, per lui forse il nodo dolente del suo mandato, una delle criticità più sentite e non ancora superate, tanto da definirla questa sera una "questione chiave". Napolitano crede nell'uscita della crisi da cui "nascerà una nuova Italia". Ecco perché invita tutti gli italiani: "Mettiamocela tutta, ciascuno faccia la sua parte al meglio. Io stesso ci proverò una volta concluso il mio servizio alla Presidenza della Repubblica". Stando alle ultime indiscrezioni il Quirinale non escluderebbe nemmeno le dimissioni in pieno inverno, il prossimo gennaio. Vorrebbe chiudere con l’ultimo discorso di fine anno alla nazione, nella diretta a reti unificate di Capodanno. Lasciare il segno con l’ultimo accorato augurio che, nelle intenzioni del Capo dello Stato, dovrebbe essere anche il suo testamento politico e istituzionale, il suo addio alla vita politica.
L’interruzione del suo secondo mandato, alla soglia dei 90 anni, sarebbe stata concordata anche con Palazzo Chigi. Il premier Renzi avrebbe invitato il Quirinale a tenere duro il più possibile. Per l’esecutivo l’appoggio del Capo dello Stato sulle riforme è fondamentale. Del resto, lo stesso Napolitano ha legato la sua rielezione all’approvazione delle riforme istituzionali che l’Italia attende da trent’anni. Nessun desiderio, poi, da parte dell'esecutivo di andare al voto anticipato. "Il presidente Renzi è impegnato a far uscire il Paese dai suoi problemi e non andare al voto". Certo, Napolitano non ignora le insidie, gli ostacoli che ancora si frappongono a intese durature e stabili. Aggiustamenti sono possibili in corso d’opera.
Egli stesso si dice pronto a confrontarsi con quei costituzionalisti critici verso i progetti di riforma.
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