Italicum: si linea Renzi, ma Pd si spacca in 29 non votano
Il Presidente M. Renzi. (foto Agi) ndr. |
di Redazione
ROMA, 21 GEN. (AGI) - Ad un anno esatto dal Patto del Nazareno Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si vedono per un'ora, ma nessuno dei due riesce a garantire all'altro la pacificazione del proprio partito: dentro Pd e Fi restano forti i dubbi delle minoranze sulla legge elettorale. Premier ed premier si vedono dopo che il primo, in puro slang twittesco, lancia un messaggio ai suoi compagni di partito che vorrebbe essere rassicurante. "Con Italicum preferenze e singoli candidati di collegio. Spariscono le liste bloccate. Ballottaggio e' garanzia anti inciucio", cinguetta. Poi va a conferire con il secondo. Le somme, alla fine, le tira il sottosegretario Lorenzo Guerini: il Pd non cambia linea e Fi deve introiettare la cosa; i capilista bloccati resteranno 100; non si e' parlato di Quirinale.
Forza Italia, dure critiche di Fitto a Berlusconi, "svende il partito"
Quanto ai problemi interni del Partito Democratico, si trovera' la sintesi. In realta' la frattura interna al Pd ci mette poco a prendere corpo: Miguel Gotor, dissidente di spicco, presenta all'assemblea dei senatori del partito un documento firmato da ben 29 memebri di Palazzo Madama e avverte: "Noi non arretriamo, e' una questione di dare rappresentanza ai cittadini, vogliamo entrare nel merito della legge elettorale".
Ad essere messo in discussione sia il merito dell'Italicum, a partire dai capilista bloccati, sia il metodo del prendere o lasciare. Corradino Mineo parla, non a caso, di "ultimatum irricevibile". Quando, dopo l'incontro con Berlusconi, Renzi partecipa alla assemblea dei senatori del suo partito il clima non e' idilliaco. Tanto che il Presidente del Consiglio interviene ad ammonire e rassicurare. Ma al momento della conta ecco la divisione che emerge poderosa. Per la prima volta da quando e' divenuto segretario del Pd, Renzi e' costretto ad assistere ad un gesto di aperto dissenso: i 29 firmatari del documento si alzano e se ne vanno, senza partecupare alla votazione finale.
La linea della segreteria passa con 71 voti: maggioranza piu' che piena, ma la vittoria ha un sapore molto amaro. Scena all'interno di Forza Italia, con una differenza: il leader del partito chiede a tutti, anche ai dissidenti guidati da Raffaele Fitto, di accettare l'accordo dell'Italicum. In altre parole: ha introiettato secondo le richieste di Renzi. Ma lo fa senza presentarsi di persona, lasciando cioe' il compito ai capigruppo Paolo Romani e Denis Verdini. Ufficialmente per lasciare che i ldibattito scorra libero. La reazione della dissidenza diverra' piu' tardi di pubblico dominio, soprattutto quando Berlusconi, questa volta di persona, incontra il dissidente per eccellenza.
Alla fine Fitto spara a zero sull'accordo con Renzi. "Berlusconi sta commettendo un errore madornale, sta svendendo Forza Italia a Renzi e sta suicidando 20 anni di storia del partito", esordisce, "noi continueremo la nostra battaglia dentro Forza Italia, perche' riteniamo sia inaccettabile distruggere la storia di questi ultimi 20 anni". Per concludere: "votare la legge elettorale cosi' come la vuole Renzi non e' un graduale arretramento dal patto del Nazareno iniziale ma e' una totale resa a Renzi, che e' in difficolta' e ha bisogno del soccorso azzurro". Nel frattempo la legge elettorale non viene votata al Senato: se ne riparla domani, a partire dalle 9,30. Si avvicina, per contro, il giorno della prima votazione per la presidenza della Repubblica. Con i due principali partiti spaccati verticalmente.
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