L'Angolo dello Scrittore’ - Quell'antica abitudine di imitare
Christian Montanaro. (foto) ndr. |
BIOGRAFIA: Christian Montanaro è un avvocato, giornalista pubblicista e scrittore di Bari. Ha numerose e variegate collaborazioni alle spalle, sia su carta stampata, che su radio e web. Ha scritto e diretto cortometraggi di forte impatto sociale. Il suo e-book di sport "Campioni a chi?" è stato in due settimane del 2012, sul circuito ultimabooks.it, il secondo libro elettronico più venduto in Italia. E' attualmente in libreria col suo romanzo d'esordio "Bestseller - l'incubo riNcorrente"
Bonolis e Clooney tra gli altri: si diventa grandi, anche attingendo al passato
di Christian Montanaro
BARI, 30 GEN. - L'arte è anche imitazione. Dì sé o del mondo circostante. Secondo Seneca "l'arte è imitazione della natura", ovverosia di quel creato dal quale tutti, consapevolmente o inconsciamente, siamo permeati.
L'arte è anche imitazione, perché è sì talento indiscusso, ma suscettibile di miglioramenti endogeni o esogeni. E allora può diventare riproduzione delle proprie o delle altrui capacità, diventando una mera copia o, al contrario, un "originale dell'originale", di fatto la miglior copia realizzabile.
Discorsi filosofici a parte, nell'arte, così come nella vita, le "scopiazzature" ci sono sempre state, ci sono e ci saranno, e non sarò io a tediarvi qui con i mille esempi fattibili.
Si può imitare un'opera, un gesto, un movimento, un pensiero, una voce. Il materiale da cui attingere di certo non manca. A volte forse imitare è anche un bene, un modo per riconoscere tacitamente la grandezza altrui, un omaggio virtuale. Dipende dai casi e non sempre è così facile giudicare come apparentemente sembrerebbe.
Le "imitazioni" di cui vorrei parlare oggi attengono all'ambito cinematografico o televisivo, dove sin dall'origine emergono episodi del genere.
Un esempio saliente è il nostro Paolo Bonolis. Eccellente artista, non si discute, ma pensate sia tutta farina del suo sacco? A me sembra, e non so se ne converrete, che il buon vecchio "Piolo" (come amava chiamarlo il pupazzo Uan ai tempi di "Bim Bum Bam") si sia creato un suo personale e riconoscibile stile. E che questo stile sia un esatto mix tra la comicità di Totò e quella di Alberto Sordi. Fateci caso quando parla: molti gesti sono di Totò, il modo di schernire invece è tipicamente di Sordi.
Bonolis, che ha intelligenza e talento a prescindere, è stato furbo nel coniugare questi due stili diversi in un unico contenitore, suggendo il meglio dai due artisti forse più completi della nostra storia cinematografica.
Ha corso un bel rischio, ma gli è andata bene, e credo che il risultato finale sia l'ottimo biglietto di visita che quotidianamente offre al pubblico: un presentatore colto e sferzante, sempre con la battuta pronta, in grado di innalzare in un attimo la qualità di un discorso e poi di farla regredire prontamente con battute dissacranti, anche grazie all'aiuto della sapiente spalla Luca Laurenti, il "Peppino De Filippo" di Bonolis.
Studi e attività di ricerca, dunque, e non improvvisazione, attenzione. E anche l'aspetto non è da meno. Prendiamo il caso del celebre attore americano George Clooney. Da tutti apprezzato ai tempi di E.R., con l'infoltimento della grigia chioma si è dovuto reinventare un nuovo personaggio, più adatto all'età, ma dotato del medesimo sex appeal.
E chi meglio di Gregory Peck, una incontrastata icona di fascino e di eleganza, come modello di riferimento? In "Vacanze Romane" mi è sembrato di cogliere, oltre a un taglio di capelli similare, molti movimenti di Peck poi riprodotti da Clooney nei suoi ultimi film, e soprattutto nelle sue apparizioni mondane. Quel sarcastico sorriso appena accennato, con il labbro leggermente incurvato, a mettere in risalto un carattere guascone, evidenziato dalla vivacità oculare.
Metteteli a confronto, e mi direte. Un male? Nient'affatto. Un bene? Difficile dirlo. Semplicemente ognuno ha il suo stile, ognuno è se stesso, ma a volte guardare l'altro e riprodurne i pregi funziona anche di più. Il mondo dello spettacolo è bello anche per questo.
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