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Economia. Via a riforma delle Banche Popolari, diventeranno Spa


Le banche popolari diventao S.p.a. (foto Agi) ndr.

di Redazione

ROMA, 21 GEN. (AGI) - Le 10 principali banche popolari italiane hanno 18 mesi di tempo per trasformarsi in Spa, perche' "il sistema bancario italiano deve cambiare: abbiamo troppi banchieri e facciamo troppo poco credito". Cosi' Matteo Renzi annuncia la principale novita' del decreto sul sistema delle Banche Popolari varato dal Consiglio dei ministri in tandem con le prime norme dell''Investment act'. "Dopo 20 anni di dibattito interveniamo attraverso un decreto legge sulle banche popolari - dice Renzi - non su tutte ma su quelle con gli attivi superiori a 8 miliardi: sono 10 banche popolari in Italia. Le altre banche se vorrano potranno mantenere la fisionomia di popolari, ma queste 10 in 18 mesi dovranno trasfoprmarsi in Spa. Si tratta di una grande novita'". Renzi ribatte alle polemiche di parte del mondo politico e bancario, che in questi giorni hanno accompagnato il dibattito sul provvedimento, e sottolinea che "siamo il Paese che ha probabilmente il maggior numero di istituti di credito: abbiamo troppi banchieri e facciamo poco credito, l'idea e' di poter aprirci, per quanto possibile, ai mercati, aprirci all'innovazione, aprirci al futuro". "Il nostro sistema bancario e' solido, sano e serio - aggiunge il premier - lo dico a chi ci segue da fuori dall'Italia, ma ha bisogno anche per questo degli elementi di innovazione", "serve che le banche in Italia siano all'altezza delle sfide europee e mondiali". La trasformazione delle principali banche popolari in Spa "rendera' le banche popolari piu' forti", aggiunge il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, secondo cui la decisione del governo di procedere per decreto serve a dare "una scossa e un segnale di urgenza al sistema". "E' una misura che rafforza il sistema bancario italiano che andra' sempre meglio man mano che la ripresa si consolida, e' interesse del sistema bancario e dei consumatori", rileva. Quanto ai tempi, secondo Padoan, diciotto mesi "sono un periodo sufficiente per completare un processo che potrebbe essere completato in molto meno". Il ministro dell'Economia torna anche sulle parole del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, che qusta mattina al termine dell'esecutivo dell'Abi aveva detto di non conoscere i contenuti del decreto: "Non so cosa abbia detto il governatore Visco, ma sicuramente, come e' avvenuto in passato, quando il ministero dell'Economia si occupa di questioni bancarie ascolta i consigli che vengono dalla Banca d'Italia: anche in questo caso c'e' stata una condivisione", osserva Padoan. "Naturalmente - sottolinea il titolare del Tesoro - le decisioni politiche sono prese dal governo". Quanto alla decisione del governo di applicare la norma solo alle dieci grandi banche popolari, Padoan spiega che serve "per dare una scossa forte, un segnale, preservando pero' in alcuni casi una forma di governance che ha servito bene il Paese". "Andranno valutati con attenzione in futuro altri suggerimenti di modifica di governance - conclude - perche' dobbiamo iniziare a pensare in termini di un mercato del credito europeo e di questo forse anche le banche piu' piccole dovranno tenere conto. Quindi gradualita' ma con un indirizzo chiaro nella scelta della trasformazione". La riforma "dara' senza dubbio una certa dinamicita' al mercato" del credito, spiega l'economista Andrea Collalti, commentando il provvedimento varato dal Governo. "Certamente bisogna vedere nel dettaglio i contenuti ma dalle anticipazioni si capisce l'intento di andare verso una maggiore liberalizzazione delle quote di capitale di questi grandi istituti e verso una loro maggiore attrattivita' sul mercato", afferma l'esperto, ricordando che comunque "il provvedimento dovra' essere ora sottoposto al vaglio del Parlamento". "Ricordo - sottolinea a questo proposito - che gia' in passato ipotesi di riforma sono state gia' fatte e non hanno avuto seguito. Bisogna ora capire quale sara' la volonta' politica". Al momento, comunque, "ci sono le basi per il mondo del credito di rimuovere anche alcuni steccati che hanno frenato la crescita del settore, e che spesso sono stati creati proprio dentro tali istituti. Insomma, potenzialmente potrebbe portare ad una rivoluzione e ad una rivoluzione positiva".





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