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'La Buona Politica' - Conflitto Ucraina: sull'orlo di una crisi di nervi e di pace

Soldati russi in Ucraina. (foto com.) ndr.
di Cosimo Imbimbo 

BARI, 23 FEB. - L'Ucraina (in italiano [uˈkraina] o [ukraˈi:na]; in ucraino Україна, Ukrajina [ukraˈjina]) è uno Stato dell'Europa orientale con una superficie di 603 700 km² in cui risiedono 45 448 329 abitanti al 2012 e la sua capitale è Kiev. Per svariate motivazioni di supremazia territoriale avente come controparte la Russia dall’inizio di gennaio la situazione in Ucraina orientale sta peggiorando notevolmente. Nelle ultime tre settimane, dicono le Nazioni Unite, sono state uccise più di 200 persone. 

La città più colpita dalla guerra tra esercito ucraino e ribelli separatisti filo-russi è Donetsk, capitale dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, territorio controllato dai filo-russi e non riconosciuto internazionalmente da alcuno stato. I negoziati tra le due parti sembrano a un punto morto: gli accordi preliminari dello scorso settembre raggiunti a Minsk, in Bielorussia, hanno garantito qualche mese di relativa tranquillità, ma non sono stati confermati da un accordo più stabile e duraturo. Gli ultimi colloqui in programma per lo scorso fine settimana sono saltati. Poi, all’inizio di gennaio, i ribelli hanno attaccato di nuovo. Da diverse settimane la tensione esistente tra Russia e Ucraina è salita considerevolmente, con frequenti accuse da parte di Kiev che vede nelle ultime mosse di Putin un piano atto a realizzare un'invasione su larga scala del territorio ucraino. Il 7 novembre Andriy Lysenko, portavoce del ministero della Difesa ucraino, aveva rilasciato una dichiarazione sostenendo che la Russia aveva violato la sovranità territoriale dell'Ucraina oltrepassandone i confini con 32 carri armati, 16 cannoni Howitzer e 30 camion carichi di rifornimenti di materiale bellico diretto ai ribelli filo-russi che dallo scorso aprile si battono con l'esercito ucraino nelle regioni di Donetsk e Lugansk. Questa notizia, inizialmente oggetto di una serie di smentite, appare sempre più credibile, tanto da indurre i leader europei a guardare con preoccupazione ad ogni decisione adottata da Putin. Mosca ha perso effettivamente la sua influenza sulle forze di autodifesa del sud-est ucraino e non può risolvere la situazione da sola: La guerra sommersa è fatta anche da propaganda. 

Alcuni giornali britannici hanno riportato le voci secondo le quali mercenari occidentali sarebbero in azione sul fronte ucraino. Ne hanno parlato con l'inviato del The Indipendent alcuni abitanti di Andrievka, una roccaforte russofona nella zona di Slovyansk. Raccontano del ritrovamento di giubotti dell'esercito britannico, di munizioni della Nato e di razioni di cibo dell'esercito americano dopo una sparatoria che ha provocato alcune vittime.Con un'intervista al giornale egiziano al-Ahram, alla vigilia della sua visita al Cairo (9-10 febbraio), Vladimir Putin insiste su un punto: la Russia è preoccupata della "ampia militarizzazione" dell’Ucraina, che ha aumentato vertiginosamente le spese per la Difesa nonostante la crisi economica. Secondo il leader del Cremlino, inoltre, l’Ucraina "è sostenuta soprattutto da fondi internazionali, russi compresi. Putin snocciola le cifre a sostegno della propria tesi: "Nel 2014 il budget dell’esercito ucraino è aumentato di quasi il 41%. Quest’anno, secondo i dati preliminari, sarà più del triplo e supererà i 3 miliardi di dollari, che è circa il 5% del Pil nazionale. Questo avviene mentre l’economia ucraina, sostenuta per lo più da fondi internazionali, compresi russi, è in una condizione pessima. . L'accelerazione diplomatica è la conferma, al tempo stessa indiretta e drammatica, di come la crisi in Ucraina rischi di diventare irreparabile. 

E le possibilità di uscire dal “groviglio” – che ha causato 5mila morti e un milione di profughi – stiano evaporando velocemente. Una cosa è certa: si sono mossi i pesi massimi della diplomazia europea. Andando a bussare direttamente alla corte dello “zar”, quel Vladimir Putin che – per molti analisti – tira le fila dell’intera crisi. Con tanto di «pacchetto di pace» per evitare il baratro. Un incontro “fiume” durato circa tre con il presidente francese François Hollande e il cancelliere tedesco Angela Merkel, reduci da un incontro di 5 ore con il presidente ucraino Petro Poroshenko, da una parte. Il presidente russo Putin, dall’altra. Una missione, quella del duo Merkel-Hollande, «europea» che non contiene «nessuna concessione territoriale», come ha precisato lo stesso cancelliere tedesco, e che mira a raggiungere «un accordo globale», ma che non sarà «prolungata all’infinito», come ha detto Hollande. Il colloquio di ieri sera, definito «costruttivo» dal portavoce del presidente russo, che non è entrato nei particolari, si è concluso con l’impegno a «risentirsi al telefono» domani. La sensazione è che sia l’ultima “occasione” per trovare una via d’uscita. L’ONU intanto cerca di aprire delle trattative sia con i separatisti sia con Vladimir Putin, il quale dopo un primo accordo di ritiro delle truppe dal confine tra Russia e Ucraina, ha deciso di riposizionare i suoi uomini, andando incontro a nuove sanzioni e aumentando la tensione che si sta creando nuovamente, dopo il cessate il fuoco di settembre. 

Secondo Putin, l’esercito ucraino è solamente una legione dell’ONU, che vuole richiedere una tregua solamente per aver il tempo necessario per raggruppare il maggior numero possibile di uomini, oltre che lavorare per impedire alla Russia di estendersi. La replica da parte dell’ONU parla di parole insensate del Presidente Putin, il quale dovrebbe bloccare immediatamente gli attacchi e interrompere il sostegno che sta dando ai ribelli separatisti. Tutte le intimidazioni, però, nel mese di gennaio si sono rivelate inutili. La cosa sarebbe tanto più grave in quanto la chiave del successo della politica occidentale di sostegno all'Ucraina e di "contenimento" del regime russo è la durata. La questione, quindi, non è sapere se la politica delle sanzioni coniugata al calo del prezzo dei prodotti petroliferi funzioni – perché funziona - ma di sapere quando produrrà degli effetti significativi e se questi basteranno.Il mantenimento a livelli senza precedenti della percentuale di bilancio della Federazione russa destinata al settore della difesa nel 2015, così come il livello delle riserve accumulate da Mosca, bastano a dimostrare che questa politica ha bisogno di tempo per dare dei risultati. Secondo l'economista russo Andrei Illarionov, almeno diciotto mesi, se non addirittura due anni, saranno necessari perché questa politica produca degli effetti seri sul regime.È di conseguenza urgente affiancare una politica di breve termine a questa politica a medio termine.

Essa deve, integrare due livelli d'intervento e soddisfare un'esigenza preliminare.Esigenza preliminare: preservare l'unità europea I primissimi segnali inviati dal nuovo governo greco riguardo alle sanzioni dell'UE nei confronti della Russia non possono sorprendere, quando si conoscono i rapporti intrattenuti da certi grossi nomi di Syriza e del Partito dei Greci indipendenti con dubbie personalità russe. Certo, non fanno presagire nulla di buono quanto alla coesione europea su questo punto. O, più esplicitamente, prefigurano una politica latente di veto: uno Stato rischia di bloccare tutti gli altri o una stragrande maggioranza di essi.

Tutta l'alta diplomazia mondiale guarda con apprensione alla vicenda cerca di mettere cuore e sensatezza nel cercare una mediazione apparentemente complessa ma concretamente...e non poco composta da scenari devastanti e contorni agghiaccianti.





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