Mattarella: "io arbitro imparziale, giocatori aiutino"
Il Presidente Sergio Mattarella. (foto Agi) ndr. |
di Redazione
ROMA, 3 FEB. (AGI) - Voglio un'Italia libera, sicura e solidale: Sergio Mattarella giura da Presidente della Repubblica e, piu' che alla politica, si rivolge alla Nazione, ad "un popolo che si senta davvero comunita' e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenita' e di pace".
Stile asciutto, il suo, umanissimo nel perdere i fogli del discorso che sta leggendo di fronte alle Camere riunite per assistere al giuramento. "Mi sarei perso una parte importante" scherza con un ampio sorriso prima di riprendere la lettura.
Alla fine Matteo Renzi parlera' di un "discorso bellissimo", e Silvio Berlusconi si dira' sicuro di essere ricevuto presto dal Capo dello Stato, ma durante il ricevimento al Quirinale dopo l'insediamento i due non si incrociano.
A tutti Mattarella la sua idea d'Italia la spiega in 25 minuti, punteggiati da 42 applausi. Ma parte spiegando ancor prima come intende svolgere il suo ruolo: arbitro si', imparziale anche, ma che si aspetta correttezza dai giocatori.
Massima severita', pare di capire, verso le simulazioni, i falli 'di reazione' e soprattutto i tentativi di condizionare il giudice di gara. Solo cosi' potranno essere portate a termine le riforme, solo cosi' sara' possibile quella riconnessione dei cittadini alla politica che portera' il Paese fuori dalla crisi. Rimediare alla piaga della disoccupazione, dare certezze alle famiglie, ridare speranza ai poveri sono "i punti dell'agenda esigente su cui sara' misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo".
Le istituzioni, quindi, facciano la loro parte, e si rispettino tra di loro. Mentre i cittadini non sono astratti, sono "volti": "il volto spensierato dei bambini", quello "preoccupato degli anziani". "Storie di donne e di uomini, di piccoli e di anziani, con differenti convinzioni politiche, culturali e religiose", ma tutti uniti nel destino di "un popolo che vogliamo sempre piu' libero, sicuro e solidale". E proprio ai cittadini Mattarella si rivolge, ben piu' che ai partiti o alle istituzioni, in un discorso poco politico nel senso istituzionale del termine e piu' politico nel senso di richiamo ai valori costituzionali, citati uno ad uno, quasi articolo per articolo. Nessuna strigliata alle forze politiche, come invece fu portato a fare il suo predecessore nel discorso di insediamento del secondo mandato, ma un invito pressante a operare per il bene di tutti, a fare ognuno il proprio dovere, unica via per recuperare la distanza tra le istituzioni e gli italiani.
Distanza che si misura anche con indicatori quotidiani: la sicurezza nelle scuole, il ritardo digitale, i tempi della giustizia, i diritti dei malati e dei disabili, la condizione femminile.
Nelle pieghe del discorso il presidente, che ha una formazione da giurista, non manca di ribadire la centralita' del Parlamento e di bollare l'eccesso di ricorso alla decretazione d'urgenza.
Quanto ai parlamentari, prende atto con soddisfazione del rinnovamento generazionale, ma ricorda a tutti che in Aula non si e' rappresentanti di una parte, ma di tutto il popolo.
Altrimenti "l'unita' del paese di fronte alla crisi rischia di essere fragile", mentre di solidarieta' si ha tanto bisogno.
A livello nazionale come internazionale. Di fronte alla crisi anche l'Europa deve parlare il linguaggio comune della crescita, "per invertire il ciclo economico". Di fronte alla sfida del terrorismo (e non a caso Mattarella ricorda il piccolo Stefano Tache', "bambino ebreo e bambino italiano" ucciso di fronte sinagoga di Roma nel 1982) la comunita' internazionale sia compatta. Sicura e solidale. La lettura che ne danno i parlamentari e' benevola.
Poche le chiusure, soprattutto dalla Lega, molte le aperture di credito, anche dal M5s. I renziani sottolineano la sintonia con il premier sul ruolo di presidente "arbitro", Nichi Vendola fa notare il richiamo al personalismo cristiano unito alle istanze sociali della sinistra. Ma gli ex popolari, che lo conoscono bene, sottolineano soprattutto il senso di umanita' e la "fede laica" nella nazione come comunita' di persone.
Nel pomeriggio Mattarella ha respinto le dimissioni che, per prassi, il premier Matteo Renzi gli ha consegnato. Poi, dopo qualche ora con i suoi familiari, Mattarella ha cominciato a prendere possesso dei suoi uffici. Innanzittuto una prima analisi degli impegni gia' in agenda, dalla presenza giovedi' alla Corte dei Conti alla visita al Csm fino a un incontro con il Segretario generale della Nato che sara' a Roma a meta' febbraio.
Per prima cosa, ha confermato il Segretario generale, Donato Marra, e gli altri consiglieri, in attesa delle decisioni definitive sugli incarichi della Presidenza.
Incarichi sui quali sono attese le prime decisioni gia' domani.
A quel punto, quando tutta la macchina sara' a pieno regime, il Quirinale, promette Mattarella sara' ancora di piu' "la casa degli italiani".
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